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“I frontalieri devono poter lavorare in Svizzera usando l’auto privata”. Primo sì alla mozione

Un frontaliere deve poter lavorare se necessario utilizzando il proprio veicolo privato e non per forza quello dell’impresa che lo impiega. È quanto ritiene il Consiglio degli Stati che ha approvato di recente una mozione in tal senso del “senatore” Martin Schmid (PLR/GR). Oggi i frontalieri attivi in Svizzera possono utilizzare il proprio veicolo (non immatricolato nella Confederazione) solo per il tragitto casa-lavoro (e naturalmente per motivi personali). L’automobile privata, per contro, non può però essere utilizzata per un uso commerciale, secondo il diritto federale.

Ma tale situazione con oltre 360 mila frontalieri impiegati in Svizzera – quasi 78mila in Ticino – pone innumerevoli lavoratori e ditte svizzere di fronte a sfide finanziarie, logistiche e legali. Diversi i settori che devono fare i conti con questa realtà. Nel settore delle pulizie o delle costruzioni, ad esempio, è consuetudine che i lavoratori si rechino sul luogo di lavoro, ovvero all’immobile da pulire o nel cantiere in corso d’opera direttamente da casa, portando magari anche del materiale.

“Nell’ambito del loro rapporto di lavoro, i collaboratori ricevono un’adeguata indennità per l’utilizzo dei loro veicoli privati. A causa delle prescrizioni in vigore tale modo di procedere non è ammesso per i frontalieri e i soggiornanti settimanali”, ha detto Schmid. Per le ditte coinvolte, l’acquisto di veicoli aziendali propri o addirittura di bus navetta per i collaboratori, non solo rappresenta un notevole onere finanziario, ma le pone anche di fronte a delle sfide logistiche: creare ad esempio dei parcheggi per i veicoli di tutti i collaboratori presso la sede dell’azienda. Inoltre, l’utilizzo comune di alcuni veicoli da parte di più collaboratori è difficilmente gestibile dal punto di vista organizzativo, a causa della grande variabilità degli incarichi.

“Tali adeguamenti delle disposizioni doganali – a parere di Martin Schmid – non solo migliorerebbero le condizioni commerciali delle ditte interessate, ma rafforzerebbero anche la certezza del diritto per i lavoratori e i datori di lavoro. Inoltre, una simile soluzione sarebbe molto più rispettosa delle risorse rispetto, ad esempio, all’acquisto di innumerevoli veicoli aziendali aggiuntivi”. L’atto parlamentare passa ora al vaglio del Consiglio nazionale.

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