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I rinaldiniani trovano Cenetiempo a Stalingrado: “Basta ricatti e veleni o se ne vadano”

“Adesso basta. Basta ricatti, basta veleni, basta attacchi e gioco allo sfascio: chi non vuole restare in Forza Italia abbia il coraggio di dirlo apertamente e di andarsene. Magari in un altro partito, a distruggere tutto anche di là”.

Enrico Cenetiempo, consigliere comunale a Como, in qualche modo rievoca la battaglia di Stalingrado del 42-43, iniziata con la grande avanzata tedesca a oriente ma finita con la prima grande sconfitta germanica della Seconda Guerra Mondiale a opera dei sovietici. Un’inversione di tendenza che, secondo moltissimi storici, si è rivelata essenziale per invertire le sorti del conflitto.

Il parallelo è ovviamente eccessivo sotto ogni profilo, ma oggi la situazione della Forza Italia comasca appare così a Cenetiempo: un partito indebolito di suo dal calo del consenso ma soprattutto minato in più parti dal malcontento e dagli attacchi al vertice Fermi-Caprani da quella che un tempo si sarebbe chiamata la “componente rinaldiniana”. Domiziana Giola dopo le regionali, il tandem Gaudiello-Cofrancesco a Cantù qualche settimana fa, la fuoriuscita Alessandra Patera a Como, l’olgiatese Daniela Cammarata ieri: questi – sotto l’ombrello del leader nell’ombra, Gianluca Rinaldin – i bersagli del consigliere comasco. Il quale, dunque, punta ad arrestare l’avanzata “nemica” e a invertire il prosieguo dello scontro.

“A me sta bene che un partito abbia anche correnti diverse, ma a una condizione: che poi, pur nelle sensibilità e prospettive non identiche, la linea politica sul territorio sia univoca, chiara, ben indentificabile – dice Cenetiempo – Io preferisco un Mauro Caprani, che avrà pure i suoi difetti, che dice “su questo tema il partito deve fare così” o che mi contesta una scelta, piuttosto che avere un rumore di fondo costante di voci che contestano, criticano, attaccano, polemizzano su tutto. Quel metodo, che purtroppo vedo proseguire da troppo tempo, porta soltanto sfascio e distruzione”.

Parole dure, ribadite a ogni passaggio.
“Continuo a leggere di singoli che dicono che se non si cambia linea o non si cambiano i vertici, se ne vanno, cambiano partito, lasciano Forza Italia. Oppure si chiede di cacciare altri – afferma Cenetiempo – Questo si chiama ricatto politico, non è niente di diverso. Ma in un partito non puoi stare se basi la tua azione, anche di corrente, sul ricatto politico. Andare avanti così è inutile, alla fine viene giù tutto. Quando si innesta una guerriglia del genere dentro un partito, poi non ci si può dichiarare innocenti scaricando tutte le colpe su Fermi o Caprani, quella è una furbizia che non sta in piedi”.

“Tutto è partito dalle regionali, ormai si sa. E giusto per essere chiari: io votai Giola, senza per questo essere rinaldiniano o contro Fermi – prosegue il consigliere forzista di Palazzo Cernezzi – Ora però siamo a un punto di non ritorno. E allora io dico: da una parte e dall’altra ci si fermi, ci si trovi attorno a un tavolo e si provi a vedere se esiste una mediazione, un terreno comune da cui ripartire assieme, una linea generale da condividere. Non è possibile? Allora serve un intervento ancora superiore, basta che finisca questa situazione assurda. E se proprio non è possibile mediare, allora chi continua a dire che è pronto ad andarsene da Forza Italia lo faccia. Ne guadagneremmo tutti”.

“In un partito dove persino a Palazzo Cernezzi siamo soltanto in 6 ma non riusciamo mai a trovare un orario o un giorno condiviso per trovarci oppure dobbiamo decidere se votare una delibera in base a chi è nemico o amico, l’unica certezza è la dissoluzione – sottolinea Cenetiempo – Così è impossibile, allora meglio rimanere tra pochi di cui fidarmi in Forza Italia, piuttosto che in mezzo a tanti immersi tra veleni, sospetti e ricatti”.

“Per stare al mio caso – chiude Cenetiempo – ora in consiglio arriveranno la questione degli orti comunali e la commissione sicurezza, tra le altre cose. Bene, io di sicuro in questo clima mi tiro fuori. Se le votino i singoli gruppetti le cose: fino a che non ci sarà chiarezza e una linea condivisa tra tutti coloro che fanno parte di Forza Italia, mi chiamo fuori. Ora è il momento di tentare l’ultima mediazione oppure ognuno per la sua strada”.

Stoccata finale anche al neopresidente della Provincia, Fiorenzo Bongiasca, che ha battuto il candidato ufficiale del centrodestra e dunque anche di Forza Italia.

“Vedo che si definisce di centrodestra ma anche civico, vedo che parla di liste di sindaci e consiglieri ma vuole essere il presidente di tutti, vedo che si colloca al di sopra degli schieramenti ma ha tirato dentro di tutto, da Cielle al Pd, da pezzi di Forza Italia a voti decisivi da Lomazzo, Faloppio, Cadorago, Olgiate. Bel coraggio che ha a dire certe cose”.

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4 Commenti

  1. Caro Gigi, Forza Italia non è finita credimi. Sarà forse finito un atteggiamento del passato di seguire ciecamente l’uno o l’altro (pseudo)leader locale per un tornaconto personale. Ma l’idea di un partito liberale e popolare non è certamente finita. Condivido l’intervento di Cenetiempo e si dovrebbe andare oltre. Il sedersi attorno ad un tavolo per discutere lo trovo limitativo. Ci vuole qualcosa di più grande di un tavolo. Si chiama CONGRESSO.

  2. Può’ darsi Adriano ma non mi sembra che abbia mai appoggiato le tesi del CSX almeno questo ammettiamolo, perché Bongiasca ha vinto anche con i voti del CSX che si è alleato con Rinaldin e Butti e chi lo conosce lo evita!
    direi che è l’unico che ha il coraggio ma anche l’esperienza per poter fare queste affermazioni!

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