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I lampioni tulipani neri, il nonno inghiottito: la Como dark tra Blade Runner e Marzullo

Che poi è anche suggestivo, in qualche modo.

Sembra di stare in un remake di un “Blade Runner” alla comasca: le tenebre di una città ottocentesca, i rumori di un traffico lontano che ti fanno pensare ad astronavi fantasma (tanto non le vedi, se sono fantasma), la nebbiolina attorno che fa un po’ New York e un po’ campagna scozzese.

Via Sportivi Comaschi

Quattro passi tra Risorgimento e Space Invaders, insomma.

Sì, poi è chiaro che il rischio di schiantarsi contro un palo c’è. La possibilità del botto sordo di una fronte contro un platano esiste sempre (“Una fronte contro il platano”, pure questo sembra il titolo di un film).

La possibilità che nel tinello, d’un tratto, echeggi l’urlo del nonno inghiottito dalla voragine nera non si può escludere.

Ma vuoi mettere il fascino discreto della Como Noir rispetto alla banalità delle città tutte lampioni e distintivo?

Il nero poi sta bene su tutto. Sfina. Cercate la foto di via Diaz in questa pagina, ad esempio (cercatela al buio, naturalmente). Non ha un alone di insondabile mistero la figura oscura che passeggia lungo la strada?

Via Diaz

Non stimola l’immaginazione su chi possa essere, su cosa stia facendo, su dove stia andando, su cosa le chiederebbe Gigi Marzullo a notte fonda?

I giardini a lago e il Monumento ai Caduti

Non suscita la curiosità di sapere che cosa accade oltre le tre finestre illuminate appena sopra? Magari una semplice serata tra amici, magari un incontro d’affari, magari ancora un convivio convocato soltanto per aspettare assieme il tenebroso capitombolo del malcapitato di turno e riderne fragorosamente.

Oppure prendete l’immagine di via Indipendenza (dovete fidarvi in questo caso: c’è ma non si vede). Sì, quella che sembra un set perfetto per un film di Dario Argento (“Tenebre”, a occhio). Non suscita timore e attrazione al tempo stesso, quell’immagine? Non è quel vedo-non-vedo-soprattutto-non-vedo che apre la mente a fantasie e brividini?

Via dell’Annunciata

E’ tutto talmente eccitante che c’è quasi da augurarsi che il Comune di Como – che nobilmente punta al riscatto e alla gestione in proprio dei lampioni ora gestiti da Enel Sole – non ci riesca; che non turbi la mortifera quiete con troppa luce, un domani (e poi, a quanto ammonta il riscatto? Chi sono i rapitori? Dov’è tenuto l’ostaggio? Si faccia chiarezza, con una lampada a olio, magari).

Massì, diciamocelo. Questa fioritura di lampioni spenti, questi tulipani bui che pendono dal cielo senza un grande perché, questi giunchi senza sole che ci trasportano in altre epoche – talvolta anche al Sant’Anna, ma vabbè – e ci fanno sognare le vite degli altri, tra amori e misteri, non sono un’ennesima, piccola, tenebrosa meraviglia di questa nerissima Como?

Azzardiamo noi: no.

 

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

4 Commenti

  1. la zona stadio è illuminata a giorno quando giocano gli eroi del Como

    (( eroi perché sopportare i tifosi e i commentatori brontoloni e subire ogni domenica un grave torto arbitrale significa essere dei replicanti ))

  2. Il buio sarà meno buio se leggiamo “il buio oltre la siepe”
    Poi, perché non dare valore ai benpensanti, ecologisti, rachetiani che albergano tra i banchi dell’amministrazione comunale ?
    Solo tenendo le luci spente si evita di immettere anidride carbonica e polveri sottili in atmosfera.
    Il “muso” contro ad un palo guarisce…

  3. Perché, poi, non addentrarsi nella “selva oscura” della passeggiata che dall’Hangar porta a Villa Olmo?

  4. Via dell’Annunciata: riportata alla luce pochi giorni fa, dopo un mese di miei solleciti, dalla stessa impresa edile che aveva colpevolmente oscurato i lampioni da fine ottobre, con l’installazione di tre faretti sull’impalcatura (prima fuori norma, peraltro).

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