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Consiglio generale della Cisl dei Laghi: “Stop agli infortuni sul lavoro. La sfida della formazione continua”

La Cisl dei Laghi ha tenuto, martedì 25 giugno, a Somma Lombardo, il suo Consiglio generale territoriale. L’occasione per un momento di confronto sull’attuale situazione politico sindacale e per parlare di sicurezza. A introdurre i lavori il segretario generale della Cisl dei Laghi Daniele Magon, con tutta la segreteria: Leonardo Palmisano, Albino Gentile, Paola Gilardoni. A presiedere l’assemblea Dario Grilanda, segretario generale Fnp Cisl dei Laghi. Ad approfondire il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro il dott. Gabriele Zeppa, responsabile Area Sicurezza di Confindustria Varese. Presente anche Fabio Nava, segretario generale aggiunto Cisl Lombardia.

La fotografia

Il territorio dei laghi, che abbraccia le province di Como e Varese comprende complessivamente 100.695 aziende (58.408 a Varese, 42.287 a Como). Gli infortuni denunciati in Lombardia nel 2023 sono stati 109.849 (in calo rispetto ai 131.692 del 2022). In calo anche il numero generale dei decessi sul territorio lombardo: 172 nel 2023 (in media tre morti la settimana) contro i 177 del 2022, ma con qualche distinguo. Segno meno, infatti a Varese, con il numero di morti passato da 13 a 8, segno più a Como, da 7 a 8. Nei primi 4 mesi del 2024 in Lombardia sono stati registrati 52 decessi (erano stati 49 nel 2023), di cui 4 a Varese e 1 a Como. Il settore in generale più falcidiato dagli infortuni è quello edile, seguito da trasporti e logistica e agricoltura, silvicoltura e pesca. Le cause degli infortuni? Mancata formazione, stress lavorativo, scarsa cultura della sicurezza da parte aziende, assenza di protocolli univoci.

Dall’analisi delle cause si evince la strada per arginare il fenomeno: da un lato innovare e migliorare costantemente progetti, attività e iniziative di prevenzione. Dall’altra premiare le migliori pratiche che emergono dalle imprese del territorio, così che possano trasformarsi in esempi da imitare in tutto il sistema produttivo locale. Un esempio virtuoso evidenziato nel corso della mattinata: i tre accordi stipulati in tre anni tra Confindustria Varese e Cgil, Cisl e Uil proprio in tema di sicurezza sul lavoro.

«È inaccettabile che la voce “sicurezza” torni, drammaticamente, di attualità, soltanto quando accade qualcosa – le parole di Daniele Magon -. La sfida che dobbiamo cogliere è quella della formazione. Una formazione che sia continua e capillare. Per questo la Cisl dei Laghi da settembre dedicherà una giornata al mese, alternativamente a Como e a Varese, alla formazione degli Rls (i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza). A loro competerà poi di trasmettere le competenze acquisite nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, ai colleghi, ogni giorno. Solo attraverso la costruzione di un sistema che dia la giusta attenzione a questo fenomeno potremo davvero contribuire a rendere più sicuri i luoghi dove ci rechiamo ogni giorno».

A chiudere i lavori della mattinata l’intervento di Fabio Nava, con un’analisi dell’attuale situazione geopolitica, dopo le ultime elezioni europee. «Al voto si è recato un cittadino europeo su due. È il segno di una evidente disaffezione che va analizzata e affrontata. La sopravvivenza dell’Unione europea dipende da noi, dalla capacità cogliere le sfide globali e di sostenere politiche di giustizia e integrazione». E poi ancora, economia, scuola, sanità, occupazione la fotografia del Segretario generale aggiunto di Cisl Lombardia, «temi sui quali la Cisl continua a spendersi con proposte di contenuto, senza contrapposizioni ideologiche».

E la sfida degli infortuni, come vincerla? «Insieme – la chiosa di Fabio Nava -. Solo dalla condivisione di idee e forze, creando occasioni di analisi e confronto, come è stato questo Consiglio generale, da cui scaturiscano percorsi e progetti, possiamo curare, insieme, questa enorme piaga. Partendo dalla formazione delle giovani generazioni, alle quali dobbiamo spiegare, sin dai banchi di scuola, quanto sia essenziale un lavoro sicuro. Perché si lavora per vivere, non si vive per lavorare».

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