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Caro, indimenticabile trenino dei giardini a lago addio (per ora?). Dolce ricordo per migliaia di comaschi

Addio trenino dei giardini a lago. Dopo la demolizione del minigolf (qui i racconti) e la chiusura del chiosco su viale Marconi, oggi è stato il turno di una delle attrazioni più amate da generazioni di bambini comaschi. E se la ragione è l’inizio, si spera a breve (e al netto dell’ultimo ricorso: qui), dei lavori per il rifacimento dell’intero parco, vedere smontare il piccolo tunnel, i lampioncini e le piccole balaustre che separavano i binari dalla “stazione” è comunque un colpo al cuore per moltissimi comaschi.

Alzi la mano, infatti, chi non ha almeno un ricordo legato a quel piccolo trenino rosso e nero, con i genitori o i nonni sfiniti dalle preghiere per fare almeno un giro e con le corse per accaparrarsi il posto sulla locomotiva, costi quel che costi, per poter suonare a tutto spiano la campana. E poi il vagoncino in fondo, piano B per eccellenza di chi si era visto sfuggire il posto da macchinista, dove le curve dei binari si sentivano meglio e si cadeva a destra e a sinistra ridendo come matti o l’ingresso in galleria, pochi metri di cerata rossa che sembravano un viaggio verso chissà dove.

E poi lo zucchero filato lì accanto alla cassa e via a giocare sull’altro trenino, quello di cemento ideato da Luisa Aiani, moglie di Ico Parisi, che sarà preservato e troverà posto nei nuovi giardini, ultima memoria di un luogo che sta per cambiare completamente volto e che, anche se indubbiamente necessita di un ripensamento, porta con sé i ricordi di tanti e non potrà che mancare a molti comaschi. C’è una possibilità che a fine cantiere ritorni? Diciamo che al momento è difficile dirlo ma, secondo quanto abbiamo cercato di capire con qualche telefonata, a differenza della giostra e dei tappeti elastici, forse sì. E’ elegante, antico, memoria. Quindi, chissà.

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9 Commenti

  1. Certo che lo ricordo. Come un incubo!! All’epoca, quando i bambini erano piccoli, ho anche scritto al comune (giunta Lucini) per segnalare che non è da paese civile mettere giostre a pagamento in parchi pubblici dove gli spazi ludici dovrebbero essere messi a disposizione per i più piccoli. Di fronte ai pianti di un bambino la scelta era tra portarlo via a forza o sborsare parecchi euro per qualche giro di pochi minuti (e il resto dell’ora, cosa si fa?) Confesso che più di una volta ho scelto di non andare più al parco o di scegliere qualche altro posto, anche fuori città, dove i bambini potessero giocare in santa pace, senza tentazioni consumistiche.

    1. Mah, non darei colpa al trenino… e se ci fosse stato un bar e i bimbi avessero voluto a tutti i costi un gelato o le patatine? forse c’era qualcosa di sbagliato in un altro senso… e forse c’era carenza di alternative al trenino a livello di altre giostrine per bimbi o fantasia nel gioco libero…

  2. Carino, ma adatto a qualsiasi parco cittadino: in zone di pregio come a lago meglio lasciare lo spazio a disposizione di tutti che darlo in concessione al giostraio di turno a tempo infinito.

  3. Buon senso vorrebbe che si aumentino gli spazi per i bambini, non che si riducano togliendo quel pochi giochini che rimangono. Che grandissima tristezza queste amministrazioni: non riescono proprio a farcela.

  4. Sì però rivogliamo anche i carretti. E i pedalò. E il minigolf. Ma perché non anche i tappeti elastici e la giostra? I bimbi ci si divertono un mondo e se in grazia e in un contesto di bellezza potrebbero anche non sembrare parte di un parco giochi di Chernobyl come effettivamente risultano ad oggi. Incredibile che 30 anni fa ci fossero più attività “particolari” che adesso! Mancano i potenziali gestori o si punta solo al bello asettico e non fruibile?

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