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Yasemin, Ahamed, Amjad (e il Vicari furioso): “Via Milano Alta? Solo un altro modo di essere italiani”

Il mio sogno è andare in via Milano passeggiando in Italia. Ci stiamo lavorando”, parola di Matteo Salvini. Via Milano quindi non è Como, non è neppure Italia. È una novella terra di riconquista da riannettere con urgenza ai patri confini.

 

Oddio, che via Milano non sia tra le strade-gioiello della città è cosa nota. Da sempre in bilico tra l’essere un semplice quartiere di immigrati e il sogno di diventare il quartiere etnico di Como, è quasi un mondo a parte rispetto alla città. Vittima della Ticosa, dei palazzi da restaurare, del traffico, della Ztl e chi più ne ha più ne metta. Il risultato è la zona che conosciamo: poco più di 50 negozi, di cui la metà chiusa e l’altra metà gestita prevalentemente da stranieri. Ma cosa ne pensano i diretti interessati delle parole del ministro?

Como passanti in via Milano alta ph: Carlo Pozzoni

Per scoprirlo basta fare due passi qui e infilare la testa nei tanti esercizi dove tutti (ma proprio tutti) danno la stessa risposta, come Emlik Abbas, proprietario del kebap all’inizio della via: “Se Salvini fosse venuto qui avrebbe visto gente che lavora e che non fa male a nessuno. Tutta via Milano lavora e aiuta l’Italia pagando tasse e contributi, come fanno gli italiani”.

Como Emlik Abbas dell’ Istanbul Kebap di via Milano ph: Carlo Pozzoni

Gli fa eco Ahamed Mazahir dal suo take away cingalese: “Noi rispettiamo le Leggi, paghiamo le tasse, esattamente come gli italiani”.

Rispettare le Leggi, pagare le tasse, cose scontate direbbero molti. Ma non sufficienti a fare di via Milano una via “italiana” a tutti gli effetti, a quanto pare. Tra odori di spezie, cibi (molto) piccanti e lingue diverse, questo per qualcuno resta ancora un mondo lontano, che andiamo a cercare con i charter low cost ma che poi, quando arriva a casa nostra, da fastidio. Quindi non è Italia?

La risposta, semplicissima e forse per questo disarmante, la dà Yasemin Parlak, una bella ragazza turca che accoglie i clienti in un negozio di parrucchiere e che, a soli 18 anni, ha la replica perfetta: “Via Milano Alta? È solo un modo diverso di essere italiani”. Tutto qui.

Como Yasemin Parlak del negozio di parrucchiere Euro Asia Salone in via Milano ph: Carlo Pozzoni

Non le manda certo a dire, invece, Stefano Vicari, peraltro coordinatore cittadino di Forza Italia, dal suo negozio di arredamento: “Salvini prima di parlare dovrebbe studiare un po’. Stanno amministrando loro la città, no? E cos’hanno fatto finora? Nulla. Non devi mandare via gli stranieri, devi fare in modo che anche gli italiani siano stuzzicati da questa strada. Parlando in quel modo non si fa altro che buttare benzina sul fuoco senza risolvere niente. Oltretutto, io non l’ho visto passare in via Milano. Se l’avesse fatto avrebbe capito che oltre a non sentir parlare l’italiano è anche sporco, la strada fa schifo, ci sono immobili del Comune vuoti. Tutte queste cose non dipendono dagli extracomunitari ma dall’Amministrazione”.

Como Stefano Vicari del negozio L’Arte di via Milano ph: Carlo Pozzoni

Per completezza bisogna precisare che gli azzurri, pur molto critici e usciti dalla giunta Landriscina, erano (e restano, almeno per ora) forza di maggioranza.
C’è da dire, però, che via Milano non è mai davvero riuscita ad avere quell’impronta “etnochic” che fa tanto via Sarpi e che, forse, potrebbe farla piacere anche ai più diffidenti. Perché (non facciamolo sapere in giro, eh) qui molti italiani già vengono volentieri a fare la spesa, come racconta Tamzzam Adalat che, da dietro il banco della sua macelleria, serve clienti che arrivano “da Lugano, dalla Brianza e dal lago”.

“Perché qui – aggiunge Amjad Aftab, proprietario di un fornitissimo negozio di alimentari – trovano prodotti che negli altri negozi non ci sono”.

Como Amjad Aftab del supermarket di via Milano ph: Carlo Pozzoni

“È una via in cui passa tanta gente”, dice Mehran Sajid dal suo negozio in cui ripara cellulari fresco di inaugurazione.

Como Umar Khatab, Mehran Sajid e Ahmed Zeeshan del negozio di telefonini di via Milano ph: Carlo Pozzoni

Ma allora perché stenta a decollare? La risposta (o il colpo di grazia) è ancora Vicari (questa volta in veste di coordinatore dei negozianti): “Questa via può rinascere solo se l’Amministrazione ci crede. Il bello porta il bello ma qui non hanno mai investito neanche un euro delle multe riscosse con la telecamera di piazza San Rocco. Se non parti da lì non rifiorirà mai niente”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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4 Commenti

  1. Non è affatto vero che via Milano sia sporca e faccia schifo. A Londra c è si sporcizia per le strade. Magari si potrebbe parlare di via Anzani dove parcheggiano gli svizzeri che arrivano a comprare le merci che altrove non trovano, rendendo difficoltoso il passaggio dei pedoni e delle auto in transito.,per non parlare dei furgoni.
    L inquinamento acustico dei clacson suonati da chi di lì non può passare e pure dei bus che non passano da via Milano a causa delle auto parcheggiate davanti ai succitati negozi , anche quello non ha colore

  2. Mi capita di passare a piedi per via Milano alta, verissimo che la maggior parte delle persone che incrocio non sono palesemente italiani, ma ho sempre riscontrato cortesia e tranquillità, come identica gentilezza e disponibilità l’ho trovata in alcuni negozi in cui sono entrato.
    I due problemi sono:
    A) troppi negozi liberi, ma a causa di chi? Probabilmente da proprietari che sono indisponibili ad affittarli alle attuali quotazioni basse del mercato
    B) automobilisti, stranieri ma anche italiani, indisciplinati e ahimè impuniti, che lasciano le auto parcheggiate in strada, idem i furgoni di fornitori, dando perciò l’impressione di essere in una via senza regole

  3. La saggezza e la concretezza delle persone comuni, che onestamente e quotidianamente lavorano e vivono nella nostra bella città, è la miglior risposta alle farneticazioni dei politicanti che, lontanissimi dalla vita quotidiana di Como, seminano divisione per fini propagandistici.
    Il problema è che di questa propaganda si nutrono pure quegli amministratori locali, ad esempio e in particolare sindaco e vicesindaco, che dovrebbero portare risposte concrete, invece che chiacchiere becere e vuote.
    È cioè evidente come sia l’assenza di politiche programmatorie serie e di investimenti nella riqualificazione cittadina, in via Milano così come in tanti altri luoghi della città, il vero problema.

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