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VIDEO A Cantù l’autodemolitore clandestino di auto rubate e vendute a pezzi: 9 arresti

Questa mattina, nell’ambito di un’operazione coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Como, sono state eseguite 9 custodie cautelari in carcere per riciclaggio di veicoli nei confronti di una banda criminale che smontava le vetture per vendere poi le singole parti. Il “sodalizio” era composto da 4 italiani e 5 stranieri domiciliati tra Brianza, nella provincia di Como e nel comune di Milano.

Contestualmente sono state effettuate 13 perquisizioni in vari immobili, appartamenti e capannoni, industriali, nonché sequestrati 4 depositi industriali e i 14 veicoli in uso ai componenti dell’associazione a delinquere.

 

Le indagini della Squadra di Polizia giudiziaria della Stradale di Milano avevano preso il via grazie a un’attività di analisi sui furti di una particolare marca di veicoli compiuti a Milano. Così si è potuto appurare che gli ultimi “segnali di vita” delle vetture rubate erano per lo più collocate nel territorio di Cantù. Da lì, una serie di servizi di osservazione e una lunga raccolta di informazioni sul campo ha portato gli investigatori a individuare un sito riconducibile a due fratelli originari del posto che con la collaborazione di una terza persona avevano trasformato un terreno agricolo in un vero e proprio autodemolitore clandestino di auto rubate, diventando di fatto la destinazione finale di buona parte di quelle sparite a Milano.

Sono poi stati identificati i 4 soggetti che rifornivano il centro demolizione, nonché il cliente, titolare di un’altra officina, a cui erano destinate le parti dei mezzi ricavate dallo smontaggio e, da ultimo, il fiancheggiatore di quest’ultimo che, a suo nome, aveva affittato dei magazzini dove i veicoli venivano stipati prima del loro trasferimento all’estero, spesso nell’Est Europa.

Durante le indagini, svolte tra maggio e agosto del 2021, è stato documentato il riciclaggio di un’ottantina di veicoli, 31 dei quali sono stati intercettati (mentre venivano trasferiti o erano in deposito), sequestrati (quasi sempre già disassemblati e imballati) e restituiti agli aventi diritto. Il tutto per un giro d’affari di circa due milioni e mezzo di euro.

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