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Santa Teresa Martire. La cripta abbandonata, il convento dimenticato. Ado Franchini: “Piazza massacrata”

Basta lasciar passare un po’ di tempo e ci si abitua a tutto, persino al brutto, all’incompiuto.

Ecco, piazza Santa Teresa è quel genere di luogo che da decenni non trova pace e che giace così, abbandonato al suo destino di eterno cantiere da talmente tanto tempo che ormai ci abbiamo fatto l’abitudine e neanche lo vediamo più, con le sue erbacce, le recinzioni e la rete arancione.

“Questa zona è stata massacrata con una serie di distruzioni paragonabili a quelle della Ticosa – è il grido di dolore lanciato da Ado Franchini, noto architetto comasco e tra i fondatori del Maarc (Museo Virtuale Astrattismo Architettura Razionalista Como) con casa vista transenne – un atteggiamento tipico di questa città: ho un bene e lo distruggo da me senza sapere cosa farò dopo di quello spazio”.

In effetti su questa piazza sembra aleggiare da tempo immemore la maledizione che condanna alla dannazione eterna molti cantieri comaschi. Erano gli anni Cinquanta, infatti, quando fu deciso l’abbattimento della chiesa cinquecentesca di Santa Teresa e dell’annesso monastero dei Carmelitani Scalzi per fare spazio alla realizzazione della mitologica Borgovico bis, mai realizzata. Lasciando però in piedi un moncone dell’antico convento, poi abbandonato a se stesso.

“Una scelta inspiegabile in vista dell’ipotetica costruzione di una strada ma tant’è. Quell’edificio è rimasto lì abbandonato e occupato abusivamente da famiglie poverissime – ricorda Franchini – la chiamavano ‘la Russia’ perché lì si viveva in miseria come nella Russia a quei tempi”. Restaurato nel 2001 dopo 40 anni di abbandono con un intervento costato 3 miliardi di lire, l’ex convento sembrava aver trovato finalmente il suo scopo divenendo residenza universitaria, speranza infranta nel 2013 quando il Politecnico ha riconsegnato le chiavi seguìto, due anni fa, anche dall’Insubria.

“Nel frattempo, era il 2001, è iniziata la costruzione di un autosilo sotterraneo che però, due anni dopo, si è fermato a causa della scoperta dei resti della cripta dell’ex chiesa dei Carmelitani – spiega Franchini – la Soprintendenza la mise sotto tutela e impose che venisse recuperata e aperta ai visitatori ma, da quasi vent’anni, il piazzale che dovrebbe dare accesso a questo spazi è un cantiere incompiuto”.

Inaugurato il parcheggio, in versione ridotta, nel 2006, e risolto pochi mesi fa il contenzioso tra Comune e cooperativa costruttrice per il risarcimento danni, nulla è dato sapere della povera cripta dimenticata. E con lei delle sorti dell’intera piazza. “Anche realizzata, non so a chi verrebbe in mente di visitarla ma resta il problema della piazza – dice l’architetto – è una vergogna che da 35 anni si lasci uno spazio del genere in balìa di se stesso senza sapere cosa farne, soprattutto ora che ci proclamiamo città turistica e ci presentiamo con uno snodo così importante in queste condizioni”.

Servono idee, secondo Franchini, ma anche memoria storica e capacità di vedere in un vincolo un’opportunità e non soltanto un ostacolo: “Como ha bisogno di un progetto e un po’ di coraggio, di immaginare una soluzione capace di unire questi resti, il monastero e persino le arcate della ferrovia ma per farlo occorre un’amministrazione pensante. Gli archivi comunali sono pieni di bellissime idee ma non esiste memoria storica. Si fa prima a girarsi dall’altra parte e far finta di niente, tanto ci penserà chi verrà dopo”.

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