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La manager: “I commercianti storici? Contano i soldi. Brand e franchising rilanciano il centro”

“In via Luini le catene hanno portato scelta per tutti clienti, dai più ricchi ai meno abbienti. La possibilità di acquistare qualcosa di bello da indossare o buono da mangiare non dovrebbe essere qualcosa di così elitario”.

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La voce che con netto realismo commenta l’evoluzione di via Luini, sovente terreno di scontro tra antiche attività familiari e nuove catene commerciali, spesso accusato di aver reso dozzinale il centro storico, è di una manager dei tanti store in franchising della strada dello shopping.

L’istinto della responsabile (che chiameremo Giovanna per garantire la richiesta di anonimato) è di riequilibrare il modo in cui via Luini viene raccontata: “Spesso chi lavora nel negozio di famiglia tende a dare la colpa delle chiusure ai grandi monomarca. Ma non dimentichiamoci che chi chiude lo fa anche per convenienza. Gli affitti richiesti dai proprietari che abbassano la serranda sono alle stelle e solo i grandi gruppi con immensa liquidità possono permettersi di subentrare. Così guadagnano di più affittando le mura dei negozi piuttosto che con maglioni o vestiti”.

COMO IN CATENE: TUTTI GLI APPROFONDIMENTI

Per la manager, inoltre, raramente si riconosce il merito delle grandi catene di cibo e abbigliamento che si sono spostate nel centro storico, riqualificandolo e dandogli nuovo stimolo commerciale e attrattivo.

“Durante i primi due anni dall’ apertura, tantissimi negozi a conduzione familiare hanno chiuso e si sono spenti, letterlamente – spiega Giovanna – sono poi arrivati i monomarca a riempire le vetrine scure e vuote, portando un numero sempre maggiore di visitatori. Così il centro storico è tornato a splendere in tutto il suo potenziale”.

Per la manager, poi, dietro al canto del cigno delle storiche famiglie di commercianti di via Luini si nasconde l’incapacità di rimodernare il proprio business. “Nel 2019 è ora di svecchiarsi. Non abbiamo colpa se cinque negozi chiudono. Sudiamo il pane tanto quanto gli altri per non farci mangiare dal pesce più grosso di tutti: i centri commerciali senza problemi di spazio e parcheggio”.

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”L’unica differenza? – conclude la donna, mentre controlla per noi i dati delle cellule che contano quante persone si sono fermate davanti alle vetrine alle 18.30 (le stesse fermatesi alle 19.30 dello stesso giorno nel 2018) – Facciamo affari usando la tecnologia mentre a molte attività storiche importa solo quanto hanno nel cassetto alla fine del giorno”.

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2 Commenti

  1. Parole sacrosante. Soprattutto per la parte che contano i soldi (sperando di aver fatto mezzo ghello in più del rivale, mica per altro) senza minimamente saper leggere il mondo che cambia (perché mediamente non hanno studiato e quindi non ne hanno gli strumenti).
    Fa tristezza scrivere questo commento ma chi conosce un po’ Como credo ne riconosca la sincerità

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