Negli scorsi giorni abbiamo raccontato della chiusura ufficiale di Seveso, negozio multimarca di lusso con 60 anni di storia in via Luini, che cederà il posto, secondo indiscrezioni, a un punto vendita di Sephora. E abbiamo segnalato anche l’addio del “Bagatt”, negozio di scarpe ai Portici Plinio.
A pochi metri di distanza, un altro negozio storico di Como, Selvini Tendaggi, ha abbassato la serranda per sempre, come raccontiamo nel numero di ComoZero Settimanale di questa settimana.
A comunicare la notizia un foglio bianco a lettere nere che legge: “Selvini Tendaggi chiude dopo 72 anni di attività. Ringraziamo l’affezionata clientela che ci ha seguito in questi anni”.
LA TRASFORMAZIONE COMMERCIALI DI COMO: TUTTE LE CRONACHE
Il titolare del negozio, Roberto Selvini, ha spiegato il perché della chiusura: “Dopo così tanti anni io e mia moglie vogliamo goderci del meritato riposo e la pensione”.
Il negozio di tendaggi è stato aperto nel 1948 dal padre di Roberto che poi ne ha raccolto l’eredità.
”Ci hanno fatto un’offerta che abbiamo ritenuto opportuno accettare per gli spazi del negozio – spiega l’uomo, mantenendo l’assoluta riservatezza circa il potenziale successore – non sappiamo ancora chi prenderà il nostro posto”.
La manager: “I commercianti storici? Contano i soldi. Brand e franchising rilanciano il centro”
Che il centro storico di Como si stia ormai svuotando delle attività commerciali che ne hanno composto il tessuto economico è ormai un dato di fatto.
Negli ultimi anni, le chiusure di negozi e la conseguente riapertura sotto a nuovi nomi di marchi nazionali o internazionali non si contano quasi più.
Como, l’eleganza di un addio. Chiude “Croci”, la boutique delle comasche nel cuore di Vitrum
Basti pensare, in ordine sparso, a Casa della Carta diventato un punto vendita Intimissimi, la leggendaria Cremeria Bolla trasformatasi in Anvedi che Pizza, Rigamonti Scarpe che ha ceduto il passo a Jacadi Paris e via discorrendo.
Non sei di Como se: Brand internazionali, pizze e tanga cancellano i negozi storici
Per Roberto, la trasformazione del centro è una realtà triste ma inevitabile: “Negli anni abbiamo stretto rapporti saldi con gli altri commercianti. Ma poi hanno cominciato ad andarsene e Como si è gradualmente trasformata in un centro commerciale a cielo aperto. E’ il destino delle grandi città”.
8 Commenti
La verità, già di tanti, tanti anni fa, è che le catene assicurano affitti che altri non potrebbero pagare… E una entrata fissa x i proprietari dei muri che possono serenamente godersi la vita. Nei vostri articoli lo hanno dichiarato tutti… Scelta emotivamente non semplice all’inizio, ma fatti i conti costi benefici, non credo si possano avere dubbi.
Un altro commerciante che ha deciso di affittare le redditizie mura del centro e di vivere di rendita (chi glielo fa fare di sbattersi) o intraprendere altre strade?
Se ti fanno un’offerta che non puoi rifiutare molli tutto e ti godi il malloppo: lacrime di coccodrillo
Ma scusate, i muri sono suoi, è lui che ha deciso di chiudere e di affittare i muri. Dove è il problema?
A me pare che questi commercianti che chiudono “chignen e fottne”: si lamentano che il centro sta diventando un centro commerciale ma intanto accettano offerte che non si possono rifiutare. Eh no cari ,non siete falliti ma semplicemente non avete più stimoli o risorse rigenerative per rinnovarvi e quindi vendete… Anche questo è il mercato e non diamo la colpa a nessuno…
Questo è il sogno ed obbiettivo di monifesrazioni come la “città degli allocchi” e dei suoi furbi ed abili organizzatori.
Mi pare ci sia ben poco, da stupirsi.
Come può essere accaduto… lo si sa più che benissimo.
Una “Tourist Land” senza più tradizioni,
che ha perduto i suoi caratteri e la sua atmosfera.
Una Como che, giorno per giorno, si trasforma.
Per il business di pochi.
Chi l’ha voluta trasformare così, deliberatamente
(e con determinazione, continua a volerlo),
ora non può di certo stupirsene.
Dovrebbe farsi un esame di coscienza.
(Ammesso che ce l’abbia, una coscienza)
“…grande…” è una parola grossa.