Fatalmente dopo 48 ore di stordimento causate da una serie infinita, certo necessaria, di provvedimenti a causa dell’allarme Coronavirus, le prime proteste cominciano a sollevarsi.
Nel mirino di Confcomercio como il coprifuoco alle 18 sancito per i bar ma non per i ristoranti.
Ne abbiamo parlato qui:
Coronavirus, serrata alle 18 per i bar. La rabbia dei titolari: “Stop penalizzante e inutile”
E qui:
Coronavirus. Ecco la grande serrata dei bar: luci spente, porte chiuse e molta rabbia
“Dopo il primo giorno di applicazione dell’Ordinanza, nei pubblici esercizi la confusione stenta a diminuire nonostante le indicazioni regionali” attacca stamani la Confcommercio di Como mettendo fortemente in discussione il provvedimento annunciato dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera.
“L’ordinanza presenta assurde indicazioni in particolare non si capisce perché i bar devono chiudere alle 18.00 e, inoltre, non vi sono chiarimenti in ordine al concetto di intrattenimento”. Secondo Confcommercio Como sarebbe più opportuno dare una serie di indicazioni chiare di come va gestito, all’interno del locale, l’afflusso di clientela.
“Stiamo predisponendo con la Fipe nazionale delle indicazioni dettate soprattutto dal buon senso per far sì che non vi siano assembramenti all’interno dei locali” dichiara Mauro Elli, Vice Presidente di Fipe Como.
Pertanto, è la tesi, in un locale sarebbe possibile avere pure la musica come sottofondo purché vengano rispettati i principi di igiene e profilassi che sono indicati per questa tipologia di virus.
Confcommercio Como sta anche predisponendo un’istanza al Prefetto perché abbia a modificare, ove possibile, l’ordinanza quanto meno a livello locale e provinciale. “Non nascondiamoci che sabato per gli ambrosiani è previsto il carnevale e molti ristoranti festeggiano questa data” dice Giovanni Ciceri, presidente Confcommercio Como. “A costo di essere impopolari bisogna però anche avere il coraggio di non condannarci all’isolamento o farci travolgere dal panico e dalla paura avendo la volontà di uscire, di incontrarsi ma facendolo ovviamente rispettando poche e saggie norme che anche le nostre nonne ci davano, dettate dal buon senso: evitare gli assembramenti, non tenere i tavoli particolarmente vicini, provvedere alla pulizia e all’igiene dei bagni numerose volte durante il servizio, dare indicazioni ai propri dipendenti alla massima attenzione all’igiene personale utilizzando anche disinfettanti”.
“Siamo al massimo del ridicolo – prosegue Confcommercio – dove le pasticcerie che fanno servizio al tavolo dovrebbero chiudere alle 18.00 o sospendere la somministrazione di cibo e bevande facendo però proseguire la vendita dei propri prodotti.
Tra le cose inconcepibili e incongruenti è la possibilità di somministrazione di prodotti artigianali fatta eccezione per i bar dimenticando che tantissimi bar e pasticcerie hanno produzione propria e di conseguenza potrebbero somministrare.
Pertanto è un’assoluta incongruenza che le attività artigianali possano tenere aperto dopo le 18.00 mentre lo stesso genere di attività ma collegato al bar non è possibile. Una chiara violazione della legge sulla concorrenza che prevede stesse regole e stessi diritti”.
2 Commenti
Ci stiamo facendo del male. Le norme dovrebbero essere filtrate dal buon senso e tenendo conto della realtà nella quale vengono calate.
Chiudere le scuole, anche Nido e Asilo, in realtà come Laglio non penso abbia molta logica…
Altro caso le scuole di una metropoli con centinaia di alunni di ogni provenienza.
Anche chiudere i bar di paese dopo le 18 o impedire iniziative locali con 12 anziani non pare scelta razionale.
Pur capendo le gravi difficoltà in cui (anche grazie a contrapposizioni e ripicche politiche) si trovano ad operare gli amministratori regionali.
Forse sarebbe opportuno rivedere, anche in vista di un possibile rinnovo delle ordinanze, alcune scelte, con più ampia facoltà di valutazione da parte degli amministratori locali..
“Più ampia facoltà di valutazione da parte degli amministratori locali” sarebbe la fine: se c’è qualcosa di utile che si può fare è proprio un approccio univoco alla situazione. Se ognuno inizia a decidere per conto suo, finisce che si vanificano a vicenda gli sforzi.
Per evitare contagi bisogna ridurre le occasioni in cui si assembrano persone, che siano scuole, chiese o bar.