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Trasporto pubblico, rabbia e sciopero dei lavoratori in piazza Cavour: “Contratti scaduti da 3 anni”

I lavoratori del trasporto pubblico locale si sono riuniti in piazza Cavour per chiedere un miglioramento delle condizioni di lavoro, normative e salariali.

Lo sciopero è stato indetto da Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti: oggi, 1 giugno, i lavoratori sono scesi nelle piazze di tutta Italia per rivendicare tutte le problematiche del settore, compreso il mancato rinnovo del contratto di lavoro scaduto ormai da 3 anni.

A Como, una quarantina di lavoratori si è radunata in piazza Cavour alla presenza dei rappresentanti comaschi dei sindacati, che hanno sottolineato le condizioni di lavoro della categoria negli ultimi mesi.

“Sin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria, le lavoratrici e i lavoratori del trasporto pubblico locale hanno dimostrato coraggio e alto senso di responsabilità garantendo un servizio che ha permesso alla cittadinanza di utilizzare i mezzi pubblici anche nei momenti più bui della pandemia”, così i sindacati.

E, in merito al mancato rinnovo del contratto di lavoro per i dipendenti del trasporto pubblico, hanno aggiunto: “Malgrado gli sforzi, i sacrifici affrontati quest’anno e la disponibilità di oltre 2 miliardi di euro stanziati dal Governo e destinati al settore, le Organizzazioni Sindacali continuano a ricevere dalle Rappresentanze Datoriali proposte inaccettabili sul rinnovo del contratto. Le Aziende non possono continuare a ignorare le esigenze dei propri dipendenti e preoccuparsi esclusivamente di incrementare gli utili dei loro bilanci. Ci sono molti lavoratori che, pur continuando a fornire il loro indispensabile contributo, sono stati sospesi e posti in cassa integrazione vedendo drasticamente ridotto il proprio reddito”.

“Una ragione in più per superare l’inaccettabile diktat delle aziende del settore – hanno sottolineato ancora – che vorrebbero azzerare le perdite salariali nel triennio 2018-2020 e negare gli aumenti contrattuali, perpetuando una perdita di potere di acquisto di stipendi quasi congelati dopo anni di stasi contrattuale”.

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