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E il nostro Thomas ci è ricascato: ecco ‘Le Lucciole’, nuova raccolta di poesie (con lo zampino di De André e Pasolini)

Chi è abituato a leggere ComoZero conoscerà sicuramente la sua firma, quella di Thomas Usan, nostro collaboratore sempre pronto a raccontare le vicende che interessano il lago e i suoi borghi incastonati tra le montagne lariane. Ma non molti, forse, sanno che Thomas è anche un poeta, cimentatosi con successo lo scorso anno al suo debutto editoriale grazie alla raccolta di componimenti dal titolo “Le vie per una Gerusalemme perduta” (l’abbiamo raccontata qui). Ora il nostro giovanissimo collaboratore, ha 23 anni, tra gli articoli per ComoZero e sessioni pesanti di studio per il master in giornalismo iniziato quest’anno a Torino  ha replicato con una seconda opera, dal titolo “Le lucciole”, sempre con la medesima casa editrice “Nulla Die” (l’opera, peraltro, prima di Natale si era già piazzata seconda tra le novità di poesia di Amazon e 80esima tra i bestseller di sempre del genere (lo trovate qui).

Thomas, siamo felici di poter annunciare a tutti i nostri lettori il tuo secondo libro di poesie. Raccontaci come è nato, partendo magari dal titolo.
La scelta di utilizzare questi meravigliosi insetti fa riferimento al grande Pier Paolo Pasolini (quest’anno si è celebrato il centenario della sua nascita, Ndr) che li usò come metafora per rappresentare la bellezza della natura che viene inghiottita dalla modernità. Questi insetti prodigiosi, infatti, si sono estinti ormai quasi ovunque, non solo in città, a causa dei forti mutamenti paesaggistici. In qualche modo rappresentano gli ultimi e gli emarginati che vengono divorati da una società malata.

Come si sono sviluppate nelle tue poesie queste riflessioni sulla società odierna?
Questo secondo libro nasce proprio dall’idea di raccontare gli angoli nascosti di un mondo pieno di ombre. Le poesie raccontano di clochard, rom ed emarginati, ma anche di momenti rubati, drammi quotidiani, luoghi nascosti. Paragono tutti questi elementi alle lucciole, prendendo spunto dal noto saggio di Pasolini, in cui questi meravigliosi insetti, simbolo di un mondo puro e della bellezza, vengono inghiottiti dalla modernità.

Qual è dunque il segno o il messaggio che vuoi lasciare con i tuoi scritti?
Il mio intento è quello di far immedesimare il lettore, soprattutto quando racconto di persone dimenticate dalla società, come clochard e rom, nelle figure che racconto, cercando di accorciare la distanza apparente che separa le loro vite.

Entrando più nel contenuto, quali caratteristiche vuoi evidenziare riguardo al libro?
Si tratta di un libro molto snello, con all’interno una quarantina di poesie. Credo fortemente che per rilanciare il genere bisogna renderlo in un formato più agevole, in modo tale che la lettura possa occupare massimo un paio d’ore. Un tempo più intenso rispetto a quello che si dedica a un romanzo, ma che credo possa lasciare qualcosa di molto più significativo. La poesia si deve adattare alla velocità del mondo moderno se vuole sopravvivere e non rimanere un prodotto di nicchia.

C’è un artista o scrittore in particolare al quale ti ispiri?
Direi Fabrizio De André, fondamentale per scrivere questa silloge, soprattutto per il suo sguardo sul mondo che ho cercato di fare mio.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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