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Dopo l’estate di fuoco a Como, si studia un progetto di taxi pooling. “Più corse e meno spesa”

A New York basta un fischio ben fatto per chiamare un taxi e farlo fermare prontamente. A Como, visti i casi recenti, trovarne uno libero, soprattutto nei mesi estivi, è invece parsa una missione impossibile. (tutti gli approfondimenti)

Tra albergatori infuriati che si sono trasformati in autisti per i loro clienti, cittadini che per non far fare una brutta figura ad Alessandro Volta si sono improvvisati accompagnatori per visitatori rimasti a piedi e tassisti che hanno con decisione spiegato le loro ragioni, ciò che sembra proprio mancare in città è un adeguato numero di mezzi e un nuovo regolamento. O forse un adeguato modo di gestire le auto esistenti. Da qui nasce l’idea, ancora in fase embrionale, di un servizio di taxipooling. Il concetto elaborato è quello del carpooling, ovvero della condivisione dell’auto da parte di più persone, con indubbi vantaggi per tutti.

A studiare questo progetto è l’azienda BePooler, nata in Svizzera nel 2015 e operativa in Italia dal 2016, specializzata in mobilità condivisa. A raccontare di cosa si tratta è Mirko Baruffini, Ceo dell’azienda. “Il concetto è molto semplice e replica quello del carpooling aziendale, ovvero di auto condivise dai dipendenti di una stessa impresa per comprimere i costi di viaggio e spostarsi in maniera più sostenibile. Si potrebbe riproporre il modello anche per i taxi, visti anche i problemi emersi a Como”. E non si tratta di una semplice idea. “Ne abbiamo già parlato, prima dell’estate, con Cna e ci siamo risentiti da poco con l’intento di discuterne in maniera approfondita ai vari tavoli di confronto”, dice Baruffini.

Ma in che cosa consisterebbe questa innovazione. ”Molto semplice. Tramite una app – coordinata poi dalla centrale taxi – i turisti diretti verso una stessa meta, che spesso possono essere spesso le stesse parlando di spostamenti per andare a scoprire le bellezze del lago, potranno prenotare la corsa e il sistema farà caricare dal tassista, in diversi punti del tragitto, più persone. Così, tutti, a fine corsa, avranno un vantaggio. I turisti spenderanno di meno e non rimarranno a piedi e i tassisti potranno fare più corse e ottimizzare i tempi”, spiega sempre Baruffini che aggiunge un elemento. “Avevamo già studiato un modello di App con tali contenuti su richiesta di Taxiblu di Milano, una delle cooperative con il maggior numero di taxi in circolazione. Purtroppo eravamo al lavoro su ciò a marzo del 2020. Il Covid ha frenato tutto e poi l’iniziativa si è raffreddata. Ma è un qualcosa di riproponibile. Sottolineo, tutto è in una fase embrionale ma pronta a essere sviluppata laddove ci fosse interesse da parte innanzitutto dei tassisti e delle loro categorie, elemento decisivo, e poi anche degli altri soggetti coinvolti, penso magari agli albergatori”, conclude Baruffini.

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2 Commenti

  1. Questa soluzione è già realtà in tanti paesi africani: devi andare a Malpensa? Ti carico sul taxi e inizio a girare per trovare altri passeggeri. Quando ho la macchina piena vado a Malpensa. Devi andare a Calolzio sul Panunzio? Ti attacchi forte, ma non al taxi.
    Comunque l’app che funziona c’è già e si chiama Uber. Funziona ma non in Italia, chissà a causa di chi…

  2. A New York nessuno usa più i taxi, ad esclusione di quale sprovveduto turista.
    In tutte le città degne di chiamarsi tali, l’unico servizio che dà garanzie di qualità, puntualità e sicurezza è UBER.
    A Como finché ci saranno 4 taxisti a difendere la loro lobby non avremo mai un servizio adeguato al turismo che abbiamo.

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