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Cernobbio, il nido dei maltrattamenti. Rabbia di madre: “Stessa gestione, ritiro mia figlia”

Il dibattito sull’asilo nido “Rita Fedrizzi” di Cernobbio, resosi drammaticamente celebre lo scorso marzo per alcuni casi di maltrattamenti sui bambini, è riesploso nell’arena politica del paese questa settimana.

Nello specifico, le polemiche alzate dalla consigliera di opposizione Simona Saladini e supportate dall’ex sindaco uscente Paolo Furgoni, hanno riguardato l’assegnazione della struttura, tramite bando, alle stesse due cooperative sotto la cui gestione si erano verificati i maltrattamenti.

Oggi riceviamo una lettera aperta da Irene, la mamma di una bambina che avrebbe dovuto cominciare il nido tra pochi giorni, e che, all’ultimo, ha deciso di ritirare la figlia sull’onda delle preoccupazioni per la mancata discontinuità con la gestione precedente.

Si tratta di una lettera accorata e indignata, dure nei confronti la corrente amministrazione guidata da Matteo Monti. Pubblichiamo il testo per intero.

Cernobbio, 30/08/2019 

Sono mamma da poco più di un anno e mi accingevo a mandare la mia bimba al nido. Ero emozionata, per lei e per me, convinta che fosse un grande passo. Poi, a un paio di giorni dall’inizio dell’inserimento, mi sono trovata costretta a rimettere tutto in discussione. Per quale motivo?

Il nido al quale avevo iscritto mia figlia è il Rita Fedrizzi di Cernobbio, l’asilo comunale che è andato alla ribalta nei fatti di cronaca del marzo di questo anno. Avevo deciso di iscrivere comunque la bimba dopo le molte rassicurazioni da parte del Comune e del Sindaco stesso. Era stato affermato con veemenza che non si sarebbero ripetuti gli sbagli dell’amministrazione precedente, che avrebbero provveduto a cambiare tutto il personale del servizio per garantire un nuovo inizio e che sarebbero aumentati i controlli per una maggiore tutela dei nostri piccoli. Promesse di un politicante che, come ormai purtroppo dovremmo aspettarci, lasciano il tempo che trovano. 

Ieri sera (29 agosto), alle ore 17.48 ricevo una mail da parte dei responsabili comunali del servizio Nido che volevano augurare alle famiglie un buon inizio anno scolastico (dal giorno 2 settembre). In questa mail ci è stato finalmente indicato a chiare lettere quale cooperativa avrebbe gestito il servizio nido e quali dipendenti sarebbero stati coinvolti. Non posso descrivere la mia sorpresa, il mio disappunto e la mia delusione quando ho scoperto che le cooperative appaltatrici sono le stesse dell’anno scorso e le lavoratrici che potevano essere riconfermate sono ancora lì, assunte e rese responsabili della gestione interna del servizio. Come persona e come madre, mi sembrava impossibile una situazione del genere. Eppure è quella in cui mi sono ritrovata, all’improvviso. Mi sento privata dei diritti miei e di mia figlia. Il diritto all’istruzione pubblica, perché non posso più in tutta tranquillità portarla in quella struttura e per quest’anno le liste d’attesa sul territorio comasco sono improponibili. Il diritto alla tutela del minore, soprattutto in una età così fragile e fondamentale per lo sviluppo futuro della persona. Il diritto di sentirmi una buona mamma, perché mi sento sospesa tra il lavoro e il tenere mia figlia in una situazione sicura e protetta. Mi sento anche molto frustrata e amareggiata, soprattutto dopo essere stata una delle sostenitrici di Matteo Monti e dopo aver creduto a tutte le sue promesse. 

Non mi basta un messaggino dove il Sindaco, in quattro parole, rassicura sul fatto che i consiglieri e i responsabili si sono fatti in quattro e si sono spaccati il cervello per cambiare il servizio. Non mi basta sapere che la “maestra cattiva” adesso sia assicurata alla giustizia: tutte le persone che non hanno parlato per tempo, per quanto mi riguarda, possono essere considerate omertose.

Non mi basta neanche che il responsabile del servizio mi chiami per addurre qualche motivazione sul fatto che alcuni genitori hanno richiesto continuità educativa per i bambini già iscritti l’anno precedente. Il punto è che hanno competente ribaltato le promesse fatte ad un giorno dall’inizio del nido. Avrebbero potuto informarci chiaramente almeno un mese fa delle scelte fatte riguardo le cooperative appaltatrici e il corpo insegnanti, visto che la riunione a riguardo è avvenuta il 27 luglio e pochi giorni dopo ai genitori è stata mandata una mail molto nebulosa a riguardo.

Se fossero stati chiari allora, ogni genitore avrebbe potuto fare le sue scelte e organizzarsi di conseguenza. Se fossero stati chiari ancora prima, forse alcuni di noi avrebbero avuto tempo di iscrivere il figlio nelle liste di attesa di qualche altro comune. 

A parole, il Sindaco di Cernobbio ha sempre detto di essere vicino alle famiglie, ha detto che avrebbe fatto chiarezza e che avrebbe tenuto aggiornati i genitori. Invece ci ritroviamo ad essere informati per ultimi delle decisioni prese riguardo la gestione dei servizi dedicati ai nostri bambini e che influiscono non solo sui piccoli ma su tutta l’organizzazione famigliare. Avrei preferito poter scegliere anche solo un mese fa se mandare o meno mia figlia al nido di Cernobbio. Mi sarei potuta organizzare per tempo con nonni, babysitter o quant’altro. Avrei anche potuto cercare con calma un’altra struttura presso la quale iscriverla. Invece mi ritrovo, da un giorno con l’altro, a dover riorganizzare tutto con tutte le difficoltà e i problemi che ne derivano. 

Con questo discorso, non pretendo di fare di tutt’erba un fascio. Non voglio certo dire che tutte le educatrici che ora lavorano al nido di Cernobbio siano delle cattive persone. Può essere che siano tutte valide, serie e professionali. Fatto sta che a questo punto sento di non potermi più fidare. 

Si è rovinato quel rapporto che dovrebbe essere alla base di tutto, soprattutto in una questione così delicata che è affidare ad estranei il nostro bene più prezioso. Si è rovinato quel rapporto di stima nei confronti del nostro “Sindaco a tempo pieno”, che presenzia tutti gli avvenimenti mondani possibili, che riempie di fiori le fontane e pensa ad imbellettare le strade, lasciando soli i cittadini con i loro problemi. 

Irene, una mamma stanca di queste cose all’italiana

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