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Como in rivolta. Butti: “Più spazi a bar e ristoranti. Ma il governo ci aiuti o corro fino a Roma. Il mercato mercerie? Martedì è impensabile”

– “Assessore Butti, in vista di una possibile riapertura di bar, ristoranti e parrucchieri il 18 maggio…”

– Perché, riaprirà qualcuno?”.

Potrebbe anche finire qui la telefonata con un preoccupatissimo assessore al Commercio Marco Butti ma dal momento che nessuna amministrazione pubblica, soprattutto in un momento come questo, può permettersi di alzare bandiera bianca (così come i tanti esercenti che sperano di poter riaprire), proviamo a capire come si sta organizzando il Comune di Como per la – si spera -imminente ripartenza.

“Sono in corso tavoli di confronto con tutte le categorie e abbiamo anche concluso un’analisi dettagliata via per via e piazza per piazza di tutta la città per capire dove esistono occupazioni del suolo pubblico che possano essere ampliate e dove possono esserne richieste di nuove – spiega – abbiamo anche chiari i problemi del mercato mercerie, che è unico nel suo genere, e stiamo valutando possibili soluzioni perché è impensabile che non riapra ma siamo in attesa di direttive. Certo che conoscere le regole giovedì e pensare di riaprire il lunedì successivo è impensabile”.

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Nel frattempo, sul tavolo dell’assessore c’è anche l’idea di sostenere le attività intervenendo sui canoni di occupazione del suolo pubblico: “Non so quanti potranno garantire uno spazio interno sufficiente per poter riaprire – dice – quello che vorremmo poter fare noi è, anche nella fase 3, evitare almeno di richiedere l’occupazione del suolo pubblico ma dobbiamo essere coperti”.

Che, tradotto, significa che lo Stato deve garantire aiuti economici ai Comuni: “Sono abbastanza amareggiato – continua Butti – due settimane fa io e gli altri assessori al commercio dei comuni capoluogo di ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani Ndr) abbiamo firmato un appello con proposte concrete per la ripartenza, ma ad oggi si è parlato di bonus biciclette, di bonus vacanze ma nessun accenno agli enti locali. È stato solo ipotizzato un contributo tra i 3 e i 5 milioni di euro. Peccato che ne servano almeno 12/14”.

Una prospettiva, quella di non poter coprire eventuali “buchi”, capace di far tremare i polsi anche al miglior amministratore: “Il Comune di Como nel 2019 ha incassato circa 2 milioni di euro dalle occupazioni del suolo pubblico. Non oso immaginare cosa succederebbe se non arrivassero aiuti dall’alto: vorrebbe dire ammazzare gli enti locali e tutte le categorie quindi sono certo che arriveranno”.

E se così non fosse? “Sono pronto ad andare correndo fino a Roma – conclude con una battuta per provare a sdrammatizzare – e se non dovessimo poter uscire dalla regione organizzeremo una staffetta tra amministratori”.

Ma in assenza di date e indicazioni certe sulla riapertura, basteranno le parole dell’assessore a rassicurare chi aspetta di poter tornare al lavoro?

L’abbiamo chiesto a Vanni Monti, titolare di un conosciutissimo banco di abbigliamento donna al mercato mercerie.

“So già di qualcuno di noi che non riaprirà – dice – abbiamo chiuso con ancora la collezione invernale da vendere e con la collezione primaverile già acquistata e riapriremo a giugno, in piena estate. Impossibile sostenere i costi. Sospendere il pagamento della tassa di occupazione del suolo sarebbe di certo un aiuto ma non basta, servono interventi più importanti e la possibilità di tornare a lavorare”.

“A oggi non sappiamo ancora quando potremo riaprire e a quali condizioni – conclude – con Confesercenti abbiamo scritto una lettera al sindaco per proporre soluzioni che ci permetterebbero di tornare a lavorare in sicurezza. Siamo fermi da inizio marzo ma le scadenze continuano ad arrivare e dobbiamo poter tornare a lavorare a pieno regime al più presto”.

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2 Commenti

  1. ma perché correre a Roma ??

    la Regione Lombardia ha sede a Milano e un ufficio territoriale a Como in via Einaudi

    ( lo Stato aveva autorizzato le aperture delle librerie, la Regione Lombardia, no )

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