Non ci sono più parole per descrivere la situazione drammatica dei senzatetto che si rifugiano sotto i portici dell’ex chiesa di San Francesco, proprietà comunale. E non ci sono più parole soprattutto sotto il profilo umano, ben prima del tanto invocato “decoro” che pure oggettivamente diventa un tema parallelo e non eludibile.
Le immagini che vedete sono state scattate – chiedendo il permesso a chi c’era e comunque senza mostrare i volti – attorno alle 13 di oggi, venerdì 19 luglio 2019. Non c’era la luna, nessuna stella, di tenebre nemmeno l’ombra: era il pieno pomeriggio di una assolata e luminosa giornata feriale, lavorativa, in piena estate, a due passi dal “tempio della Giustizia” – il Tribunale: che paradosso! – e a una manciata in più dal Comune di Como e dal Duomo. Dai simboli stessi di una comunità, in buona sostanza.
Tra sacchi ammucchiati, coperte di fortuna, cartoni, briciole, sporcizia, formiche, piccioni e ogni altra cosa si possa immaginare, due persone straniere accasciate o quasi. Un giovane di origine africana che dormiva per terra esattamente davanti all’ingresso della mostra in corso nell’ex chiesa (mostra in quel momento regolarmente aperta: da quel corridoio della disperazione devono passare i visitatori); e poi un altro uomo dello Sri Lanka, seduto a consumare il pranzo dall’altro capo del porticato.
Viene da chiedersi dove sia finita la pietà, dove sia finito il rispetto della dignità loro e altrui, dove e quando sia iniziato il cortocircuito che ha portato vite simili a margini così estremi e nello stesso tempo una città, la sua politica, la sua stessa anima a permettere (senza agire concretamente, fatta doverosa eccezione per i volontari che spendono la loro vita al servizio degli ultimi) che si arrivasse a questo punto.
Chi scrive, rinuncia a capire. Si rassegna, ormai. Si rassegna a un dibattito politico in consiglio comunale che si arrotola su emendamenti e subemendamenti, su tattiche e pseudo arguzie di fazione, e alla fine non sceglie mai, non decide nulla, rimanda sempre. Senza con questo negare gli sforzi che pure il Comune fa: ma non basta, evidentemente. Serve altro, forse servono altri, serve certamente di più. Dormitorio (probabilmente non utile in casi come questo) o altro, lo decida chi deve. Ma decida.
Altrimenti ci si rassegna alla doppia umiliazione che offriva oggi quello scenario: prima di tutto quello delle vite che in Como trovano al massimo l’accoglienza di un portico sporco in pieno centro, per fortuna almeno tra le mani tese di un manipolo di volontari; e poi quello – davvero indegno – degli incolpevoli appassionati d’arte e design che si trovavano a solcare quel viottolo senza umanità per entrare a San Francesco. Questo è il doppio biglietto da visita che offre Como a 5 minuti dal lago.
Questo doppio idecente peso, un giorno, ricadrà su tutta la città. Ci sarà un prezzo da pagare, per forza.