A Locarno impara la regia, ma il cuore resta alla sua Como: “Voglio mostrare le disuguaglianze della nostra città, e in Svizzera ho trovato lo spazio per farlo”
A ventun anni, Leonardo Saldarini ha già le idee chiare. Studente dell’ultimo anno di regia al Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (Cisa) di Locarno, ha deciso di dedicare il suo prossimo documentario alla città dove è nato e cresciuto: Como. Ma non quella delle cartoline patinate e degli yacht sul lago, la Como che vuole raccontare Leonardo è fatta di persone, di disuguaglianze, di storie invisibili che scivolano dietro le vetrine dei B&B e dei ristoranti per turisti.

“Mi sto concentrando sul tema della crisi abitativa – racconta – Parto dai senzatetto, ma non solo. Voglio capire cosa significa davvero vivere a Como oggi, in una città dove sempre più appartamenti vengono trasformati in alloggi turistici e gli affitti a lungo termine non convengono più. È un problema reale, eppure pochi lo raccontano”.
“Quella disuguaglianza mi ha colpito nel profondo”
L’idea, spiega Leonardo, nasce da un’esperienza personale: “Quest’estate ero a Roma, e ho conosciuto una ragazza che viveva in un seminterrato messo davvero male. Per mantenersi quella casa lavorava duramente mentre studiava. Poco distante, un mio amico viveva in un appartamento pagato dai genitori. Quella disuguaglianza mi ha colpito nel profondo. Poi ho letto di una famiglia costretta a vivere in un container: esseri umani che abitano in spazi pensati per contenere merce. Da lì ho capito che volevo approfondire il tema, e ho iniziato a guardare alla mia città con occhi diversi”.
Il progetto è ancora in fase di ricerca, ma Leonardo sa già come intende svilupparlo: “La prima cosa è creare fiducia. Passare tempo con le persone, ascoltarle, prima ancora di accendere la videocamera. Solo quando si crea un rapporto autentico puoi raccontare davvero una storia. Non voglio fare un reportage, ma un racconto intimo, che segua la quotidianità dei protagonisti. Potrebbe essere un senzatetto che occupa una casa, una famiglia in attesa di sfratto, o un gruppo di volontari che aiuta chi vive in strada. Voglio che lo spettatore si chieda: e se fossi io al loro posto?”.
“La scuola in Svizzera cosa meno e finanziano i nostri progetti”
La passione per il cinema è nata tra i banchi del Centro Studi Casnati, indirizzo Audiovisivo e Multimedia. “Al terzo anno ho potuto scegliere il ramo di cinema e mi sono subito innamorato della regia. Ho guardato varie scuole, ma a Milano le rette erano altissime. Paradossalmente in Svizzera costava meno, e la Cisa offre anche un budget per i progetti degli studenti. Inoltre siamo in pochi per classe, nel mio corso d’indirizzo siamo solo in tre ma in tutto siamo in 16, e questo permette un rapporto diretto con i professori”.
Non è la prima volta che Leonardo punta l’obiettivo sulla sua città. Il suo primo documentario ‘Lèscen’, trasmesso nelle sale del Gloria, raccontava il rapporto dei giovani con Lezzeno: “Parlava di identità, di scelte, di quanto i ragazzi sentano il bisogno di restare o partire. L’avevamo girato anche in un campetto di basket sul lago, simbolo di un luogo bello ma trascurato. È lì che ho capito quanto mi piace dare voce a chi non ce l’ha”.

Ora, con il nuovo progetto, Leonardo vuole spingersi oltre. “Non voglio solo raccontare Como, voglio capirla. Mostrare il suo lato nascosto, quello che spesso si finge di non vedere. Perché anche le città più belle, a volte, hanno bisogno di essere guardate con occhi diversi”.
