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Viale Varese: i forconi da Facebook, gli abbraccia alberi e un curioso risveglio

In una città in cui spesso regna l’atteggiamento “armiamoci e partite”, in cui se va bene le battaglie si combattono comodamente seduti sul divano di casa commentando i post su Facebook e se va male non si combattono affatto “tanto lo sappiamo tutti che non cambia niente” (salvo poi lamentarsi a cose fatte), si contano sulle dita di una mano le occasioni in cui i comaschi hanno voluto far sentire la propria voce.

Perché, ammettiamolo, è più comodo e facile indignarsi dopo che sbattersi prima, o no? Eppure ogni tanto accade l’imprevedibile e Como si sveglia e prova a dire la sua. Chi non si ricorda le rumorose proteste contro l’ampliamento della ZTL e la raccolta firme contro il monumento di Libeskind sulla diga? Si, d’accordo, in questi casi la spinta politica era evidente ma restano comunque casi eclatanti di risveglio dal torpore diffuso.

Anche se, a voler ben vedere, sembravano proteste quasi prevedibili. Togli i parcheggi a Como e ti ritroverai la gente con i forconi sotto casa. Tocca il lago, già stravolto dalle paratie, e metterai in allarme mezza città.

VIALE VARESE: TUTTA LA VICENDA

Per questo, senza voler entrare nel merito di chi ha ragione e chi no, quanto sta accadendo in viale Varese ha del sorprendente.

Ditemi se vi pare scontato che, in una città che si lamenta cronicamente per la mancanza di parcheggi, tu offri quasi 90 nuovi posti auto a ridosso del centro (mica in Valmulini) e ti saltano alla gola. Al limite ti aspetteresti che a farlo sia qualcuno dell’opposizione o i soliti ambientalisti “abbraccia alberi” che ti immagini vivere in una comunità Amish o giù di lì.

E invece no. Tutto è partito da una semplice residente, Luisa Todeschini, che a maggio, dopo aver letto un articolo che parlava della proposta di Nessi&Majocchi, ha acceso il computer e ha stampato i primi moduli per una raccolta firme che, di portineria in portineria e di mano in mano fino al banchetto in centro, oggi è arrivata a quasi 1300 adesioni “anche se ne abbiamo depositate solo circa 1200 – racconta – perché alcune sono arrivate troppo tardi e stanno ancora arrivando in questi giorni”.

Un risultato non così scontato per la sonnacchiosa Como, o no?
“In realtà credo che la gente non sapesse davvero di questo progetto. La notizia della raccolta firme l’ha svegliata. Dopo esserci scottati con la Ticosa e il lungolago ormai più nessuno crede ai rendering”.

E in questo caso, con una concessione di 30 anni, come si fa a credere che vogliano solo il bene della città? Ci vuole tempo però. Io ho cominciato da sola girando i condomìni e fermando la gente ai giardinetti ma ho anche altri impegni di lavoro, faccio il possibile”. Ora però si è aggiunto anche l’appoggio di molte associazioni e dell’opposizione in Consiglio.

Si. Dopo un paio di settimane, alla raccolta firme hanno aderito diverse associazioni e, dopo un incontro casuale per strada e un lungo confronto, Vittorio Nessi ha presentato un’interrogazione in Consiglio e abbiamo ottenuto il sostegno anche di altri esponenti politici. Però resta un’iniziativa di cittadini, trasversale e priva di connotazioni politiche”, tiene a precisare Luisa.

Come conferma anche Chiara Bedetti, Presidente del Circolo Legambiente di Como che sostiene in prima linea la protesta: “Le sigle ambientaliste fanno fatica a scrollarsi di dosso una certa connotazione politica ma in questo caso hanno firmato persone di qualsiasi orientamento. Avevamo già in mente una raccolta firme e appoggiare quella iniziata da Luisa ci è sembrata la cosa più ovvia. Ma lei sarebbe andata avanti anche senza di noi. Una delle motivazioni a sostegno di questo progetto, ad esempio, è il degrado dei giardini. Non serve essere ambientalisti, basta passare di lì per capire che è solo una scusa”.


E ora? “Ora occorre capire se tutto questo è servito a qualcosa. – dice Chiara – Non c’è niente di peggio dell’aver chiamato a raccolta tante persone e poi non dare loro neanche un piccolo riscontro. Significherebbe dare ragione a chi pensa che “tanto poi non serve a niente”.
Quindi, cosa pensate di ottenere? “Tutti ci dicono che non otterremo niente – concordano Luisa e Chiara – Il massimo sarebbe poter alzare l’asticella e arrivare a discutere di parcheggi di cintura, di eliminare completamente le auto, di vera valorizzazione delle mura, di spazio per le persone e area cani. Ma non ci illudiamo. Sarebbe già tanto arrivare a stimolare una riflessione e un dibattito. Altrimenti rischiamo di svegliarci quando ormai è troppo tardi, come è già capitato in altri casi”.

E ad allontanare definitivamente lo spettro degli “abbraccia alberi” ci pensa proprio Luisa che in un post saluta, tutto sommato con favore, la notizia di un secondo progetto per i parcheggi di viale Varese che salvaguarderebbe il verde. “Se i parcheggi sono proprio un’esigenza imprescindibile, almeno evitiamo di toccare il verde e di concedere una concessione trentennale. Altrimenti l’Amministrazione potrebbe dover rispondere di danno erariale e danni alla salute dei cittadini. Ma a questo penseranno eventualmente i consiglieri di minoranza. Noi intanto continuiamo a tenere vivo il dibattito. E abbiamo in serbo altre iniziative …” che non svelerò perché non c’è niente di meglio dell’effetto sorpresa per svegliare Como, pare

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