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Brivido Molinari in FdI, effetto Fermi nella Lega, derby terzopolista Gaffuri-Veronelli, incognita Gaddi in FI: regionali show a Como

Sono tanti i temi politici che interessano gli equilibri comaschi legati alle prossime elezioni regionali del 12-13 febbraio. Alcuni macro (nel centrodestra quanto sarà il distacco tra Fratelli d’Italia e Lega, se e come sopravvivrà Forza Italia; al centro quanto saprà porsi come elemento importante o meno nello scacchiere politico generale il tandem Azione-Italia Viva; a sinistra se il Pd terrà botta o meno come forza di riferimento dello schieramento dopo l’amaro esito delle Politiche e se l’effetto Conte si farà sentire anche in Lombardia, terra sempre piuttosto amara per i Cinque Stelle). Poi ci sono i temi mini, se non micro, che riguardano gli assetti, gli equilibri e i nomi specifici dei singoli partiti comaschi. A livello locale, sono questi quelli più interessanti. Vediamone alcuni.

FRATELLI D’ITALIA

Il primo riguarda sicuramente quella che sembra una maxi sfida tutta interna a Fratelli d’Italia, ossia quella che vede in pista il coordinatore provinciale Stefano Molinari, l’ex sindaco di Cantù Edgardo Arosio e il sindaco di Argegno Anna Dotti (questi ultimi due, peraltro, in ticket, così come Molinari con l’altra candidata del lago, Claudia Lingeri). Al netto della teorica (ma tutt’altro che semplice) ipotesi che FdI porti in Regione addirittura due comaschi (servirebbe però veleggiare attorno al 30%), se invece fosse soltanto uno il meloniano lariano destinato al Pirellone allora ci sarebbe da divertirsi. Questo perché è del tutto ovvio che, per molte ragioni, il nome di punta del partito dovrebbe essere Molinari, figura storica oltre che coordinatore provinciale.

Eppure, anche alla luce della candidatura quasi a sorpresa e all’ultimo momento di Molinari, che non pochi scombussolamenti ha comportato, alla luce del sole o dietro le quinte pare che in FdI vi siano molti movimenti per convergere su Dotti e rendere almeno difficile la corsa del coordinatore provinciale. La prima cittadina di Argegno, infatti, oltre al ticket con Arosio, potrebbe contare anche sul sostegno di due grandi esclusi dalle liste per Milano, ossia il sindaco di Rovellasca Sergio Zauli e il consigliere comunale a Como Antonio Tufano. Con Molinari – oltre al ticket con la tremezzina e già sindaco di Mezzegra Claudia Lingeri – dovrebbe invece schierarsi l’entourage storico del partito, quello che viene dalle radici, ha fatto la storia della destra comasca e ne ha ingrossato le fila ultimamente. Basterà ttto questo al coordinatore provinciale per sventare il tentativo di “golpe” interno, che se andasse a segno creerebbe non pochi problemi agli equilibri attuali di FdI e soprattutto sarebbe la terza delusione personale dopo comunali e politiche? Tra una settimana la risposta.

LA LEGA

Passando alla Lega, qui la curiosità è di altro tipo: ossia vedere se anche a Milano, come già accaduto a Como città, il rappresentante in consiglio del partito sarà una new entry o un nome storico (a Palazzo Cernezzi, dopo l’addio del ministro Alessandra Locatelli, è subentrata l’ex assessore di “Insieme per Landriscina” Elena Negretti). Alessandro Fermi, passato da Forza Italia alla Lega nell’autunno del 2021, cinque anni fa collezionò un numero di preferenze record con gli azzurri: oltre 8.200. Numeri che, un lustro dopo e pur con le incertezze sempre legate a un cambio di casacca, danno il presidente del consiglio regionale uscente come grande favorito sul sottosegretario regionale uscente e leghista doc, Fabrizio Turba, così come sulla candidata dell’altolago, Gigliola Spelzini. Due nomi storici del Carroccio, questi ultimi, che, se Fermi ripetesse l’exploit del 2018, rischierebbero l’esclusione dal Pirellone dopo un solo mandato.

FORZA ITALIA

In Forza Italia, per chiudere con il centrodestra comasco, la vera curiosità e una su tutte (sempre che gli azzurri riescano a strappare un seggio milanese): quanto pesa ancora sul territorio un nome che ha fatto la storia del partito berlusconiano sul Lario, ossia Sergio Gaddi. Tradotto: se l’artefice delle grandi mostre a Villa Olmo avrà la forza di risultare o meno il forzista più votato oppure no (l’avversario interno più ostico dovrebbe essere senza dubbio il vicesindaco di Mariano Comense, Andrea Ballabio).

TERZO POLO

Passando agli altri fronti, il più “croccante” è sicuramente quello della lista Calenda-Renzi dove – in attesa di capire se i numeri e il complesso meccanismo della legge elettorale porteranno in dote un eletto – si profila una sfida non male: quella tra il renzianissimo ex sindaco di Albese, Alberto Gaffuri, e l’ex volto storico di Forza Italia, ora calendiana accesa, Anna Veronelli. Il primo, forte del radicamento territoriale soprattutto nell’Erbese ma con diversi “agganci” in provincia, la seconda che ha il feudo a Como città. Gaffuri è il favorito, ma l’attesa per il reale peso di entrambi, c’è.

PARTITO DEMOCRATICO E M5S

Per il resto, nessuna sorpresa dovrebbe venire in casa Pd: il “cavallo vincente” sembra ancora l’uscente Angelo Orsenigo, senza particolari pensieri. Tutto da valutare, infine, il peso comasco del Movimento Cinque Stelle, il cui nome di punta è quello dell’attuale consigliere regionale Raffaele Erba. In lista, lui sembra favorito senza ombra di dubbio; il ritorno al Pirellone però potrebbe essere molto meno scontato. Sempre in casa pentastellata, interessante la “pesatura” di Luca Ceruti, nome storico del Movimento a Como città e già consigliere comunale.

 

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5 Commenti

  1. Ci sono anche le liste Lombardia Ideale e Noi Moderati per la coalizione che sostiene Attilio Fontana, la lista Civica che sostiene Letizia Moratti, le liste Patto Civico e Verdi/ Sinistra Italiana per la coalizione che sostiene Pierfrancesco Majorino, la lista Unione Popolare che sostiene Maria Ghidorzi

  2. Il vero problema non è chi sarà eletto. Il vero problema è che se, come probabile, ci terremo Fontana avremo il quarto mandato di un Governatore leghista di Varese. I nostri eletti di maggioranza (Fratelli d’Italia compresi) saranno succubi dello status quo e i nostri eletti di minoranza ricominceranno a battagliare contro i mulini a vento nella speranza di riconquistare il controllo della Sanità, ormai appannaggio di strutture, di medici e di dirigenti varesini, nella speranza di vedere costruire la Tangenzialina, nella speranza di non dover far la parte per altri cinque anni dei cugini sfigati. Non è quello che è successo con Turba, Fermi & C. nella stanza dei bottoni? 😊

    1. Ben appunto è importante che in Regione venga eletto chi è espressione del territorio, meglio se del Capoluogo.
      Soprattutto è importate che si vada a votare e che non ci sia il consueto astensionismo.

    2. Ci aveva pensato la Meloni a riequilibrare il numero dei governatori col reale peso politico fra le varie forze della coalizione. Era chiaro che volesse puntare proprio sulla Moratti come candidato espresso da FdI ma con una storia più”civica” utile a raccogliere i voti moderati. È evidente come, a ottobre, in fase di costruzione del governo, abbia dovuto rinunciare a questa idea per tenere buono Salvini che già aveva diversi malumori per il risultato non proprio esaltante della Lega. Meloni ha ceduto sulla Lombardia ma si è imposta sul governo (-> Il MIT non è certo un ministero di primo piano).

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