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Ambiente, Attualità

Terza linea forno Acsm, lettera Civitas: “Chiarezza su inquinamento termico e possibili eventi climatici dannosi”

Terza linea del forno Acsm, Civitas entra in scena e alza l’asticella del confronto sull’opera. Mentre la commissione speciale insediata a Palazzo Cernezzi è sempre al lavoro per analizzare ogni dettaglio connesso alla realizzazione, ancora tutta eventuale, dell’opera, la civica di Bruno Magatti, già attiva a sostengo di alcune iniziative sul tema, apporta ora in prima persona un ulteriore elemento nel dibattito: ovvero l’inquinamento termico derivante da una ipotetica nuova linea e dei suoi possibili collegamenti anche con eventi climatici dannosi.

Ma ecco quanto, con una lettera dettagliata (inviata a sindaco, Consiglio, Regione e aziende coinvolte) Civitas chiede a sindaco e Acsm Agam. “Senza voler ridurre le preoccupazioni, da più parti rimarcate, riguardanti la polluzione ambientale, lo scopo di questo scritto è porre all’attenzione un altro aspetto trascurato. Già oggi il camino del termovalorizzatore, posto all’imbocco della convalle comasca e di conseguenza del Lario, immette in atmosfera ogni ora circa 7Omila m3 di “fumi” che hanno, verosimilmente, una temperatura dell’ordine dei 110’C. Il termovalorizzatore, quindi, è oggettivamente una fonte di “inquinamento termico” molto localizzata – si legge – Nella documentazione prodotta dall’azienda non abbiamo ritrovato dati o riferimenti che stimino o quantifichino eventuali effetti sul “clima” locale dell’immissione continuativa in atmosfera di grandi quantità di fumi”.

TERMOVALORIZZATORE E TERZA LINEA: TUTTE LE CRONACHE

E le preoccupazioni sono molteplici. “I dati sulle emissioni al camino, inoltre, non permettono di conoscere se e come i valori reali di temperatura e di umidità possano eventualmente variare nella diverse stagioni”. Da qui molti interrogativi che vanno presi in considerazione “in ragione della crescente frequenza, anche nel nostro territorio, di fenomeni metereologici di grande intensità, conseguenti alle più generali variazioni climatiche – si legge – Nessuno ha dimenticato come negli ultimi giorni dello scorso mese di luglio il bacino comasco del Lario sia stato colpito da piogge violente e di intensità mai prima rilevata, che hanno sconquassato l’equilibrio idrogeologico delle montagne prospicienti il lago producendo danni ingentissimi”. Una premessa che apre a una serie di domande. “Esiste una qualche possibile correlazione tra le immissioni in atmosfera dei “fumi” caldi e umidi del termovalorizzatore presente in città e qualche tipo di evento atmosferico che, all’interno di particolari condizioni metereologiche e climatiche, si manifesta nelle zone circostanti in prossimità delle alture che racchiudono il lago?”.

Ma non solo. “Qualora non fosse possibile escludere una tale correlazione, quali sarebbero i fenomeni generati o semplicemente implementati dalla presenza del termovalorizzatore? È possibile escludere ogni qualsiasi correlazione, anche parziale, con quanto accaduto nei territori tra Como e Blevio nell’ultima settimana del luglio 2021 e le immissioni dei fumi caldi e umidi del termovalorizzatore di Como la Guzza?  ln quale misura verrebbero modificate le risposte agli interrogativi precedenti circa l’eventualità che alcuni fenomeni atmosferici possano essere innescati, attivati o semplicemente dilatati localmente dall’aumento dei volumi e della componente umida dei “fumi” immessi in atmosfera dall’aggiunta, nello stesso luogo, di una nuova linea destinata al trattamento e alla combustione di fanghi?”. Da qui la richiesta di uno studio ad hoc, da affidare a un ente terzo, che risponda a tali quesiti e dubbi.

QUI IL DOCUMENTO COMPLETO

LETTERA APERTA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Mi pare un intervento strumentale ed ideologico. È come chiedere, oltretutto in modo solenne: “i 30 formicai che stanno intorno alla torre del Baradello possono causarne il cedimento strutturale?”.

    Il dissesto idrogeologico dei versanti prealpini ha radici invece molto lontane a cui norme relativamente recenti e non sempre efficaci cercano di rimediare; inoltre, la mancata ed ordinaria manutenzione dei boschi si lega alla responsabilità dei proprietari e delle Comunità montane.
    O vogliamo imputare tutte le colpe dell’odierno degrado dell’ambiente prealpino all’inceneritore?
    Non si rende un buon servizio alla causa dell’ecologia suscitando allarmi poco fondati e assumendo, a priori, pose ideologiche.
    Lo si ammetta, si sta facendo, e in modo strumentale, un pò di rumore per ottenere più visibilità, e più voti.
    Sarebbe più serio.

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