Aggiornamento (4 aprile, 14.55):
Erba, Fermi smentisce: “Nessuna emergenza grave al Fatebenefratelli. Mancano alcuni farmaci, arriveranno a giorni”
Un appello disperato dall’ospedale Fatebenefratelli di Erba e da tutta la rete aziendale di cui fa parte (che tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia conta 9 sedi).
Il direttore generale, Nicola Spada, scrive parole drammatiche alle istituzioni: “Tutte le strutture del nostro Ordine Ospedaliero si sono adoperate attivamente (e continuano a farlo) per riorganizzare i reparti e aumentare i posti letto a disposizione dei pazienti Covid-19, oltre che per proteggere e tutelare tutti gli altri nostri ospiti dal rischio del contagio. Tutto questo senza precondizioni e con totale spirito di solidarietà e ospitalità, pensando prima di tutto ai nostri assistiti”.
E ancora: “Non si tratta solo degli ospedali in prima linea (il nostro Sacra Famiglia di Erba assiste in questo momento oltre 70 pazienti positivi al Covid-19 e partecipa allo studio clinico promosso dal Pascale di Napoli), ma anche delle strutture residenziali (nella sola Lombardia ospitiamo oltre 1000 pazienti psichiatrici), allo stato attuale fortunatamente perlopiù esenti da focolai epidemici […] In questo contesto non passa tuttavia inosservata una certa distanza da parte delle istituzioni, come se il nostro status di Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto, e quindi tecnicamente di ente privato ancorché equiparato al pubblico, ci privasse di ogni diritto di essere tenuti in debita considerazione da parte del Sistema Sanitario Nazionale nella distribuzione di presidi e medicinali necessari ad affrontare l’emergenza in atto”.
Così il passaggio più drammatico: “Non siamo più in grado di reggere oltre senza un concreto supporto sul fronte degli approvvigionamenti dei farmaci e dei DPI necessari a proteggere i nostri pazienti e il nostro personale”.
A stretto giro è arrivato l’intervento del consigliere regionale dem, il comasco Angelo Orsenigo. “E’ di queste ore l’allarme lanciato dall’Ospedale Fatebenefratelli di Erba che lamenta una costante carenza di farmaci, dispositivi di protezione individuale e, soprattutto, di personale. Anche l’ospedale Valduce di Como ha fatto i conti con le stesse problematiche pur avendo assorbito in questi giorni una buona parte dell’onda d’urto dell’epidemia. Pur private, queste strutture si sono adeguate alle indicazioni regionali, senza risparmiarsi. Ricordiamo che proprio a Erba stato ricoverato il primo paziente Covid-19 del comasco. Non è il momento per Regione Lomabardia di voltare le spalle a queste strutture: piuttosto si intervenga e le si equipari a quelle pubbliche in un momento così difficile come la lotta al Coronavirus”.
Attualmente ci sono 70 pazienti positivi al Fatebenefratelli, un numero non indifferente – continua Orsenigo – i vertici dell’ospedale indicano però una cronica carenza di medicinali e dispositivi di protezione individuale, di mascherine, camici e guanti, oltre che di personale. Mancanze che, in circostanze straordinarie come l’attuale, la struttura non può compensare senza l’aiuto delle istituzioni”.
“Il problema delle forniture è ovviamente molto grave e a questo si aggiunge un altro timore: quello per cui per le strutture private, dopo il bando di Protezione Civile per il reclutamento di personale sanitario, sarà ancora più complicato attrarre operatori per fare fronte all’emergenza. Emergenza che fino ad ora il Fatebenefratelli e il Valduce hanno affrontato in pieno, alleggerendo la pressione sul sistema sanitario pubblico – dichiara ancora il Consigliere – proprio per questo ruolo fondamentale nel gestire la pandemia da Coronavirus non è possibile che Regione volti le spalle ai propri alleati che non chiedono altro che un riconoscimento e un supporto alla pari degli altri presidi del territorio”
“In questo momento così complesso, di crisi, la nostra più grande risorsa è ovviamente la collaborazione. Il mio è un invito a lavorare insieme per trovare una soluzione. Mi appello anche alla società comasca e quella erbese perché l’operato del Fatebenefratelli possa continuare” conclude Orsenigo.
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL FATEBENEFRATELLI
Da sempre e ancor di più in questa emergenza, Fatebenefratelli è in prima linea per sostenere il Sistema Sanitario Nazionale nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione italiana. Tutte le strutture del nostro Ordine Ospedaliero si sono adoperate attivamente (e continuano a farlo) per riorganizzare i reparti e aumentare i posti letto a disposizione dei pazienti Covid-19, oltre che per proteggere e tutelare tutti gli altri nostri ospiti dal rischio del contagio. Tutto questo senza precondizioni e con totale spirito di solidarietà e ospitalità, pensando prima di tutto ai nostri assistiti.
Non si tratta solo degli ospedali in prima linea (il nostro Sacra Famiglia di Erba assiste in questo momento oltre 70 pazienti positivi al Covid-19 e partecipa allo studio clinico promosso dal Pascale di Napoli), ma anche delle strutture residenziali (nella sola Lombardia ospitiamo oltre 1000 pazienti psichiatrici), allo stato attuale fortunatamente perlopiù esenti da focolai epidemici per le rigorose misure precauzionali adottate e che possono continuare ad esserlo solo se dotate di personale adeguato (per quantità e qualità) e degli idonei strumenti di protezione. In ognuna di queste strutture si combattono ogni giorno sfide impari e silenziose.
In questo contesto non passa tuttavia inosservata una certa distanza da parte delle istituzioni, come se il nostro status di Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto, e quindi tecnicamente di ente privato ancorché equiparato al pubblico, ci privasse di ogni diritto di essere tenuti in debita considerazione da parte del Sistema Sanitario Nazionale nella distribuzione di presidi e medicinali necessari ad affrontare l’emergenza in atto.
Abbiamo aperto ovunque le nostre strutture ai pazienti Covid-19 come richiesto dai diversi Servizi Sanitari Regionali, ma non siamo più in grado di reggere oltre senza un concreto supporto sul fronte degli approvvigionamenti dei farmaci e dei DPI necessari a proteggere i nostri pazienti e il nostro personale
Analogo discorso vale sul fronte del personale.
Se il bando della Protezione Civile avrà successo, ci sarà un’inevitabile ripercussione sulle strutture private che non hanno la medesima visibilità nel ricercare, attrarre e assumere il personale in questa situazione di emergenza.
Auspichiamo che ci sia la possibilità di visionare e assumere alcune delle risorse umane selezionate che non verranno inserite negli organici delle strutture pubbliche o in alternativa almeno di ricevere i Curriculum Vitae del personale che non entra in questa selezione per poter procedere all’eventuale reclutamento.
Altrimenti di fatto ci sarà per il nostro Ente solo il rischio di veder partire il personale verso strutture pubbliche e dover continuare ad erogare un pubblico servizio senza risorse adeguate.
Chiediamo pertanto alle Istituzioni di operare affinché le nostre strutture, al pari di tutte quelle che erogano un pubblico servizio in un momento così delicato, vengano rifornite dei necessari supporti e aiutate a reclutare il personale necessario per continuare ad assistere tutti i pazienti in nostro carico.
Non pretendiamo di essere diversi dagli altri, vogliamo al contrario essere uguali a tutti gli ospedali, pubblici e privati, religiosi e non, in questo momento in trincea a combattere l’epidemia da Coronavirus.
Nicola Spada (Direttore Generale PLV)
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