“La città di Como negli ultimi due decenni ha attraversato diverse amministrazioni e diverse fasi. Mai, però, si era visto qualcosa di paragonabile all’attuale giunta, un misto di bieco conservatorismo, (nemmeno troppo) velati fascismi e il peggio delle nuove destre in felpa e della loro violenta propaganda sul decoro e la sicurezza”.
E’ il Philip pensiero e lo raccontiamo, come raccontiamo ogni pensiero. Sempre.
Di Philip Di Salvo, ricercatore, saggista, docente universitario, penna di punta di Wired (e diverse altre cose) abbiamo scritto spesso (qui, per dire).
L’ultima occasione è stata un’ampia inchiesta (inchiesta di quelle vere, non la lettura-pubblicazione di due documenti) sulle telecamere a riconoscimento facciale installate in città:
Como, telecamere con riconoscimento facciale: caso in Parlamento dopo lo scoop di Philip Di Salvo su Wired
Philip è un tizio così. Mentre intervista Julian Assange (fatevi un’idea qui), ama la sua città e la racconta.
E’ uno degli altri volti, degli altri opposti della medaglia. Sia molto chiaro: c’è l’Istituzione, con le proprie ragioni, di cui diamo conto, e c’è la società di cui, ne siamo fortemente convinti in un certosino lavoro tra cronaca e opinione, non necessariamente dirimente, anzi, è altrettanto doveroso raccontare.
Così, contestualmente all’annunciata manifestazione di sabato sera (4 luglio) per i senzatetto davanti al Comune di Como, ecco arrivare un’adesione completa, radicale.
Scrive Philip: “Da tempo, almeno dalla crisi migratoria del 2016, diciamo che questa città è diventata un laboratorio esplicito per queste politiche bieche, soprattutto per via dei solidissimi legami di Salvini con alcune personalità politiche locali. Da quando si è insediata la giunta Landriscina, in città abbiamo avuto i militari nelle strade, le sperimentazioni con i taser (qui il nostro racconto, Ndr) e l’assurdo varo del riconoscimento facciale (centinaia di migliaia di euro spesi per una tecnologia illegale che non può essere utilizzata, ma che qui è stata usata comunque. L’abbiamo raccontato su Wired con la nostra inchiesta qualche settimana fa – e il tema è arrivato in Parlamento: https://bit.ly/31DyUGg). Questo nonostante tutti gli indicatori posizionino Como tra le città più sicure di Italia”.
Per fare il punto, qui gli ultimi racconti di ComoZero.
La posizione di Philp affonda, analizza, fa politica e certo scatenerà altrettanti affondi, opposti e contrari di pari misura. Eccola:
L’azione della giunta, però, si è vista per di più sulla pelle degli ultimi, dei migranti e dei senzatetto. La città vive alcune situazioni di marginalità da diverso tempo, ma questa giunta si ostina a non voler risolvere in nessun modo questo stato di cose, rifiutando l’apertura di un dormitorio e di qualsiasi altro canale assistenziale, favorendo solo azioni vili e muscolari. La ex chiesa di San Francesco è il punto più visibile di questa situazione, ma non è l’unico. Negli ultimi giorni, la giunta ha già organizzato diverse “sanificazioni” che, di fatto, altro non sono che sgomberi fatti per simulare un’idea di azione politica e nascondere la polvere sotto il tappeto con la propaganda, i proclami e gli atti di forza.
Chi mi conosce sa quanto ami la mia città e quanto la difenda, spesso anche irrazionalmente.
È una sofferenza vedere uccise chirurgicamente tutte le iniziative culturali sorte negli ultimi anni e spinte dalla cittadinanza stessa; è una sofferenza vedersi spegnere ogni idea di comunità e di città che guardi oltre l’eccitazione per i numeri di un modello turistico pompato e senza prospettiva che sta lentamente soffocando la città, rendendola inabitabile.
Soprattutto è una sofferenza vedere il cinismo, la bigotteria e la violenza di chi governa questa città abbattersi sulle fasce più deboli di chi abita questo posto.
Non è più tollerabile.
Qualche giorno fa, dopo il primo sgombero è stato organizzato un presidio fuori dal Comune, da cui il Sindaco è fuggito, incontrando solo una delegazione delle organizzazioni che si occupano di accoglienza in città.
Quello che ne è emerso, come già chiaro a tutti, è che non c’è nessun dialogo possibile con questa gente, incapace anche solo di rendersi conto che si parla di esseri umani e non di numeri, oggetti, o scorie.
Per questo occorre continuare a tornare in Comune, perché queste cose servono: per la testimonianza che solo i corpi possono dare, per mostrare che esiste un muro visibile contro questo scempio umano e culturale, contro questa opprimente propaganda e contro questa giunta atroce. Lo si farà sabato con un altro presidio, organizzato da Cominciamo da Como (non sono tra gli organizzatori – specifico per correttezza). Vi invito a esserci, e in tanti.
A sabato.