La botta c’è stata, inutile girarci attorno: il centrodestra che a Como, lo scorso 12 giugno, non è arrivato nemmeno al ballottaggio per eleggere il nuovo sindaco è ancora una notizia politica seconda soltanto all’exploit civico di Alessandro Rapinese. Ma se è vero che la storia non si fa con i se e con i ma, è anche difficile non pensare da dove è nato lo sprint finale dell’attuale primo cittadino: 103 voti in più (su oltre 8mila) colti al primo turno dal vincitore rispetto a Giordano Molteni. Un soffio, insomma, ma capace di decidere la storia. A bocce ormai ferme e “ring elettorale” smontato, lo stesso Molteni ci ripensa.
“Beh sì, è mancato pochissimo, se non altro per giocarsela fino alla fine. Poteva cambiare molto, se non tutto, con una manciata di voti in più. Se mi rimprovero o mi pento di qualcosa? Tutto può sempre essere fatto meglio e diversamente, con il senno di poi. Sicuramente qualcosa avrò sbagliato, così come non tutto avrà funzionato nella coalizione. Ma se devo rispondere alla domanda specifica, dico di no. Non ho pentimenti o rimorsi particolari. Ho fatto ciò che credevo, ho detto ciò che pensavo, mi sono presentato per quel che ero e con la mia storia personale, politica e amministrativa. Mi sono buttato con tutte le forze e le energie nel ruolo importante che mi era stato affidato. Ho perso, e per me che di solito i risultati li ho sempre centrati, è un po’ una novità. L’amaro in bocca c’è, ma non ho pentimenti”. Qualche elemento in più sulle cause della mancata affermazione, però, arriva.
“Forse la gente era stanca dei partiti, contro cui Rapinese ha puntato tutta la campagna elettorale – dice l’ex candidato sindaco. – Come dicevo, io ho messo sul piatto un percorso di vita e di esperienza, forse non è stato capito fino in fondo. Ma ho fatto del mio meglio e ho sempre cercato di tenere uniti tutti i gruppi del centrodestra che mi sostenevano. Può essere che nell’alleanza non tutto abbia funzionato, che qualcuno o qualcosa sia mancato. Ma ora non voglio entrare nella dinamica politica, quella adesso è materia per i segretari provinciali dei partiti”.
Alla specifica domanda se sarà il leader di tutta l’opposizione di centrodestra, però, Molteni dà una risposta un po’ più sfumata: “Io rappresenterò Fratelli d’Italia (con Lorenzo Cantaluppi capogruppo, ndr), partito che mi ha proposto e sostenuto, concedendomi un grande onore. Ora voglio fare solo il consigliere comunale, mettendo a disposizione l’esperienza accumulata in tre mandati da sindaco di Lipomo e la conoscenza delle regole della macchina amministrativa. Ecco, mi piacerebbe che questo mi venisse riconosciuto in aula e anche dai cittadini che osserveranno il mio operato”.
“Finora ho vissuto una bella esperienza, anche se estremamente impegnativa. La campagna elettorale mi ha portato a conoscere molto meglio la città, i suoi abitanti, i problemi e le potenzialità di Como. E ora, visto che ciò che conta più di tutto per un amministratore è risolvere i problemi dei cittadini, mi sento in grado di poterli affrontare, di dare un contributo anche se dai banchi della minoranza. Anzi, non vedo l’ora di partecipare al primo Consiglio Comunale. Se resterò per tutto il mandato? La proiezione è sui cinque anni, certo. Poi per carità, non ho vent’anni ma 69, però l’intenzione è quella”.
“Posso anticipare già quali saranno i fili conduttori del mio intervento – annuncia Molteni – parlerò di come intendo io il ruolo del consigliere, dell’esigenza di coerenza e credibilità nelle decisioni di chi governa al posto delle sparate, e poi ovviamente dell’idea che ho io della figura del sindaco”.
Arriva, dunque, un primo giudizio su Rapinese, pur partendo inevitabilmente dallo sfidante conosciuto in campagna elettorale. Qui le parole non sono tenerissime: “Nessun pregiudizio, ma giudico quel che ho visto. Se ora, da sindaco e non più da eterno candidato, cambierà atteggiamento e proporrà cose utili per la città, non sarò certo lì a creare problemi. Ma deve capire che la campagna elettorale e tutti i suoi toni estremi con i proclami guasconi, da primo cittadino non sono più sostenibili. Non puoi scoprire dopo l’elezione che il caso di via del Dos non era come pensavi o che il Comune non può garantire che la gente non si tuffi nel lago dove non si può. Da sindaco, devi conoscere e agire, non annunciare o alzare le braccia. Come sarà il mio atteggiamento con lui? Dirò la mia sui temi. Se troverò collaborazione e ascolto, bene. Se sarò preso a calci nei denti, cambierò atteggiamento”.
5 Commenti
Ora vedremo, nel concreto, se le opposizioni opereranno nell’interesse della Città di Como affiancando la giunta e proponendo soluzioni o se “scaderanno la sedia” solo per mettere i “bastoni fra le ruote”, i cittadini saranno molto attenti perchè non ne possono più del degrado raggiunto a Como.
Da quando l’opposizione “affianca la giunta” ???
Mi scusi. Ma quando l’attuale Sindaco era all’opposizione, Lei ha mai chiesto che collaborasse con la Giunta Lucini e con quella Landriscina. Le opposizioni sono sempre collaborative se invitano il Sindaco a non fare errori che possano pregiudicare gli interessi della città e dei cittadini subito e nei prossimi anni. Sicuramente l’opposizione di sinistra e quella di destra non insulteranno e sbeffeggeranno il SIndaco come fatto precedentemente dal Consigliere d’opposizione Rapinese. La signorilità a Como è partitica!
E il ricorso al TAR ? Già proclami non seguiti dai fatti…
Mi domando se il candidato Molteni dall’alto della sua esperienza Lipomese avrebbe già risolto il caso di via del Dos o avrebbe fatto meglio a livello di decoro o parcheggi…