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VIDEO Chiara e Irene, vita da pendolari: “Noi e Trenord, una relazione sofferta”

Chiara va verso la Svizzera, Irene scende a Milano. Il risultato però non cambia: ritardi, disagi e soppressioni. Questa è la routine per chi, come loro, è definito comunemente “pendolare” e si affida al caro vecchio Trenord.
Entrambe studentesse, vivono nella brianzola Seregno ed entrambe prendono gli stessi treni Trenord ma, se una passa per Como e poi va verso la Svizzera, l’altra viaggia all’opposto. Nonostante le direzioni diverse, la sostanza non cambia: Chiara e Irene sono stanche. Stanche di un servizio molto più simile a un disservizio.

“La mia relazione con Trenord è sofferta”, confida Irene. Sulla stessa falsariga mentre Chiara parla addirittura di “relazione complicata”. E complicata, infatti, diventa tutta la giornata se per un ritardo di 10 minuti si arriva all’Università a lezione già iniziata o si perde la coincidenza a Chiasso. Senza contare i disagi quando i treni vengono soppressi anche all’ultimo minuto. “In realtà, spesso nessuno sa perché il treno viene soppresso – sospira Irene – Raramente ci vengono date spiegazioni precise e spesso ci troviamo tra pendolari a commentare quello che vediamo”.

Oltre che osservare e commentare, infatti, non c’è molto altro che il povero pendolare può fare. Sia per i vari disagi legati a ritardi o sovraffollamenti, sia per quanto riguardo la scarsa pulizia o la sicurezza che, in certe fasce orarie della giornata, non è garantita.
“La sicurezza non è il top, quindi è pericoloso usare i treni a un certo orario, sopratutto di sera”, ci conferma Chiara preoccupata. “Anche la pulizia lascia a desiderare, soprattutto perché andando a Lugano e prendendo i treni svizzeri posso vedere che sono molto più puliti di quelli di Trenord”.

Dunque, il campionario è ampio: ritardi, soppressioni, scarsa sicurezza e poca pulizia. Pagati, però, a caro prezzo: circa 60 euro che mensilmente le nostre protagoniste (o eroine a seconda dei punti di vista) versano regolarmente.
La domanda sorge spontanea: il costo dell’abbonamento, vale il servizio offerto? “No, assolutamente no – afferma con decisione Irene – credo di rispondere non solo a nome mio ma anche a nome di tutti gli altri pendolari che prendono il treno come me”.
Visto dalle donne, nemmeno lo sciopero di Trenord indetto dai sindacati l’8 marzo scorso per manifestare contro la violenza ha avuto un grande apprezzamento.
“All’inizio non ci volevo nemmeno credere perché – secondo Irene – è stato un ulteriore disagio in una giornata che invece doveva essere di festa”.
“Diciamo che potevano trovare un altro modo per mostrare questa sensibilità e solidarietà per le donne”, è l’opinione di Chiara. E probabilmente è anche l’opinione di tutti coloro che ogni giorno salgono su un mezzo di trasporto affidabile quanto un calesse ai tempi di Jane Austen.

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