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Como, asilo Sant’Elia un po’ tavolozza per writers, un po’ latrina: così muore il gioiello razionalista di Terragni

Nuovo sfregio per l’Asilo Sant’Elia. Il capolavoro di Giuseppe Terragni, chiuso e abbandonato al suo destino ormai da cinque anni e inesorabilmente scivolato in fondo alla lista delle priorità dell’amministrazione Rapinese (se non del tutto tagliato fuori) nella notte tra sabato e domenica è stato preso di mira dai writers che ne hanno imbrattato il muro esterno con i loro tag, come una qualsiasi fabbrica abbandonata di periferia.

Passi pure l’ignoranza di un gruppo di ragazzetti che probabilmente neanche sanno di aver danneggiato un monumento, ma l’incuria in cui versa l’Asilo, tra erbacce e reti arancioni da cantiere, sicuramente non aiuta a farne comprendere il valore.

E a risolvere il problema non può bastare una pennellata data dai benemeriti volontari di Per Como Pulita anche perché, trattandosi di un monumento vincolato e di un edificio non esattamente tinteggiato come un condominio qualsiasi, le procedure per la sua pulizia richiedono più di una mano di bianco. Qui serve che l’amministrazione prenda seriamente coscienza del fatto che un monumento non può essere trattato in questo modo e lasciato alla mercé di chiunque.

 

E che non si può liquidarlo semplicemente – e demagogicamente, diciamolo – dicendo che la città ha altre priorità, perché non ha alcun senso mettere sullo stesso piano un capolavoro dell’architettura contemporanea con l’asfaltatura di una strada o la, necessaria, riqualificazione di un impianto sportivo. E questo semplicemente perché la tutela del proprio patrimonio culturale non può essere una scelta da prendere o non prendere, ma è un dovere. Punto.

tende rotte all’asilo Sant’Elia di via Alciato ph: Carlo Pozzoni

E se la città non insorge davanti a questa scelta di posticipare ogni intervento “perché costa troppo” e vada come vada, probabilmente è solo perché non ha davvero la minima idea di che tesoro inestimabile sia quell’edificio e di che importanza abbia a livello internazionale. E forse sarebbe davvero il caso che si provasse a svegliare un po’ le coscienze prima che l’inesorabile formula del “degrado chiama degrado” raggiunga il punto di non ritorno.

Rapinese: “Riapertura via Del Dos? Non c’è una data. Asilo Sant’Elia, servono 4 ‘zucche’. Con che soldi?”

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9 Commenti

  1. Non capisco perché sostenete che la persona in foto sta urinando. Si vede benissimo che è un architetto che sta ammirando il gioiello razionalista.

  2. Questa situazione drammatica è figlia della assoluta impunità che hanno i responsabili di tale crimine.
    È un crimine sapere che chi ha creato questo ennesimo scempio resti tranquillissimamente impunito.
    Benvenuti in Italia.

  3. Forza Como… usa la tua innovazione e creatività.. come recita il sito UNESCO Creative City “Situata nel cuore della Textile Valley italiana, Como è fondata sulla sua industria tessile patrimoniale. La città aspira a tramandare questa radicata tradizioni e competenze artistiche di generazione in generazione, pur continuando a migliorare tecnica e potenzialità manifatturiere, grazie alla costante spinta all’innovazione di Como, assicurata dal supporto di eccellenti centri di formazione, e promossa dall’impegno e dalla creatività degli artigiani del settore e produttori di tessuti.”

    E quindi la soluzione creativa è?

  4. Asilo Sant’Elia nel degrado più assoluto, due musei chiusi su tre, tre torri medievali transennate su tre (e per fortuna che nell’ex Casa del Fascio c’è la Guardia di Finanza)… Che cosa serve ancora per capire che amministrazione comunale di Como e cultura sono due rette parallele che non s’incontrano mai? La tifoseria rapinesiana dirà: ma il Comune ha comprato il Politeama! Ecco, appunto…

  5. Come sempre mancano regole, controlli e sanzioni adeguate che si tratti “d’incontineti di professione o altro”. La prima prerogativa per integrarsi è il rispetto delle leggi e della società che ti accoglie ma comportamenti di questo genere non sono accettabili, anzi se reiterati dovrebbero essere motivo di espulsione immediata.

    1. La prima prerogativa di un sindaco, per avere il rispetto dei cittadini, è avere cura della città che gli elettori gli hanno affidato, e in particolare dei suoi gioielli architettonici. Comportamenti di questo genere non sono accettabili, anzi, se reiterati, dovrebbero essere motivo di licenziamento in tronco.

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