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Sant’Anna, durissima Cisl: “Un altro medico se ne va. Condizioni insostenibili”. La replica: “Qualcuno vuole mantenere lo status quo”

“Un altro medico che lascia il Sant’Anna, e non perché attratto da una busta paga più sostanziosa oltre confine, visto che resterà a lavorare in Italia, ma perché soffocato da condizioni di lavoro che non sono più accettabili. È tempo che Asst Lariana affronti la questione, con serietà e rispetto, nei confronti del personale e degli stessi cittadini”.

Sono toni duri quelli di Paolo Iaria, segretario generale della Cisl Medici dei Laghi, lui stesso medico di medicina generale, nel commentare l’ultimo addio di un collega al principale nosocomio cittadino (il collega cui fa riferimento è Paolo Furgoni, urologo, ex sindaco di Cernobbio, che in un’intervista al quotidiano La Provincia ha denunciato: “Non c’è più rispetto per il nostro lavoro” annunciando il transito all’ospedale di Gravedona”)

“Appare evidente che ci sia qualcosa che non funziona all’interno di Asst Lariana – accusa Iaria – ed è tempo che i vertici aziendali inizino ad interrogarsi su quali possano essere le ragioni. La realtà è di condizioni di lavoro insostenibili e poco dignitose, complice una burocrazia che ha reso farraginose molte procedure e dilatato in maniera inaccettabile i tempi di cura. E nonostante le promesse di porvi rimedio da parte della direzione, poco o nulla è stato fatto.  Il clima di tensione che da tempo si è creato tra i sanitari e l’azienda è diventato logorante, e a pagare non è soltanto il personale, che sta scegliendo altre sedi, ma i cittadini, che iniziano a perdere fiducia nei confronti della sanità pubblica. Se l’obiettivo è quello di potenziare la sanità privata, a scapito di quella pubblica, che si abbia il coraggio di dirlo chiaramente”.

“Da tempo denunciamo il clima intollerabile che si respira dentro il Sant’Anna – commenta Daniele Magon, segretario generale della Cisl dei Laghi -, nonostante ci sia stato chi, contro ogni evidenza, abbia più volte dichiarato che va tutto bene. Così non si può andare avanti. La nostra sanità ha bisogno di meno dirigenti e più medici, solo così si può rispondere al bisogno di tutela della salute che il nostro territorio chiede”.

Nel pomeriggio l’azienda ha replicato con una nota del direttore generale Fabio Banfi:
Le dichiarazioni che vengono rilasciate quotidianamente sono la plastica rappresentazione del rischio, calcolato, cui le organizzazioni vanno incontro quanto si decide di uscire dalla comfort zone della mediocrità. Innovazione, cambiamento e miglioramento sono principi che evidentemente non piacciono a chi ha l’interesse a mantenere uno status quo, sicuramente rassicurante per i professionisti ma poco funzionale alla cura dei cittadini comaschi. Questo è tanto più vero ora che dobbiamo lasciarci alle spalle l’emergenza pandemica e riprendere a pieno ritmo l’attività confrontandoci con numeri e servizi promossi da tutti gli attori del sistema sanitario regionale.
Come sia possibile sottolineare che nella scelta dei professionisti non si prediligano i comaschi non lo comprendo (altro elemento denunciato nell’intervista al quotidiano, Ndr). Per noi curriculum, professionalità e merito valgono più del luogo di nascita e della residenza.
Concludo rassicurando che la risposta odierna per me sarà l’ultima perché non intendo più replicare a chi usa la diffamazione per motivare le proprie scelte. Nessuno dei professionisti che si sono rivolti al giornale mi ha mai cercato o chiesto un appuntamento. Questo nonostante il dialogo con i professionisti sia quotidiano, sia con la direzione generale che con la direzione sanitaria. Si è preferita, invece, la strada dell’intervista, con dichiarazioni che minano la fiducia dei cittadini nei confronti dell’ospedale e che rasentano il procurato allarme e la diffamazione.
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