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Gelo. L’attacco di Como Senza Frontiere: “Comune sordo”. Il Pd: “Aprire la stazione”

Un atto d’accusa durissimo. E’ quello che arriva da Como Senza Frontiere, l’associazione punta il dito contro l’amministrazione comunale nei giorni in cui il dibattito è concentrato sulla stazione San Giovanni, l’emergenza freddo, i senza tetto e la possibilità (negata dal sindaco Landriscina dopo la proposta del consigliere Maesani) di aprire lo scalo ferroviario a quanti – per diverse ragioni – non vogliono essere accolti nei dormitori cittadini.

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“Il freddo arriva ogni anno, a queste latitudini – scrivono i volontari – le migrazioni fanno parte della storia umana da sempre, la società include ma anche esclude, e i margini sono sempre abitati, per necessità o anche per scelta”. Quindi l’accusa: “Queste semplici, incontestabili affermazioni si scontrano con la sordità dell’amministrazione cittadina e governativa”.

Patrizia Maesani

Secondo Como Senza Frontiere vi sarebbe dunque “l’incapacità di rispondere a situazioni che a nessun titolo possono essere definite emergenziali, la non volontà di attrezzarsi stabilmente con strutture pubbliche e servizi in grado di rispondere ai bisogni e ai diritti di tutte le persone, e anche l’uso strumentale delle vicende di questi giorni, piegate agli interessi di alcune parti politiche.
È una logica sbagliata da tutti i punti di vista. Ed è una logica che attende solo di diventare criminale”.

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Mario Landriscina

Secondo l’associazione tra città e territorio le strutture di accoglienza sarebbero “inadeguate”, un problema che “viene da lontano”, In sostanza, è il pensiero: “tutti gli atti (attuati o mancati) dell’attuale amministrazione vanno in direzione sbagliata, adottando una logica di indifferenza o di punizione nei confronti di tutte le persone che non rientrano nelle logiche del controllo”.

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E, i toni, riga dopo riga diventano sempre più duri. “L’amministrazione cittadina – si legge ancora – non ha veramente sotto controllo la situazione generale e si limita a rincorrere l’evolversi della situazione, sperando di non dover affrontare drammi (a quando le prime vittime?), delegando in via ufficiosa al volontariato la gestione delle situazioni più difficili, spesso arrogandosi i meriti di quest’ultimo”.

CsF poi denuncia il metodo. “Non ha alcun senso elencare i posti “a disposizione” nei ricoveri contro il freddo,  per poi prendere atto che comunque non sono sufficienti e limitarsi ad auspicare che qualcun altro apra le porte. (Salvo poi colpevolizzare a tempo debito quegli stessi luoghi. Per esempio parrocchie o i ricoveri di fortuna allestiti dal volontariato o dall’attivismo sociale – perché l’accoglienza non ottempera a tutte le norme)”.

Alessandra Locatelli

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Poi l’attacco all’assessore ai Servizi Sociali e Vicesindaco, Alessandra Locatelli. “Stando alle dichiarazioni rilasciate nell’intervista a Comozero del 26 febbraio dall’assessore ai servizi sociali, l’unica attività ascrivibile al Comune è “sensibilizzare le parrocchie” affinché accolgano di più. Mentre le altre azioni elencate dall’assessore sono del volontariato e dell’associazionismo. Ricordiamo però che la stessa, quando ancora non era in carica, ha disincentivato l’accoglienza nelle parrocchie, arrivando a depositare presso l’ufficio protocollo dell’Asl e della Prefettura un esposto, con annessa raccolta firme, per ostacolare l’accoglienza di persone bisognose nella parrocchia di Rebbio”.

“È una beffa – è la conclusione – chiedere alle realtà del tavolo della rete dei servizi per la grave marginalità, in cui il Comune dovrebbe avere un ruolo trainante, di fare delle proposte, per poi ammettere che l’amministrazione non è disposta a sostenerle stanziando fondi comunali. Ogni notte restano fuori dal “sistema” almeno 20 persone. Il numero è certamente superiore, e una serie di persone sfuggono alla conoscenza. Nessuno di loro può essere considerato un problema solo di “buon cuore”. Se mettere a disposizione alcuni luoghi anche di notte (come le stazioni) significa ridurre alcuni problemi, va fatto. Lo si è sempre fatto (anche a Como) e lo si continua a fare anche nelle città più moderne. E contemporaneamente si metta mano a un serio programma di conoscenza e di soluzione dei problemi connessi alla persone senza fissa dimora (locali, nazionali o migranti che siano)”.

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EDIT 17:39 dell’1 marzo 2018

In queste ore è intervenuto anche il Partito democratico. “Adesso è una questione politica”, scrivono in una nota Stefano Fanetti, Gabriele Guarisco, consiglieri comunali, e Tommaso Legnani, segretario cittadino. “Alla fine dell’ennesima nottata di freddo in cui diversi clochard comaschi, alcuni storici, hanno dormito all’aperto – accusano – basterebbe aprire l’atrio caldo della stazione di San Giovanni per permettere loro, in totale libertà, di usufruirne senza per forza rivolgersi a strutture che, evidentemente, sentono come strette”. Quindi nuove accuse a Landriscina e Locatelli: “Questo è il lato umano, quello che la Lega, assessore e sindaco in testa, non sa trattare. Poi, c’è il dato politico: il centrodestra è spaccato su alcune questioni, da ultima quella di come si interviene nei confronti dei soggetti deboli”.

Per Fanetti, Guarisco e Legnani “è più che evidente, anche dalle dichiarazioni che rilasciano le varie anime della maggioranza, che non c’è proprio coesione su alcune scelte. Con il sindaco che addirittura invita stizzito ‘i benpensanti che appartengono a uno schieramento che dovrebbe sostenere la Giunta’ – parole sue –  a schierarsi con le minoranze”.

Per il Pd, cioè, ci sono “situazioni in sospeso tra gli esponenti della Lega, quelli di Fdi, ma anche con Forza Italia, dove qualcuno pare abbia diversi sassolini nelle scarpe da togliersi e forse aspetta solo il 5 marzo per farlo”, aggiungono Fanetti, Guarisco e Legnani.

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