Bruno Magatti è da sempre uno degli amministratori comunali più seri, preparati, scrupolosi che siano mai passati da Palazzo Cernezzi. Su questo non c’è mai stato dubbio e non ci sarà certamente nemmeno in futuro, al di là di singole vedute su argomenti specifici che possano trovare chi scrive, o altri di questa testata, su posizioni diverse. Le persone e le loro storie contano, da queste parti.
E’ bene precisarlo, soprattutto dopo aver scritto questo articolo. Che, però, non vorremmo diventasse una sorta di alibi per chicchessia: sono stati i toni del consigliere a essere messi discussione, non una tesi di fondo che sarebbe soltanto da stolti ignorare.
Quella tesi di fondo, enunciata peraltro perfettamente dallo stesso Magatti all’inizio del furioso discorso in consiglio comunale, è questa: la convalle di Como ha fisiologicamente una quantità limitatissima di spazio per accogliere potenziali visitatori, che si tratti di Natale, Pasqua o Ferragosto.
Tentare di riempire a forza quel recinto ben oltre la sua capacità produrrà sempre disagi, sovente pesanti o pesantissimi. Ed è esattamente da questo assunto che forse è meglio rimettere a fuoco le posizioni divampate in queste ore rispetto al traffico di sabato scorso e probabilmente di quelli a venire.
Negare che almeno a tratti la circolazione, quest’anno come in passato, sia andata in tilt sarebbe sciocco e del tutto irreale. Anche se – testimonianza diretta di chi scrive – il problema principale, pur massiccio, si è concentrato unicamente sull’asse Napoleona-via Grandi-via Lucini-girone. Non poco, in una “sacca” come Como. Ma chi per altri chiarissimi fini sbandiera un’apocalisse semplicemente non dice il vero. Magari arriverà nel prossimo weekend, sabato scorso non c’è stata.
Detto questo, torniamo all’origine: può uno spazio limitato aprirsi indeterminatamente all’arrivo di auto? No, è la risposta. In questo – che poi è la sostanza dell’argomento – Magatti, come i molti altri che hanno sollevato il tema, ha pienamente ragione.
E dunque? E dunque, sebbene quest’anno lo sforzo dell’amministrazione comunale sia stato reale e percepible sul fronte della messa a disposizione di sistemi alternativi all’auto, bisogna avere il coraggio comunque di ammettere che non basta. E rifiutare la tentazione di difendere dogmaticamente quanto proposto. Non è comunque sufficiente e non potranno mai bastare 458 biglietti per il bus staccati all’autosilo Valmulini a dimostrare il contrario (detto che è lodevole il tentativo dell’amministrazione di far parlare numeri e cifre sull’efficacia dei provvedimenti).
Allora, guardando al futuro e alla preziosissima occasione che offre la necessità di preparare un nuovo bando per selezionare i prossimi organizzatori degli eventi natalizi del 2020, forse è davvero giunto il momento di pensare alle “maniere forti”.
Che cosa si intende per maniere forti? Almeno parzialmente, qualche sistema davvero coercitivo per evitare che le auto tentino in massa di raggiungere lo spazio limitato di cui sopra. Evitare di piazzare un circo a Muggiò, ad esempio, e convogliare verso l’enorme spiazzo una fetta di traffico a quel punto servito necessariamente da navette a grande frequenza (esisterà un modo per reperire finanziamenti per un tale servizio pubblico, santo cielo).
Così come magari si potrebbe dedicare in Napoleona una corsia totalmente e unicamente al servizio di trasporto collettivo verso il centro, sacrificando una corsia in uscita da Como (magari per una fascia oraria ristretta in base agli afflussi) e dirigendo parte del traffico che lascia la città sulla vecchia Napoleona, fino a San Carpoforo. Salvo magari poi invertire.
O magari si potrebbe ragionare sulla deviazione obbligatoria per la corsia più a destra della Napoleona verso la zona Caserme per raggiunge il centro, così almeno da spezzettare i serpentoni in più rivoli, in particolare a vantaggio di coloro che Como e la relativa viabilità non la conoscono, e non ammassare ferraglia in un unico Cobra d’acciaio.
E poi – vabè, sogniamo – c’è sempre quella stramaledetta Ticosa e non serve dire altro.
Probabilmente – a parte l’ultima – sono castronerie in serie, quelle elencate, stroncabili da un qualsiasi esperto trasportista. Ma va benissimo. Il concetto – che alla fine è lo stesso di Magatti – è studiare qualcosa che vada ben oltre l’ordinario affinché quello spazio limitatissimo tra Porta Torre e il lago non diventi una cittadella assediata da lamiere e smog, previo supplizio in Napoleona.
Ci sono oltre 12 mesi di tempo, un nuovo bando “natalizio” da preparare e un piano del traffico in fase di elaborazione. Buttare nel wc questi tre jolly sarebbe delittuoso e imperdonabile.
6 Commenti
@Maria non si deve riaprire il centro alle auto.Si deve chiuderlo ed aprirlo solo alle biciclette ed ai pedoni.Hai una strana idea dell’urbanistica.
Aprite il centro storico alle auto, rimettere le auto in piazza Roma piazza Volta e via Garibaldi, fare della Ticosa un parcheggio, togliere i posti a pagamento. Questa è urbanistica.
Ma si, ognuno libero di arrivare con la macchina esattamente nel punto che desidera: cosa potrà mai andare storto?
Condivido @AndreaPannitti.
Aumentare notevolmente il costo dei parcheggi e chiudere l’accesso a Como alle auto sotto i 60.000 euro di valore contribuirebbe a ridurre traffico e inquinamento.
Che magatti non abbia torto è palese, che nei suoi cinque anni al governo cittadino abbia fatto poco altrettanto, anzi ha desertificato piazza Roma, Volta e via Garibaldi (non solo lui ovviamente). Ora tramite i suoi operai il comune ha posizionato a lazzago e al vecchio Sant’Anna indicazioni su dove parcheggiare per non imbottigliarsi nel traffico. Viene fatto anche in autostrada e nella statale dei Giovi?
La ticosa con almeno 400 posti sarebbe utile..fare un po’ più in grande il parcheggio che c’era al molo di tavernola, ovvero metallico, a due piani (così da non attirare delinquenti), con rotatoria in via grandi Roosevelt Italia Libera, ovviamente in attesa del recupero dell’area dell’ex tintostamperia.
La vedo dura filtrare le auto già da Camerlata come avvenne per i blocchi del traffico o per la notte bianca
Ho sempre pensato, da profano, che un incentivo funzioni meglio di un divieto. Proporrei di alzare enormemente i prezzi dei posti auto in convalle e rendere gratuiti quelli al di fuori. Le risorse che si ricavano da questa operazione dovrebbero essere utilizzate per migliorare i servizi di trasporto pubblico e le infrastrutture necessarie a rendere sicura la mobilità dolce.
Trovo deleteria l’idea di generare un ulteriore posteggio nell’area della Ticosa, bisogna tenere le auto fuori dai colli di bottiglia infrastrutturali (Lipomo, Napoleona, Via Bixio, Borgovico). L’operazione di pedonalizzazione di alcune aree del centro storico (per altro ora scandalosamente non sorvegliata) insegna che gli affari dei commercianti beneficiano della rimozione di posteggi, non viceversa.
Non ho nessuna speranza che questo mio punto di vista possa essere portato avanti da un’amministrazione senza visione.