Non è certo la prima volta, ma forse mai come quest’anno la sollevazione contro il raduno neofascista di domenica 2 maggio con tappe a Dongo (dove furono fucilati i gerarchi) e Giulino di Mezzegra, dove trovarono la morte Benito Mussolini e Claretta Petacci, è stata tanto fragorosa.
L’Anpi, sia a livello locale che nazionale, si è già sollevata chiedendo espressamente il divieto di svolgimento per quelle manifestazioni: “La località sul lago di Como diviene ogni anno meta dei neofascisti per ricordare l’esecuzione di Benito Mussolini. La locale Sezione ANPI si appella alla società civile, al mondo della cultura, alle altre associazioni democratiche affinché il raduno del 2 maggio non venga autorizzato. Si possono invare adesioni a anpidongo@gmail.com“.
Oggi, peraltro, il prefetto di Como Andrea Polichetti ha ricevuto Guglielmo Invernizzi (Anpi provinciale), Danilo Lillia (Anpi Dongo) e Matteo Mandressi (Cgil) per un confronto sul tema, ma le manifestazioni non sono state vietate e dunque si terranno.
Per tutta risposta, sempre domenica, l’Associazione Partigiani ha già indetto “una presenza democratica in piazza Paracchini” a Dongo a partire dalle 8.30.
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Oggi è arrivata anche la voce della deputata comasca del Pd, Chiara Braga, che, oltre ad aver sottoscritto l’appello dell’Anpi, ha presentato assieme al collega Andrea De Maria un’interrogazione alla Camera per chiedere l’intervento del ministero dell’Interno.
“Quest’anno l’incontro apologetico neofascista, dopo il tentativo offensivo e inaccettabile, dal chiaro intento provocatorio da parte degli organizzatori, di fissarlo il 25 aprile, proprio in concomitanza con il giorno della Liberazione dal nazifascismo, è stato ancora una volta, purtroppo, autorizzato per domenica 2 maggio. Un ulteriore oltraggio alla democrazia e alla libertà”, aggiunge Braga.
“E’ ora di dire basta – continua la deputata dem – e di porre un freno a iniziative come queste che esaltano oltremisura esponenti, principi, fatti e metodi del fascismo, elementi ormai sconfitti dalla storia; eventi che non si riducono ad una mera commemorazione storica elogiativa, per quanto deprecabile, del periodo fascista ma hanno l’obiettivo chiaro e inequivocabile di provocare un’esaltazione, volta al ritorno, alla ricostituzione del partito fascista, in chiaro contrasto con i valori e i principi democratici e liberali, sanciti nella Costituzione”.
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Infine, anche il consigliere regionale comasco dei Cinque Stelle, Raffaele Erba, ha parlato di “segnali sempre più preoccupanti stanno emergendo in questo momento storico, tutti volti a riabilitare i protagonisti delle pagine più buie e dolorose della storia d’Italia. Il solo fatto che esista una manifestazione pubblica in ricordo di Mussolini e Petacci rivela un duplice significato: da un lato si legittima l’allentamento della guardia su ciò che può essere ricondotto all’apologia del fascismo e dall’altro si promuove una narrazione che trasforma i carnefici in vittime”.
“Eppure basterebbe rispolverare la memoria storica per comprendere come questo tentativo di revisione nasconda le brutali violenze del passato – conclude Erba – I fatti storici aiutano a riflettere e comprendere le barbarie del Ventennio: dobbiamo prendere le distanze da questi pericolosi personaggi che hanno ferito profondamente il nostro Paese”.
5 Commenti
Un prefetto inadeguato che andrebbe rimosso.
Fatto di gravità inaudita.
In una città dove si pretende di perseguire giudizialmente chi imbratta una targa che commemora un giovane fascista (il problema per me a riguardo è il fatto che ci sia la targa, ma se c’è è giusto che chi la imbratta ne paghi le conseguenze) si consente a decine di persone di violare una legge che vieta l’apologia di fascismo.
Tutto ciò è inaudito e se il prefetto consente una tale manifestazione, che non commemora dei morti ma è semplice esibizione di simboli fascisti, non rispetta i valori democratici e la memoria di chi per quei valori ha dato la vita.
Se un prefetto non rispetta i valori democratici della Repubblica Italiana e la sua Storia deve essere rimosso.
Speriamo in bene
Mi spiace Gioele ma non sono per nulla d’accordo. Esiste una disposizione transitoria della Costituzioni e due leggi (Scelba e Mancino), che intervengono sull’argomento. Una manifestazione presentata come commemorativa ma, nei fatti, ogni anno,apologetica, deve essere vietata. Tutto ciò non centra nulla con l’articolo 21 della Costituzione. Questi figuri, sinistramente e non curiosamente anacrostici propugnano odio,violenza,discriminazione. Costruiamo invece in quei luoghi percorsi storico culturali che ci ricordino la grandezza della resistenza antifascista.
non si può essere indifferenti, e le istiruzioni devono intervenire e assumersi la responsabilità di vietare questi eventi
Nonostante sono antifascista, nonostante c’è chi nella mia famiglia ha conosciuto il confino e ha fatto la Resistenza, nonostante trovo il loro modo di essere, di vestire e di comportarsi un curioso anacronismo; non impedirei mai le loro manifestazioni. Ci ricordano ogni anno che il loro idolo sconfitto, dopo aver abbandonato al loro destino i suoi seguaci in fuga con lui, è stato catturato cercando di spacciarsi goffamente per un caporale tedesco ubriaco. Ci ricordano, proprio nel luogo dell’epilogo, la fine misera di un personaggio tragico che all’ultimo ha avuto al suo fianco solo la sua coraggiosa amante. Proprio lui rimproverò a Pavolini prima di essere catturato: “Dove sono le mie camicie nere?”. Allora grottescamente si arrendevano, adesso eroicamente lo commemorano! Se non fosse così, non sarebbero fascisti. ?
Chi autorizza… approva. Vergogna!
PS: Matteo MaNdressi, non Matteo Madressi.