Il dibattito sul futuro dello stadio Sinigaglia è inarrestabile. La necessità di capire cosa fare dell’impianto – tra chi è sempre più indignato dallo stato in cui versa, chi spinge per concederlo alla società e chi progetta un suo spostamento – rappresenta un tema forte di questa campagna elettorale. La discussione si è riaccesa prepotentemente in occasioni del caos generatosi durante l’ultimo match casalingo con al Cremonese (i dettagli), Ecco allora che si è tornati,ad esempio, a parlare di sicurezza e di pedonalizzare l’area. E c’è anche chi ha rilanciato, si tratta di Barbara Minghetti, l’idea di una concessione alla società di calcio per 99 anni (ecco i fatti),
Chiaro in tal senso il pensiero dell’ex assessore Bruno Magatti, anima di Civitas, lista che candida a sindaca Adria Bartolich.
Mettiamola semplicemente così: lo stadio Sinigaglia è prima di tutto un patrimonio della storia della città. Oggi la tutela della proprietà pubblica e gli interessi della società calcio Como sono garantite da una concessione che scadrà nel 2032. Spiegateci perché tanta fretta. Coloro che parlano di una concessione per 99 anni sono le vestali della privatizzazione, ovvero dell’affidamento di tutto il patrimonio comunale, anche quello di valore e prestigio come il Tempio Voltiano, alla gestione privata. Siamo su sponde opposte.
Una concessione di 99 anni proietta l’ipotesi che lo stadio Sinigaglia torni nella disponibilità della città, come bene pubblico, al tempo dei nostri pronipoti!! Gli interessi e gli obiettivi dei proprietari di una società calcistica sono mutevoli. È stata già dimenticata la proprietà Preziosi? Abbiamo visto grandi innamoramenti trasformarsi in voltafaccia non certo disinteressati.
L’unica garanzia la possono e la devono offrire le nostre istituzioni pubbliche dalle quali dobbiamo esigere e verificare l’impegno alla cura e alla valorizzazione. Solo noi cittadini, per il tramite delle istituzioni, possiamo tutelare la proprietà pubblica da operazioni non disinteressate, cominciando dal rilancio e dal restauro.
8 Commenti
Io credo che lo Stadio di Como vada ripensato completamente. A mio avviso, non è più idoneo, come struttura e come località ad essere utilizzato per il “gioco calcio”. La stadio deve rimanere ma riportato alle origini smantellando tutte quelle orribili sovrastrutture e gestirlo per eventi sportivi di altro genere e/o eventi culturali e musicali. Non è possibile continuare ad assillare la Città e il quartiere in particolare con orde di devastatori che periodicamente e troppo impunemente creano danni a cose e persone. Lo Stadio va creato nuovo, fuori città, con parcheggi e servizi e che dia ampia sicurezza per tutti e a carico delle società. Meno milioni ai giocatori e più investimenti nelle strutture.
Una domanda a chi conosce bene il problema:
al netto di eventuali compensazioni (tipo nuovo campo … o altro) le società proprietarie della squadra di calcio quanto hanno pagato di affitto dello stadio negli anni passati e ora?
Grazie.
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poi sempre il pantano il fumo il provvisorio fino a quando sarano i nostri pronipoti a maledirci.
Dopo aver sentito che i nostri politici non sano di chi sono le mura della nostra città mentre piovono sassi e tegole ovunque …….
ME NE STAREI ZITTO !
Traggo la citazione dalla rivista giuridica “Il Diritto Amministrativo”:
“L’essenza delle concessioni pubbliche è, infatti, il perseguimento degli interessi generali in modo più efficiente, efficace ed economico attraverso l’attività dei privati.”
Ecco è tutto qui: basterà fare una concessione che abbia un buon contenuto giuridico per l’immediato e che lo conservi nel tracorrere del tempo; una concessione rispettosa dei diritti dei cittadini e della Città, che vuole senz’altro godersi uno stadio risanato, vivo e polifunzionale.
Chi invece come Magatti ogni volta leva alte urla di sdegno, dà l’impressione di accontentarsi di vivere d’immagine, di raccattare dal bordo campo elettorale qualche voto per un seggio in Consiglio e cosi continuare a tirare a campare…
Insomma un don Abbondio della politica,
a cui di Como e dei suoi cittadini in concreto non importa proprio nulla!
dare in concessione uno spazio così pregiato, per 99 anni, a una società sportiva privata che lo sottoutilizza una volta alla settimana è vergognoso.
Se in più caliamo la questione nel suo contesto, notiamo che l’area a lago è diventata col tempo un’accozzaglia di funzioni che non dialogano tra loro perchè sono tutte a guardare il proprio orticello, non ci dobbiamo poi sorprendere del degrado e della mancanza di un indirizzo culturale del nostro paesello che alcuni chiamano ancora città.
in 500 metri scarsi troviamo calcio como, yacht club, aeroclub, canottieri, piscina, scuole, alaggio/varo imbarcazioni, scarico materiali edili dalle chiatte, parcheggi su parcheggi, ora pure la ruota panoramica… mi vengono i brividi solo a pensarlo, ma è da ammettere che “quando c’era lui” c’era pure una visione sullo sport, per quanto discutibile.
Noi invece siamo ancora qui ad applaudire Zambrotta e a ringraziarlo per la sua lungimiranza di aver messo giù a sue spese 50m di prato sintetico.
Sembra anche a me che una concessione di 99 anni sia una cosa da valutare con grande attenzione, ma non certamente per le ragioni espresse nell’articolo qui sopra. ..”vestali della privatizzazione”..
Siamo talmente abituati a farci mettere sotto il naso due sole opzioni, o stai come o stai contro di me, (‘sponde opposte’) che finiamo per prendere una parte senza valutare le alternative da un punto di vista complessivo.
Il fatto che l’attuale concessione scada nel 2032 non significa nulla.
Se si vuole un progetto ambizioso e un privato che si imbarchi in lavori per decine di milioni di euro, prima si parte, meglio è. Non è mai presto per pianificare il futuro.
O forse la soluzione di Magatti sarebbe di aspettare, non fare niente per i prossimi 10 anni e poi si vedrà? Soluzione alla Ponzio Pilato insomma.
Dice bene, “siamo su sponde opposte”.
Bla Bla Bla. Ovviamente non dice nulla di concreto, solo sterili frasi di genere.