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Ecco cosa bolliva in pentola: Paolo De Santis super sindaco trasversale. Un “Governo Draghi” per Como

Uno spettro si aggira per la politica comasca, praticamente a ogni latitudine. Ma è uno spettro elegantissimo, conosciutissimo, affermatissimo e in realtà tutt’altro che spaventoso per moltissimi attori dello scenario cittadino. Più che un fantasma, insomma, un oggetto del desiderio.

Si tratta dell’imprenditore alberghiero, ex presidente della Camera di Commercio, nonché presidente dell’associazione politico-culturale Officina Como e con un lontanissimo passato da assessore di Forza Italia (metà anni ’90), Paolo De Santis. Ovvero, l’uomo che potrebbe scompaginare gli equilibri storici centrosinistra/centrodestra e – sulla scia del modello ultratrasversale del Governo Draghi a Roma – ricomporre in una nuova veste il quadro politico cittadino in vista delle elezioni 2022 (quadro che, ça va sans dire, per i proponenti prescinderebbe totalmente dall’attuale primo cittadino, Mario Landriscina).

Apprendiamo dai pochissimi rumors circolanti tra corridoi e segreterie (e quando diciamo pochissimi, calcolate anche meno) che l’imprenditore sarebbe già stato protagonista di sondaggi diretti, confronti e faccia a faccia con una serie di insospettabili interlocutori: dai vertici istituzionali del Pd (di sicuro non all’insaputa del potentissimo neotesserato comasco Giuseppe Guzzetti), passando per l’area civica a cavallo tra le due coalizioni storiche, per finire addirittura con i big comaschi di Fratelli d’Italia. Di Forza Italia, che pure potrebbe essere l’area moderata d’elezione come riferimento, non si hanno notizie: ma sarebbe abbastanza curioso che (salvo pasticciate fusioni con la Lega anche sul Lario, come si ventila nella Capitale) venisse esclusa a priori da una simile operazione.

Schema impossibile? Falso, come dimostra l’elezione di Fiorenzo Bongiasca in Provincia nata proprio da un accordo dem-Fdi. E doppiamente falso perché, come si accennava, con un governo romano che da mesi unisce l’impossibile, non esiste probabilmente momento più favorevole per esperimenti così azzardati anche a livello locale.

Per farla breve, comunque: benché in termini ancora generici, a De Santis sarebbe stato già espressamente chiesta l’eventuale disponibilità a candidarsi sindaco per una eventuale “Große Koalition” totalmente civica, l’anno prossimo. E – questa in fondo è la vera sorpresa, conoscendo la storica ritrosia del personaggio – l’imprenditore avrebbe tutt’altro che chiuso la porta, riservandosi di dare ai vari e trasversali interlocutori una risposta entro i prossimi 15-20 giorni. A oggi, sì e no oscillano entrambe sul 50%.

Condizioni poste? Impossibile saperle, vista la fase oggettivamente embrionale del progetto politico. Ma risulterebbe sorprendente, giusto per azzardare, che De Santis non chiedesse rassicurazioni sulla realizzazione del progetto per la Ticosa già avanzato con Officina Como, oltre ad avere garanzie dai partiti sulla composizione delle liste. Altamente improbabile, ad esempio, che le estreme di ambo i lati (vedi gruppi quali Civitas o le sinistre radicali, piuttosto che la Lega sull’altro versante) possano essere coinvolte a pieno titolo.

Insomma, il nucleo fondante potrebbe essere un rassemblement in veste civica, ampio e cementato dal candidato oltre che da un accordo politico ai massimi livelli da parte delle segreterie di partito, essenziali per dare corpo all’esperimento ma potenzialmente disposte a fare un passo indietro in termini di loghi, simboli e volti. Ma se davvero tutto questo accadrà – e per il capoluogo sarebbe oggettivamente una novità storica – bisognerà attendere il cuore di luglio.

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13 Commenti

  1. Sarebbe ora che i poteri forti scendano in campo direttamente senza nascondersi dietro candidati e liste civiche e partiti fantocci. Magari in questo modo la gente avrebbe più conasapevolezza rispetto alle persone e gli interessi effettivi di chi sta votando.

  2. Una coalizione che va dal PD a Fratelli d’Italia, psssando per Azione, Forza Italia e le liste civiche.
    Troppo facile. E tutto sommato, gran paraculata.
    Ma decidere di scendere in campo davvero, tagliare radicalmente i ponti con il blocco fascio-populista (che non facciamo finta di non capire che comprende sì gli omuncoli con la camicia sudata e le macchie di sugo della Lega, ma anche i fratellini pettinati di Giorgia Meloni) e provare a costruire una coalizione del campo progressista, no eh?
    Una cosa tipo Sala a Milano o Gori a Bergamo intendo.
    Un movimento che garantisca attenzione agli ultimi ma che abbia la chiara consapevolezza che, a cambiare il volto di una città, sono anche e soprattutto le cose grandi.
    La politica delle buche, la Ticosa convertita a posteggio, lo spettro dell’invasione e la paranoia della sicurezza, Rapinese che fa il gabibbo di fronte alle cacche di cane lasciate per strada; lasciamoci tutto questo alle spalle, lasciamolo a chi ha deciso di pescare nel torbido.
    Si metta in campo un’idea di città moderna, aperta al nuovo. Ma soprattutto CORAGGIOSA.
    E in questo, la Ticosa come hub della conoscenza era un bel biglietto da visita.

    1. Sono d’accordo con quello che scrivi, vorrei solo fare un unico appunto: cosa ha a che fare un ex-assessore di Forza Italia con la “coalizione del campo progressista”?
      Forza Italia, ricordi?? Quel “partito” di plastica fondato e comandato dal Berlusconi. Il Berlusconi titolare di un gigantesco conflitto d’interessi sui temi della giustizia; il Berlusconi che di fronte allo Stato Maggiore della Guardia di Finanza elogiava l’evasione fiscale; il Berlusconi che ha portato in Parlamento nani, ballerine e tutta la sua coorte di avvocati…

      1. La storia di Forza Italia parla per lei.
        Guardiamoci in faccia: Forza Italia è stato un partito personalista, che nei primi anni ha costruito la propria identità “per differenza” (se vi ricordate bene, nel discorso “L’Italia è il paese che amo”, Silvio Berlusconi parlava della sinistra con gli stessi toni apocalittici con i quali la DC parlava del Partito Comunista nelle elezioni del ’48), e poi l’ha mantenuta viva facendoci confluire il peggio-valoriale dell’italiano medio (evasione fiscale, maschilismo di quart’ordine, misoginia, il razzismo guascone dell’Obama abbronzato), il tutto ammantato di dignità resistenziale con la narrazione della persecuzione giudiziaria.
        Lo stesso richiamo a un’identità moderata, è stato poi tradito dai fatti, vedi la degenerazione senile di Ruby Rubacuori e delle notti di Arcore.
        Questo mare magnum ha però accolto di tutto, dal puttaniere impenitente all’imprenditore per bene bisognoso di rassicurazioni.
        Proprio per questo, più che ai resti del Forza Italia partito (perché di resti si tratta, che dureranno giusto il tempo della grande migrazione nella Lega) si potrebbe guardare all’ex elettore di Forza Italia (più o meno quell’elettore socialista della Prima Repubblica), europeista per cultura e per valori, che prova un certo imbarazzo nel pensarsi rappresentato dai partiti sovranisti.

  3. Un’ottima persona ma c’è troppa trasversalità.
    Mi sa che potrebbe essere un volto che non tutto l’elettorato interessato possa gradire e spingere ad un voto di distacco: magari sbaglio ma potrebbe essere un rigore a porta vuota per Rapinese

  4. Questa è una candidatura di tutto rispetto che sarebbe in ogni caso macchiata proprio dalla trasversalità. Cosa significa una coalizione che parte dal Partito Democratico e arriva fino a Fratelli d’Italia? Non significa nulla. Troppo diverso il sistema di valori. Anche se ci fosse convergenza sul nome, sarebbe difficile la sintesi sul programma. Quali saranno le politiche sociali, quelle abitative, le priorità nelle opere pubbliche e, soprattutto, le politiche sulla sicurezza? In Provincia è più facile. La politica del Presidente ha margini troppo stretti per creare problemi alle segreterie dei partiti.
    De Sanctis sarebbe il miglior candidato per un fronte moderato centrista non certo per la destra o la sinistra. Un ottimo candidato per i partiti “laici” (IV, Azione, +Europa), con un programma ambientale ben fatto anche per i Verdi, sicuramente il candidato perfetto per Svolta Civica, per la parte riformista del PD (ma mi piacerebbe vedere la faccia di Licata quando si presenterà ai seggi); per la parte più liberal di Forza Italia. Probabilmente sarà votato dai conservatori moderati delusi da Landriscina. Per gli altri sarebbe solo un candidato per evitare di ripresentare il “buon” Sindaco e continuare la politica del “nulla”. Questo è l’unico motivo per cui potrebbe aver senso parlare di trasversalità. Vedremo….

  5. Prendo atto che il PD non ha di meglio da offrire che un ex-assessore di Forza Italia.
    Non che il precedente candidato sindaco avesse una provenienza migliore, eh…
    Mi sa che il mio voto (per quel che vale) anche a questo giro se lo sogna.

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