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Preghiera islamica a Cantù, il sindaco: “Quel sagrato occupato da soli uomini non può lasciare indifferenti”

La preghiera islamica sul sagrato della Basilica di San Paolo di Cantù, avvenuta sabato scorso per suggellare la fine del Ramadan e nel contesto dell’evento interreligioso “Fratelli Tutti”,  continua senza sosta a scatenare prese di posizione (qui tutti i dettagli).,Anche il sindaco della Città del Mobile, Alice Galbiati (Lega) ha preso posizione con una lunga lettera che alleghiamo integralmente.

Come detto in passato, in nessuna sede o circostanza l’Amministrazione vuole prendere parte ad un dibattito che non le è proprio, quello della libertà di culto. E come Sindaco di tutti i cittadini, credenti e non, di destra o sinistra, non voglio ingerirmi in iniziative assunte dalla Comunità Pastorale di Cantù che, nel caso, risponderà di questa iniziativa ai propri fedeli, anche a coloro che non l’hanno condivisa.

È tuttavia doveroso un mio intervento, dal momento che il Comune è stato coinvolto con una richiesta di patrocinio avente ad oggetto una serata di “intrattenimento” che prevedeva una “cena conviviale aperta alla città”, con espressa esclusione di qualsivoglia risvolto religioso. I documenti sono agli atti. Che sia accaduto qualcosa di diverso è documentato da immagini che parlano da sole e che i promotori dell’iniziativa sapranno spiegare a chi di dovere. Per tale ragione, l’Amministrazione prende le distanze dall’”evento” in questione, declinando ogni responsabilità per le conseguenze che potrebbero scaturire dalle dichiarazioni mendaci allegate alla richiesta di patrocinio.

Quanto al merito, concordo con le parole del Sottosegretario Molteni: l’immagine del sagrato di San Paolo occupato da soli uomini musulmani in preghiera non può lasciare indifferenti. Ho sentito parlare di tolleranza e di convivenza civile. Non potrei essere più d’accordo. Faccio però presente che non ci può essere convivenza civile senza rispetto delle regole e che ogni diritto presuppone una norma che lo disciplini, se non altro per garantire a tutti l’esercizio di quel diritto. È il fondamento di una Società civile.

A molti di noi è certamente capitato di visitare altri Paesi e, correttamente e doverosamente, conformarsi alle Leggi, alle regole, ed anche alle consuetudini in essi vigenti. È il primo segno di rispetto ed il primo passo verso una civile convivenza. Per quanto mi riguarda, a Cantù non può e non deve avvenire diversamente. Da anni la nostra Città è suo malgrado coinvolta in plurimi contenziosi giudiziari per l’utilizzo come luogo di culto di uno stabile a destinazione produttiva, un palese abuso edilizio – riconosciuto definitivamente anche dalla Magistratura – in spregio alla Legge italiana.

Io sono cristiana, credo nel confronto e nel rispetto reciproco delle diversità. Non credo però che il dialogo interreligioso significhi far consapevolmente finta che la Legge italiana non venga, altrettanto consapevolmente, violata da anni e soprattutto non credo che accondiscendere a iniziative pubbliche che si risolvono nella strumentalizzazione di un diritto così importante, come quello al culto, sia la strada per una soluzione al problema della civile convivenza. È una scelta che mi lascia molto perplessa. E come me, molti altri concittadini con cui mi sono confrontata. Credo invece sarebbe più proficuo un impegno serio, anche della Comunità Pastorale canturina, affinché la Comunità islamica dimostri davvero il desiderio di integrarsi nel nostro Paese, rispettando le nostre Leggi e sottoscrivendo le Intese previste dalla nostra Carta Costituzionale. Sono queste le regole fondamentali di cui tutti dovremmo farci promotori per garantire la convivenza civile. Nella nostra Cantù, come in tutta Italia.
Il sindaco,
Alice Galbiati

A parlare è stato anche l’avvocato Vincenzo Latorraca, consigliere di opposizione a Cantù, che da tempo difende l’Associazione Assalam di Cantù spesso in contrasto con l’amministrazione canturina per la concessione degli spazi per celebrare il Ramadan (qui tutti i dettagli)

Ecco il suo pensiero:

Il sottosegretario canturino è turbato: l’immagine della preghiera sul sagrato della chiesa di San Paolo lo preoccupa. Sentita la voce, subito corrono ai ripari i consiglieri leghisti, anch’essi inquieti per le occupazioni simboliche che preludono a chissà quali sostituzioni. Dimenticano però che la manifestazione ha avuto il patrocinio del Comune di Cantù e che la Commissione Cultura della Comunità Pastorale ha solo voluto proseguire il dialogo tra religioni e tra comunità vicine che la Lega vorrebbe tenere lontane.

Il sottosegretario neppure si è premurato di verificare che, contrariamente a quanto ha pubblicamente affermato, la preghiera non era riservata agli uomini, ma partecipavano anche le donne ed i bambini.
Ed ecco che, ben oltre l’autorità civile che pur rappresenta, coglie l’occasione per ergersi a difensore della fede, inciampando nel dialogo interreligioso che sarebbe legittimo solo se non si rinuncia ai simboli cattolici e cristiani.

Il passo resta oscuro e non si capisce chi avrebbe rinunciato a cosa: è così ostico, caro sottosegretario, il tema dell’accoglienza, anche sul sagrato della Chiesa (che resta cattolica e cristiana) di una comunità religiosa nei confronti dell’altra a cui è negato, dal Comune, per la quarta volta, l’uso temporaneo della struttura per il Ramadan che si è tenuto anche quest’anno solo per ordine del Giudice?

Ed ecco l’accusa alla Comunità Pastorale: consentire l’“occupazione” del sagrato – rivelando il proprio relativismo, il pensiero debole e la perdita d’identità – e chiudere l’oratorio di San Teodoro in cui il sottosegretario si è formato!

Torna, dunque, alla lotta “titanica” contro la Moschea (che sta costando decine e decine di migliaia di euro ai suoi concittadini) per concludere che il dialogo “significa confronto ma anche rispetto delle regole”.
Dimentica però che la vicenda di Assalam si è innestata solo quando la destra (Lega ed alleati) ha approvato, in Lombardia, una legge che la Consulta ha dichiarato incostituzionale nel 2019 per violazione del diritto di culto.

Invoca, quale condizione per il suo esercizio, la sottoscrizione delle intese tra Stato e comunità islamiche, dimostrando di non conoscere le decisioni della stessa Corte costituzionale: le intese previste dall’art. 8, terzo comma, della Costituzione non sono e non possono essere una condizione imposta dai pubblici poteri alle confessioni religiose per usufruire della libertà di organizzazione e di azione.
Perde, insomma, ancora una volta, l’occasione per tacere.

L’ultima voce in ordine di tempo sulla vicenda è infine quella del consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo.

L’evento interreligioso organizzato dalla Comunità pastorale San Vincenzo, con un momento di preghiera della comunità musulmana sul sagrato della basilica di San Paolo, rappresenta il desiderio di una comunità intera di instaurare il dialogo al di là di fede e credo diversi. Si è trattato di un’occasione di concordia e di pace ancora più preziosa vista la violenza che si protrae in Ucraina, in Israele e Palestina, e in Sudan, sull’orlo di una guerra civile. Urlare al sagrato “occupato” o dare l’allarme per la perdita di identità e dei valori occidentali è il tentativo della Lega di strumentalizzare l’evento. Non lo trovo solo improprio. È dannoso per la coesione sociale della comunità canturina. È irrispettoso delle decine di associazioni religiose e laiche che hanno voluto tessere nuovi legami tra cittadini. Da una parte si cerca di dividere, dall’altra si fa di tutto per unire: sappiamo bene da che parte stanno i veri valori cristiani di pace e fratellanza.

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7 Commenti

  1. sig. ra sindaca : si legga qualche pagina del Vangelo. poco alla volta, per non sforzarsi troppo. Grazie, mi scusi se mi permetto, ma……..

  2. da anni a Cantù quelli discutono solo di stranieri: proprio fissati stanno
    il viceministro non parla mai del resto?

  3. sig.ra sindaca. lei sarà cristiana man non ha capito il Vangelo. lo legga attentamente e scoprirà che il suo prossimo puo’ avere una religione diversa dalla sua, o anche non credere.
    quindi cara sig.ra sindaca, faccia il suo dovere e amministri la città tenendo conto dei bene di TUTTI i cittadini. se ha dei bruciori, se li curi con uno dei medicinali che trova in farmacia.
    UNA PRECE:

  4. La sindaca parla di Costituzione italiana e la necessità di rispettare Costituzione e leggi, pienamente d’accordo. Ma questo vale per tutti non solo per chi è di religione mussulmana, anche per chi è al governo di una nazione o di un comune.
    La politica xenofoba portata avanti dalla lega, non avendo altri argomenti se non la xenofobia, ha contrastato l’integrazione della comunità e la possibilità per essa di avere un suo punto di ritrovo a carattere religioso. La crescita culturale e integrazione di persone che arrivano da altre culture e situazioni, anche di aretratezza, non si facilita con l’isolamento , ma aiutandoli a superare le proprie chiusure mostrando e facendo loro accettare un diverso modo di concepire vita e religone. L’evoluzione già si vede sulle seconde e terze generazioni molto piu vicine a noi di quanto lo siano rispetto alle culture di origine, l’isolamento crea invece rancore risentimento e radicalismo.
    Le politice identitarie portate avanti a livello nazionale sono il contrario di tutto ciò, certo fanno molto piacere all’elettorato di riferimento, ma questo governo è e rimarra un governo di parte che non rappresenta la maggior parte degli italiani e sicuramente non rappresenta il sottoscritto.

  5. E i matronei nelle nostre chiese, fatti apposta per isolare le donne dagli uomini?

    Non possono lasciarci indifferenti!

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