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Como, scuole piene. Un papà: “Privata da 25mila euro unica soluzione. Uniamoci, facciamo causa allo Stato”

Uniamo le nostre forze e portiamo in giudizio lo Stato italiano che non adempie al proprio dovere di garantire l’istruzione obbligatoria ai nostri figli”. Questa la ‘chiamata alle armi’ di un papà comasco (ci ha chiesto di rimanere anonimo, a tutela comprensibilissima della privacy del proprio figlio, ma mette a diposizione una mail, la trovate in fondo all’articolo, per aderire alla sua iniziativa) che ha provato sulla propria pelle, e su quella della sua famiglia, l’incredibile situazione in cui, ormai da qualche anno, si trovano gli studenti (comaschi e lombardi, almeno) bocciati o che decidono di cambiare indirizzo di studi. Scuole strapiene, iscrizioni chiuse già a giugno con decine di ragazzi esclusi e, come unica alternativa anche se affatto scontata, la scelta di una scuola privata con i costi immaginabili, sicuramente non alla portata di tutti. A giugno mio figlio, che frequentava un liceo cittadino, è stato bocciato e, dopo una consulenza di ri-orientamento, abbiamo capito che il percorso di studi più adatto per lui fosse quello umanistico, tenendo comunque come riserva gli istituti tecnici – racconta il papà a ComoZero – così abbiamo chiesto sia al Teresa Ciceri che al Caio Plinio, ma purtroppo, in entrambi i casi, la nostra domanda di iscrizione non è stata neppure presa in considerazione perché, ci è stato spiegato, già da gennaio le classi erano piene con addirittura ottanta studenti esclusi”.

A quel punto, per capire cosa fosse possibile fare, la famiglia si è rivolta direttamente al Provveditore agli Studi di Como, ed ex Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti (oggi trasferito a Mestre): “Sono stato ricevuto da un gentilissimo dirigente che mi ha suggerito di iscrivere immediatamente mio figlio in una scuola qualsiasi perché a settembre sarebbe stato ancora peggio e avrei avuto problemi penali, essendo l’istruzione obbligatoria fino a sedici anni – racconta ancora il papà – quando gli ho chiesto le ragioni di questa situazione, che mi risulta essere un problema un po’ di tutta la regione ma con un’incidenza altissima nella nostra provincia, mi ha risposto che non si tratta solo di una questione economica. Spesso i Comuni non concedono spazi alle scuole, perché sono spazi ancora non a norma”.

Risultato? Dopo una ricerca in alcune scuole private, altrettanto piene, l’unica soluzione è stata iscrivere il figlio in un istituto (sempre privato) a un indirizzo di studi non attinente ai suoi interessi e alle sue attitudini. Non sarà facile pagare 25mila euro di retta in cinque anni ma ce la faremo, però penso a quelle famiglie che non possono permettersi questa spesa e che magari, finito l’obbligo scolastico, ritireranno i figli da scuola – racconta ancora il papà – per questo mi fa rabbia leggere di simposi e tavoli di lavoro per discutere dell’abbandono scolastico se poi è lo Stato stesso a non ottemperare al suo dovere di garantire l’istruzione”. Da qui l’idea di chiamare a raccolta quanti sono, o si sono trovati, nella sua stessa situazione per provare a far sentire una voce unica: “Se le scuole non accettano neanche le iscrizioni perché già in overbooking, ma in teoria non le possono rifiutare, i veri numeri di questo problema non verranno mai a galla e non si risolverà nulla. In questo modo, però, ci stiamo giocando il futuro dell’Italia con centinaia di ragazzi a rischio di abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più fragili, con tutto ciò che ne deriva”. Per questo – conclude lanciando il suo appello – voglio citare in giudizio lo Stato in quanto inadempiente per quanto riguarda il diritto, e obbligo, all’istruzione arrivando magari anche ad ottenere che paghi la retta delle scuole private a chi non ha i mezzi e si ritrova a non avere alternative se non quella di scegliere un’altra scuola sbagliata solo perché lì c’è posto, con il rischio concreto che poi i nostri figli abbandonino gli studi e si perdano per strada”.

Chi volesse contattare questo papà comasco (di cui ComoZero garantisce l’assoluta buona fede) per saperne di più e confrontarsi su questa idea può scrivergli direttamente all’indirizzo mail barbianapertutti@gmail.com.

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2 Commenti

  1. Ha ragione. Per quale motivo bisogna pagare le tasse se non si hanno i due servizi pubblici fondamentali: Istruzione e Salute? Perché si pagano le tasse se lo Stato non mette in condizione i cittadini di ottemperare all’obbligo scolastico? Per quale motivo bisogna pagare le tasse se per un banale intervento chirurgico si devono mesi se non anni? È doverosa una “class action” nei confronti dello Stato per la situazione dell’Istruzione Pubblica come, del resto, sarebbe doverosa una “class action” nei confronti della Regione per la Sanità. La loro assoluta incapacità di far fronte a Servizi fondamentali per la vita dei cittadini sta diventando imbarazzante.

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