Si avvicinano i giorni decisivi, o almeno quelli che la indirizzeranno in maniera chiara, per la corsa alle elezioni comunali di Como della primavera del 2022 (nel 2017 si votò a giugno).
E nell’apparente calma di fine estate, con l’unica certezza che è la candidarura in totale autonomia da ogni schieramento di Alessandro Rapinese, movimenti e sorprese non mancano.
Come anticipato da ComoZero qualche mese fa, l’attesa più forte è tutta concentrata per le mosse dell’imprenditore comasco Paolo De Santis.
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E’ suo il nome che si è preso la ribalta nelle ultime settimane prima dello stop agostano, e i tanti e variegati corteggiatori dell’ex assessore di Forza Italia ai tempi della prima Giunta Botta (nonché ex presidente della Camera di Commercio, promotore di ComoNext e big nel settore alberghiero) stanno aspettando da lui un segnale chiaro sulla disponibilità o meno a scendere in campo. O meglio: la vera novità rispetto alla storica ritrosia di De Santis a calcare la prima linea della politica è che un segnale positivo a mettersi in gioco, in realtà, è già arrivato la scorsa primavera, ma il termine per sciogliere il nodo definitivamente era stato poi fissato per la ripartenza di settembre.
Dunque, ci siamo.
Sono in molti ad attendere un cenno da De Santis: il Pd in primis per quanto riguarda il centrosinistra (più centro che sinistra), ma poi anche tutta la galassia che diede vita a Svolta Civica con Maurizio Traglio candidato nel 2017 e persino le anime centriste trasversali (dai renziani al partito di Carlo Calenda, passando magari per qualche forzista deluso), che potenzialmente potrebbero sostenere una ampia coalizione imperniata sul nome forte dell’imprenditore.
Persino Fratelli d’Italia ha tessuto contatti e relazioni con De Santis, con il quale ha interloquito e interloquirà (tutto da vedere, però, se per una grande coalizione alla Draghi o per altri progetti molto meno trasversali che abbiano l’obiettivo più limitato ma non meno clamoroso di archiviare l’esperienza di centrodestra legata a Mario Landriscina).
Nei prossimi giorni alcuni rumors vorrebbero incontri e vertici in programma: qualcosa di più definito, probabilmente, si saprà (ma è impossibile fare previsioni su un sì o un no di De Santis).
Ma se fin qui siamo alle attese delle prossime mosse, qualcosa di più definito viene da un altro fronte che fece molto rumore nel maggio scorso: la possibile candidatura a sindaco del capoluogo del leader comasco di Forza Italia e presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi. Una proposta lanciata a sorpresa proprio da queste colonne dal coordinatore provinciale dei forzisti, Mauro Caprani, ma che da allora è rimasta un po’ sullo sfondo.
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Ecco, quella stasi era solo un’impressione.
Lo dimostra il fatto che, in maniera discreta e assai diplomatica, abbiamo avuto la prova-provata che alcuni emissari di Fermi, nel corso dell’estate, hanno allacciato contatti con figure politiche e non solo politiche gravitanti su Como per sondare il terreno sia su una eventuale candidatura a sindaco del leader forzista, sia sull’eventuale sostegno.
Molto del futuro di Fermi, però, dipenderà anche dall’evoluzione dello scenario politico nazionale, in particolare se nascerà o meno la federazione tra Forza Italia e Lega. Il perché è presto detto: se ad esempio per le regionali del 2023 i due partiti presentassero liste comuni, facilmente lo stesso Matteo Salvini (che da tempo corteggia Fermi recordman di preferenze nel 2018) farebbe carte false per riportare il comasco a Palazzo Lombardia sfruttando il traino dei suoi voti; e contemporaneamente, lo stesso Fermi – con quel tesoretto personale in dotazione – potrebbe essere pressoché certo di riprendere la via di Milano.
Tutto diverso, invece, sarebbe il discorso se la federazione non si facesse e Fermi dovesse giocarsi qualsiasi partita soltanto con una indebolitissima Forza Italia, il cui futuro è oscuro e legato a mille variabili non controllabili a tavolino (primo tra tutti il futuro di Silvio Berlusconi).
In uno scenario forzista così confuso e fragile come quello appena descritto, le probabilità che Fermi nel prossimo autunno possa addirittura diventare per volontà delle segreterie regionali l’uomo con cui tentare di riunire tutto il centrodestra comasco su un nome con cui puntare a rivincere Palazzo Cernezzi e scongiurare una disfatta catastrofica, si farebbero decisamente alte (soprattutto se svanisse l’opzione De Santis, almeno per il centrodestra).
E Mario Landriscina?
Per il sindaco in carica, che pure una disponibilità a ragionare su un “raddoppio” l’ha lasciata trasparire più volte, l’appoggio compatto per un eventuale bis nel 2022 di tutto il centrodestra sembra una chimera: Fratelli d’Italia sembra aver da tempo tolto la fiducia al primo cittadino anche in prospettiva elezioni e anche in parte di Forza Italia l’entuasiasmo di 4 anni fa è svanito. La Lega, invece, potrebbe appoggiare nuovamente il primo cittadino per un bis, ma è chiaro che una corsa solitaria, magari con il resto del centrodestra spaccato in più tronconi a un anno dal voto per le regionali lombarde e per le Politiche, sarebbe uno scenario da incubo per le segreterie.
Insomma, la maxi partita a scacchi per il “trono” di Palazzo Cernezzi è appena iniziata. E sembra destinata a fare scintille.
2 Commenti
Dopo una serie di sindaci fallimentari spero che i Comaschi sappiano scegliere meglio.
Landriscina dovrebbe scappare col favore delle tenebre visti i danni fatti