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Moschea chiusa a Cantù, oggi Assalam in corteo. Durissima Galbiati: “Strumentalizzazione inaccettabile”

Oggi a Cantù si terrà il corteo dell’Associazione Assalam per protestare contro la “negazione della libertà di culto” a seguito della confisca del capannone utilizzato prima come moschea da parte del Comune (qui ulteriori dettagli).

Nell’immediata vigilia, però, arriva una durissima nota da parte del sindaco della Città del Mobile, Alice Galbiati (Lega). Due i cardini della presa di posizione: la smentita di aver in qualsisi modo negato la possibilità di pregare e poi la sottolineatura sul fatto che “la libertà di culto è strumentalmente utilizzata per confondere il piano della discussione e giustificare la violazione della Legge italiana”. Una posizione attribuita ad Assalam che Galbiati reputa inaccettabile.

Di seguito, il testo integrale della nota diffuda oggi dal sindaco di Cantù.

In merito alla manifestazione organizzata dall’Associazione Assalam in programma sabato 3 dicembre, la posizione dell’Amministrazione Comunale è così riassunta.

In nessuna sede ed in nessuna circostanza è stata messa in discussione la libertà di culto di alcuno, non è compito né volontà di questa Amministrazione entrare in un dibattito che, per sua stessa natura, non le è proprio.

Nel caso di specie, tuttavia, la libertà di culto è strumentalmente utilizzata per confondere il piano della discussione e giustificare la violazione della Legge italiana. Ciò ovviamente non è accettabile.
Come non è accettabile quanto affermato dal legale dell’Associazione – nonché consigliere Comunale di minoranza – secondo il quale l’Amministrazione negherebbe all’Associazione il diritto di culto.

Per quanto si provi opportunisticamente a trasporre il caso dal piano giudiziario a quello del principio, la Legge italiana ed il suo rispetto – in questo caso mancato – devono necessariamente essere il punto di partenza di ogni considerazione in merito alla vicenda.

A questo proposito giova ricordare che il Tar Lombardia nel 2018 ed il Consiglio di Stato nel 2021 hanno decretato in via definitiva che l’Associazione culturale Assalam utilizza abusivamente il capannone di Via Milano come luogo di culto, contrariamente a quanto previsto dalle destinazioni d’uso consentite.

La giustizia ha altresì espressamente riconosciuto che l’azione comunale non ha in alcun modo violato il principio costituzionale di laicità dello Stato e di rispetto della libertà religiosa, in quanto la sanzione imposta prescinde dalla tipologia di confessione religiosa, punendo invece l’Associazione Assalam per l’utilizzo abusivo di un bene per uno scopo diverso da quello autorizzato dalla legge.

In tale fattispecie la sanzione prevede anzitutto la cessazione dell’utilizzo abusivo dell’immobile, e, laddove questa non fosse ottemperata – come nella specie avvenuto – l’irrogazione di una sanziona pecuniaria e l’acquisizione gratuita dell’immobile illecitamente utilizzato.

È bene poi ricordare che l’Ente comunale non può sottrarsi all’applicazione di tali sanzioni, pena l’inerzia e la disapplicazione – illegittima – di una previsione di legge.

Se questo non fosse ancora sufficiente, ogni dubbio viene fugato dal Consiglio di Stato, il più alto organo di Giustizia Amministrativa, che nella pronuncia del 2021 chiarisce “una volta che è stato accertato il comportamento abusivo, la norma non consente più una discrezionalità da parte della pubblica amministrazione, dovendo l’ente locale applicare la sanzione tipizzata dal legislatore”.

Ma c’è di più.

L’atto comunale con il quale è stato accertato l’utilizzo abusivo dell’immobile e che ha avviato l’iter giudiziario è stato assunto nel 2017 sotto l’Amministrazione Lavori In Corso e molti degli esponenti di quell’Amministrazione sono oggi, a vario titolo, coinvolti a supporto dell’Associazione Assalam.

Al di là del pasticcio politico-ammistrativo fatto da chi oggi se ne lamenta, nonché delle spese giudiziarie cui il Comune ha dovuto far fronte in questi anni, cosa ci dimostra questo? Che l’Ente pubblico è chiamato a far rispettare la legge, indipendentemente dalla sensibilità politica che in quel momento lo amministra.

La manifestazione di sabato, pertanto, pur legittima in termini generali, si configura come la strumentalizzazione di un diritto, quello alla libertà di culto, per tentare di legittimare ciò che legittimo non può essere: la violazione della Legge italiana.

 

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13 Commenti

  1. Le Leggi si rispettano sempre. Tuttavia, sorprende la posizione del Sindaco Galbiati e del Sottosegretario Molteni. Il deputato della Lega, Paolo Grimoldi, il 28 luglio 2016 (fonte Ask a news) organizzò a Milano una manifestazione per promuovere l’obiezione di coscienza contro la Legge, votata a maggioranza del Parlamento, che prevedeva il pagamento del canone della televisione, ridotto per l’occorrenza, in quota alla bolletta ENEL. Legge giusta o ingiusta o quasi giusta, e chissenefrega, ma comunque una legge dello Stato al pari di quella che regolamenta i luoghi di culto. Se non ricordo male almeno uno dei due nostri eroi era presente alla manifestazione. Chissà chi era? E chissà perché le manifestazioni contro l’applicazione di leggi dello Stato introdotte dai propri avversari politici non si possono più fare?
    Per il resto sono d’accordo con il Sindaco……i luoghi di culto, se fosse per me, li chiuderei tutti.

  2. Non sono leghista né simpatizzante ma riconosco che la posizione del Sindaco è ineccepibile, una sua inazione si configurerebbe quale omissione con conseguenti responsabilità, il resto è retorica e propaganda

  3. Che fortuna hanno gli italiani ad avere chiese e la cristianità per pulirsi l’anima a comando del padrone.. evviva il Tao il rosario e il signore.. grazie

  4. Si tratterebbe di “utilizzare” il diritto di culto per non rispettare la legge. E questo non si puo’ fare in nessuno stato civile e democratico. Punto.

  5. Bravissima Sindaco, le ha dette a tutti i coinvolti!
    E la legge italiana va rispettata da tutti.
    Ma a Como in via Pino, Turati e Cumano si possono fare i raduni con centinaia di persone?

  6. Ho una grande pena per questo razzismo burocratico.
    Usare le norme per impedire il diritto di praticare un culto.
    Tutto corretto e tremendamente ingiusto.
    Ma c’è di più.
    C’è sempre di più.
    Ci sarà sempre di più.
    Per fortuna nello stato di diritto c’è una gerarchia delle norme dove la Costituzione viene prima.

  7. Ormai è cosi, se chi non rispetta la legge è musulmano è intolleranza, se è di colore o altra etnia è razzismo, se è un lgbt è omofobia. poi i cosiddetti diritti di chi è onesto e segue le regole della convivenza civile possono essere ignorati e calpestati e chissenefrega.

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