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Piccolo giallo su Bella Ciao, poi a Como un 25 Aprile praticamente perfetto. Il discorso del sindaco

Nonostante un piccolo qui-pro-quo iniziale sull’esecuzione o meno di Bella Ciao (pareva che in origine il sindaco non fosse d’accordo e che il brano non fosse nella scaletta ufficiale, ma alla fine è stato proprio lui a chiedere alla Musica di San Bartolomeo nelle Vigne che venisse eseguita) è stato un 25 Aprile praticamente perfetto quello che si è celebrato oggi a Como, davanti al Monumento alla Resistenza europea. Tanta gente, il primo discorso di Alessandro Rapinese ripetutamente applaudito ed evidentemente convincente per il pubblico presente (con molti esponenti Pd, con cui la battaglia politica quotidiana è invece spesso al calor bianco) e l’intervento del giovane Tommaso Fasola per l’Anpi che ha rappresentato il momento più caloroso dell’intera manifestazione.

Sono insomma sembrate lontane anni luce le stucchevoli polemiche nazionali della vigilia, con i comaschi presenti che invece hanno testimoniato molto più il valore unificante della Liberazione che non le assurde divisioni a 78 anni di distanza.

Il primo a intervenire dal palco è stato il sindaco Alessandro Rapinese che ha espresso un’adesione totale ai valori giunti fino a oggi dalla Liberazione: “Se oggi siamo qui a festeggiare la Liberazione è perché degli esseri umani hanno messo la loro vita al secondo posto, ponendo al primo la vita delle generazioni a venire – uno dei passaggi – Mai dovremo dimenticare il loro sacrifico e i loro valori. Mai. E questa festa ha proprio questo compito”. Sotto, il video integrale.

Grandi applausi anche per Tommaso Fasola, intervenuto a nome dell’Anpi. “L’indifferenza è l’opposto della Resistenza – ha detto – Il nazismo e fascismo prosperarono perché tante persone si adeguarono, rifiutando di prendersi le loro responsabilità. Il fascismo è una malattia da cui Italia non è mai guarita del tutto”. E qui non è mancata qualche stoccata al Governo Meloni, sottolineando “l’omissione della parola fascismo della presidente Giorgia Meloni (che però oggi sul tema ha inviato una lunga lettera al Corriere della Sera) nel discorso di insediamento, nell’anniversario della Marcia su Roma e in quello della strage delle Fosse Ardeatine”.

Rispetto alle uscite di alcuni altri rappresentati del governo, Fasola ha parlato di “lessico che tracima dal Ventennio e che rappresenta un visione del mondo che trasuda nazionalismo”, sottolineando poi che “Ignazio Benito Maria La Russa non poteva non sapere chi fossero i militari del battaglione colpito in via Rasella. La rivalutazione del fascismo e la svalutazione della Resistenza sono solo la punta di un iceberg di una narrazione che va avanti da anni per sradicare le radici istituzionali e culturali della Repubblica democratica. Noi replichiamo con la Resistenza come scrigno di valori, strumento vivo e operante della politica nel tempo in cui viviamo. Ma non basta essere infastiditi, bisogna combattere le manifestazioni neofasciste”.

“Non conserviamo rancori – proseguito Fasola – ma non siamo disposti a rovesciare la verità storica e dare spazio a idee sconfitte. Il 25 Aprile non è una festa generica della libertà ma è quella della sconfitta del nazifascismo. Senza la Resistenza non ci sarebbe la Costituzione che oggi ci dà la libertà”. Pur senza citare il conflitto in Ucraina, Fasola ha poi sottolineato il pensiero pacifista citando sempre la Costituzione: “La Costituzione stabilisce che la guerra è un male in assoluto anche quando serve a risolvere le controversie tra Stati – ha dichiarato dal palco, evidentemente rimandando anche agli aiuti militari concessi dall’Italia all’Ucraina – Nella parola ripudiare c’è la rinuncia e la condanna definitiva della guerra”.

Prima ancora era intervenuta per la Provincia la consigliera Maria Grazia Sassi, poi ha chiuso il Prefetto Andrea Polichetti: “I partigiani ci hanno consegnato un’esistenza libera e consapevole dell’importanza della democrazia. Il 25 Aprile 1945 il popolo e gli alleati liberarono l’Italia dalla violenza crudele dei nazifascisti. Oggi onoriamo quei morti innocenti”. Poi, come accennato sopra, l’esecuzione di alcuni brani da parte della Musica di San Bartolomeo nelle Vigne, compresa Bella Ciao nonostante il malinteso iniziale con il sindaco, poi risolto.

L’avvocato Iantorno: “Rapinese non voleva Bella Ciao. E’ stata suonata solo dopo le proteste”

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3 Commenti

  1. Sono stato alla cerimonia. Rapinese Sindaco ha fatto un discorso apprezzabile, molto bello quello di Tommaso Fasola e altrettanto apprezzabile quello del Prefetto. “Bella Ciao” è stata suonata nei titoli di coda. Mi hanno riferito mentre mi allontanavo che Rapinese Sindaco non avrebbe voluto farla suonare per evitare che si desse un’impronta politica alla cerimonia. Strano! Bella Ciao l’hanno cantata tutti i partigiani, sia i comunisti delle Brigate Garibaldi, sia quelli delle Brigate Matteotti, sia gli azionisti di Giustizia e Libertà e, perfino, i cattolici delle Brigate Verdi. Proprio tutti! Farla suonare il 25 aprile nei titoli di testa e non in quelli di coda sarebbe stato un modo proprio per evitare che continuasse a essere un simbolo di una sola parte politica.

  2. I partigiani ci hanno lasciato con il 25 aprile un’ Italia antifascista e anticomunista. I due totalitarismi infami del ‘900.

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