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“Quei banchi non apriranno più”. Como, voci resistenti dal mercato coperto sempre più silenzioso

Il sabato rimane l’ultimo baluardo per il mercato coperto. La gente infatti si aggira ancora numerosa tra i banchi per fare acquisti “ma solo fino a tarda mattinata, poi nel pomeriggio si inizia a svuotare, inesorabilmente”, dicono molti operatori. E’ questa l’immagine forse più preoccupante – oltre ai tanti banchi vuoti che non riapriranno – che si ha passeggiando e chiacchierando con chi lavora nel mercato coperto. In un giorno normale infatti le persone sono decisamente poche. Se da un lato nell’area più grande i negozi storici, aperti da decenni e guidati da generazioni di commercianti, continuano a resistere, pur tra mille difficoltà, è negli spazi laterali che si possono tristemente notare veramente tanti spazi vuoti o banconi chiusi e inutilizzati da tempo.

La crisi, dovuta a diversi fattori – dal Covid, al caro bollette e al potere d’acquisto sempre più limitato delle famiglie – sembra inarrestabile ed è stato denunciato ancora una volta, nelle settimane scorse, dal presidente di Confesercenti Como. E gli operatori sono preoccupati.

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“Purtroppo la situazione non è delle migliori. Siamo preoccupati anche per i rincari annunciati. Molti hanno deciso di non andare avanti con l’attività”, racconta dalla sua macelleria Simone Beretta. E proprio di fronte al suo negozio sulla saracinesca di un altro spazio di vendita molto grande campeggia il cartello “in vendita”.

Altro tema, quello dei parcheggi. “Ce ne vorrebbero di più. Anche perché in molti utilizzano quello di via Sirtori perché non costa molto e così lasciano lì l’auto per poi andare in centro a fare ogni tipo di commissione. Bisognerebbe intervenire, per assurdo, anche alzando le tariffe e poi magari noi operatori potremmo metterci d’accordo per coprire in parte il costo della sosta dei nostri clienti”, chiude Beretta.

Un altro rischio sempre più reale e presente “è legato al fatto che le persone, anche perché hanno sempre maggiori difficoltà economiche, quando si trovano nei centri della grande distribuzione, fanno tutta la spesa. Pensando magari di risparmiare ma non è così. Inoltre qui c’è il contatto e i consigli di noi operatori. Spiace vedere come molti banchi siano chiusi da tempo e non riapriranno più. Anche perché non so quanti possano avere risorse da investire per un’attività molto complessa e rischiosa, vista la situazione economica generale”, dice Emilio Cilento, da anni insieme alla moglie al lavoro in un banco di ortofrutta.

Parole che rilanciano l’allarme recente di Claudio Casartelli, presidente di Confesercenti. “Ribadisco – spiega il numero uno dell’associazione – che la struttura è in difficoltà. Dopo il Covid la crisi è evidente. La gente viene sempre meno e questo innesca un fenomeno negativo perché in tutti i mercati i clienti vengono attratti se la frequentazione è alta e non certo se si vedono spazi vuoti”.

E su questa situazione di certo non favorevole, incombono, come in ogni altro settore economico, la crisi energetica e il caro bollette. “Certo l’ansia c’è ed è palpabile – spiega Ivano Gandola da uno dei banchi storici del mercato (la polleria) – noi siamo qui da sempre e ovviamente la situazione è cambiata molto nel corso degli anni. Tutto sommato siamo ancora in una situazione abbastanza positiva. La gente viene ancora. Certo che quanto viene annunciato, ovvero i rincari dei prossimi mesi, non può che creare allarme”.

Altro tema al centro delle discussioni riguarda anche le migliorie da apportare alla struttura. “In effetti a mio parere non sarebbe male investire di più sui servizi per noi operatori così da poter lavorare meglio – dice Emilio – capisco che se il mercato inizia a svuotarsi diminuisce anche l’interesse però questa potrebbe essere una risorsa sempre più grande per Como”.

Anche perché poi inevitabilmente le persone vanno altrove. “E non si tratta solo della concorrenza della grande distribuzione – spiega Simone – ma anche proprio di altri mercati dove la situazione è decisamente migliore. E senza andare lontani penso ad esempio ai colleghi di Pavia”.

E tra gli avventori in attesa di fare la spesa c’è chi ricorda come molti anni fa il mercato brulicasse di persone e venditori e di come si potesse trovare di tutto, dal grande banco alle donne che in arrivo dai paesi vicini mettevano in vendita le uova fresche delle galline o i fiori appena raccolti.

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