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Violenze al ‘liceo bene’ di Como: le domande di Amanda Cooney ai bulli, alla scuola e alla città che non vede

Pochi giorni fa abbiamo dato conto della drammatica vicenda accaduta in un liceo di Como, dove uno studente è stato bullizzato e minacciato per lungo tempo fino a costringerlo a cambiare scuola (qui la cronaca). Un incubo – tra violenze, intimidazioni, messaggi minacciosi – che, una volta scoperto dalla famiglia del ragazzo, ha portato a processo i tre protagonisti all’epoca tutti diciassettenni. Su quella vicenda, riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Amanda Cooney, origini irlandesi ma a Como da oltre 20 anni e da sempre attenta osservatrice della realtà sociale locale.

Stupisce quanto poca interessa questo episodio di bullismo abbia suscitato online – qualche desolato like e pochissimi commenti. C’è da chiedersi come mai gli atti di bullismo passano spesso under the radar. E bisogna farsi qualche domande sul perchè: ai ragazzi bulli – cosa ci vuole per rovinare la vita ad un ragazzo/a, la designata vittima del vostro disprezzo? Cos’è che non va nella vittima? Ha delle idea non conforme alle vostro? Un orientamento sessuale di cui non approvate? Il colore della pelle diverso? Non abbastanza soldi? Insomma, cos’è di diverso merita la vostra attenzione crudele e la vostra derisione?

Ai genitori dei bulli: sapete come si comportano i vostri figli quando sono in branco? Sono soltanto delle bravate? Un misunderstanding da sminuire?

Ai ragazzi che stanno a guardare: perchè non riagite? Perché rimanete in silenzio o, a volte, ridete in complicità con i bulli? Siete sollevate che non siete voi il target di tanto disprezzo? Credete anche voi che, in fondo, la vittima sia un perdente ed in un certo senso ci sta questo trattamento? Non volete mica anche voi essere contagiati da questo status di loser?

Al liceo bene (?) di Como: Come mai assistiamo l’ennesimo caso dove è la vittima di bullismo che deve cambiare scuola? Il bullismo non giova al branding della scuola? Meglio nascondere tutto sotto il tappeto? Non è un good look per la scuola?

Al ragazzo vittima dei bulli: sei stato coraggioso e forte. Personalmente ti ammiro. Avanti per la strada e ricordati che sono loro che sono sbagliati, non te.

Viviamo in un’epoca in cui comportarsi da bulli può catapultare uno ai vertici del potere. C’è da chiedersi che tipo di società siamo diventati e se questa è quella che vogliamo.

Amanda Cooney

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9 Commenti

  1. Un po’ mi rincuora leggere i commenti e vedere che c’è ancora qualcuno oggi che ha dei valori giusti…. dall’ altra parte mi sono fatto l’ idea che al giorno d’oggi i figli, maschi o femmine, già da piccoli, vanno indirizzati verso corsi di autodifesa o corsi vari tipo MMA e altri (che tra l’ altro sono ambienti molto più sani di tanti altri sport tipo calcio) che gli formano anche il carattere e bisogna insegnargli che si devono difendere da soli, non devono fare conto sul supporto degli altri! Lo so che non è una cosa bella ma il mondo gira così o almeno nella nostra bella Italia!

  2. Ecco le considerazioni di un’esperta di bullismo – Elisabetta Faenza:

    Il bullismo e il suo impatto sugli individui e sulla società hanno fatto molto parlare di sé quest’anno. È stato anche un tema caldo in molte delle interviste che ho fatto in giro per il mondo.

    Gli intervistatori sono spesso sorpresi quando mostro poca compassione per il bullo. Si sentono dire cose del tipo: “Ma anche loro sono esseri umani”, il che ovviamente è vero. Il problema è che ai bulli seriali manca un importante tratto umano: l’empatia. Perversamente, questo sembra fornire loro un vantaggio sociale quando si tratta di manipolare e traumatizzare le loro vittime e poi farla franca.

    Un recente studio dell’Università di Warwick ha raccomandato che le politiche anti-bullismo si concentrino su tutta la società, perché fino a quando i bulli raccoglieranno i benefici a vita di un maggiore status e opportunità, i bulli prospereranno, mentre le loro vittime soffriranno per tutta la vita di impatti negativi sulla salute e sulla società*.

    Ecco quindi la pura verità: la società ama i bulli. Sì, è vero, la società seleziona i bulli per ottenere promozioni, leadership, ricchezza e posizione, e lo fa da migliaia di anni. Amiamo i vincitori e, nonostante le nostre prediche moralistiche, cerchiamo di incolpare la vittima, perché la percepiamo come perdente nella competizione della vita.

    Neil Tippett, autore principale della revisione, ha sottolineato: “Questa gerarchia è familiare a tutti noi dai tempi della scuola. A mio avviso, finché per i bulli esiste una ricompensa sotto forma di status sociale, è difficile indurli a cambiare il loro comportamento, perché gli incentivi sono pochi.

    Siamo affascinati dai bulli, dai vincitori intransigenti e da coloro che perseguono il successo a tutti i costi. I bulli carismatici ci tengono in pugno, convincono alcuni di noi a partecipare ad atti di danneggiamento fisico, emotivo o psicologico nei confronti di altri e promettono di condividerne i frutti. Questo fenomeno ha contribuito alla crisi finanziaria globale e ha fatto sì che coloro che hanno cercato di avvertire il governo e il settore finanziario dell’imminente crisi siano stati ostracizzati e vittimizzati.

    Se il bullo viene ricompensato precocemente, è improbabile che cambi il suo comportamento in meglio o che sviluppi l’empatia, ma piuttosto che si installi nella sua mente la mappa della prepotenza e della manipolazione, diventando un narcisista estremo. Se si tratta di uno dei 3% della popolazione umana che è uno psicopatico, allora questo comportamento di bullismo può avviarlo verso un percorso che molto probabilmente causerà danni immensi agli altri. Se lo psicopatico è vittima di bullismo, i risultati possono essere ancora peggiori. Le ricerche suggeriscono che quando uno psicopatico è vittima di bullismo durante l’infanzia, la sua mancanza di empatia può diventare patologica.

    Cosa fare, dunque?

    Come società dobbiamo smettere di premiare i bulli, dal parco giochi alla classe, dal negozio alla sala riunioni. Dobbiamo prendere sul serio le denunce di bullismo e ingoiare la pillola amara a breve termine di rimuovere un bullo dalla sua posizione di potere. Se osserviamo un bullo in azione, dobbiamo presentare un reclamo e poi allontanarci dalla sua sfera di influenza. Non è vostro compito sistemare il bullo, non è vostro compito rimuovere il bullo dalla sua posizione di potere. Lasciate che siano i professionisti a occuparsene. Spendete le vostre energie altrove e recuperate la vostra vita.

    Se vogliamo davvero creare un parco giochi libero dal bullismo, dobbiamo smettere di premiare i bulli adolescenti e adulti; dobbiamo invece promuovere la cooperazione, la consultazione e la collaborazione e premiare questi comportamenti.

    Siamo pronti, come società, a fare un passo avanti?

    Elisabetta Faenza, dottoranda all’Università di Edimburgo e autrice di The Energy Code, The DNA of Bullying, The Infidel, Veritas e D’Arc, the Legend of Saint Joan.

  3. Carissimi Valerio, Gioele (grazie per la ‘l’ aggiunta al mio cognome….magari!), Carlo e Arturo, vi ringrazio con tutto il cuore per i vostri commenti ed opinioni – come sempre molto di qualità in confronto a quelli che si legge su fb. Mi ha colpito i pochi numeri di like. Addirittura c’era anche una risata da un forse noto avocato penalista. Gli ho scritto un messaggio molto garbato chiedendo il motivo per la risatina. Una volta che ha letto il messaggio, non ha risposto ma ha tolto la risatina. In più , l’articolo è stato condivido 4 volte, adesso c’è soltanto una condivisione. Strano, no? Comunque sono sempre più convinta che esista un fascino per il bully, soprattutto in una società che lo percepisce come uno vincente e la sua vittima come uno perdente. E ci saranno dei forti motivi psicologici per il comportamento distruttivo e poco empatico per il bullo, ma io non provo nessun rispetto per lui. Il bullismo è un problema della società e come tale va affrontato da tutti e non lasciato alla vittima e la sua famiglia. Isoliamo le persone giuste, non la vittima e la sua famiglia.

  4. Tutte parole sante…come non dare ragione a tutti… Bisognerebbe fare nomi di scuole e raccontare i fatti ma non sia mai con questa società di gente per bene, meglio nascondere e insabbiare tutto! Purtroppo le cose non cambieranno mai, anzi peggioreranno! Parlo per esperienza da genitore che e’ in questa assurda situazione…fino a che le scuole riterranno questi fatti come ragazzate…..un po’ per comodità per non avere problemi, un po’ perché magari i bulli sono figlii di qualcuno che conta….al massimo se il bullizzato e’ finito al pronto soccorso perché e’ stato picchiato si da una nota al bullo….come se fosse chissà che punizione…. perché sospendere i bulli e’ diseducativo perché gli si fa un favore lasciandoli a casa a giocare alla PlayStation….. così mi e’ stato detto….o se no peggio ancora giustificando la cosa dicendo che sono stati provocati…..quasi facendo ricadere il tutto sul bullizzatoe quindi e’ quasi giusto muovere le mani…..ma dove finiremo così….!!? Poi se per caso cerchi di risolvere la situazione con chi di dovere a scuola o peggio ancora attivando l’antibullismo chi ci va di mezzo e’ il bullizzato che poi deve frequentare la scuola e non il bullo….vedi il ragazzo che ha dovuto cambiare scuola! Non parliamo poi se cerchi di risolvere la situazione con il genitore del bullo….che ti dice che suo figlio e’ un angelo…. Del resto fino a che sia noi genitori, sia le scuole con i professori, sia la società, non farà capire ai ragazzi che a ogni azione sbagliata deve corrispondere una giusta “punizione” e passa sempre il messaggio che si può fare tutto…le cose resteranno così….. Siamo in Italia dove purtroppo vincono sempre i forti, gli arroganti e i disonesti…e quindi i bravi, gli onesti e le persone per bene soccomberanno sempre….che tristezza……

    1. Caro Valerio,
      Mi dispiace molto per le esperienze vissuti da padre di una vittima di bullismo. E tutto quello che hai scritto è un esempio classico di cosa deve subire la famiglia della vittima dopo aver cercato di denunciare il fatto. C’è tanto omertà e poco educazione al concetto che le azioni hanno le conseguenze.

  5. Ha ragione Amanda Clooney! È sconfortante l’oblio che è calato su questa notizia. Ma è assai normale quando è in gioco il sistema valoriale che è trasmesso ai giovani dai propri genitori, dagli insegnanti e dalla comunità sia reale sia social. Anche le dinamiche social fanno da cassa di risonanza a questi comportamenti. Quello che invece lascia perplessi è il silenzio dei coetanei, dei compagni di scuola, di chi solo ha intuito la situazione. Nessuno ha solidarizzato con la vittima, nessuno lo ha tanto meno difeso. Tantissimi anni fa, ero un ragazzino, vidi un ragazzo poco più grande di me, di cui non ricordo il nome, che difese un suo amico, oggi affermato commercialista, dal bullismo di un gruppo di ragazzacci poco più grandi di loro. L’aggressione avvenne ai giardinetti di via Giulio Cesare. Il ragazzo per difendere l’amico finì alle mani con i teppisti: pugni, testate, calci, bastonate. Alla fine arrivarono i Carabinieri. Ricordo che molte persone che avevano assistito alla scena dalle finestre, scesero a parlare con i Carabinieri per difendere la vittima del bullismo ma soprattutto il suo amico, che ai Carabinieri probabilmente era sembrato il più violento di tutti, ma che era stato l’unico a non tirarsi indietro e per questo anche lui aveva i segni della rissa sul volto. Allora lo ammirai moltissimo per il coraggio. Oggi ancora di più ma non tanto per aver affrontato da solo un gruppo di bulli ma per il senso di giustizia che gli aveva fatto superare la paura. Se dovessi incontrare di nuovo questo ex-ragazzo, gli chiederei se ha ancora quel senso di giustizia e continuerei a chiedermi come mai oggi quel senso di giustizia non alberga più nel cuore di molti giovani.

  6. Perché nascondere ipocritamente il nome del liceo, e in questo modo quasi giustificare l’ipocrisia del corpo docente? Sarebbe bello che, una volta tanto, il manto di perbenismo di questa città venisse abbassato, cosi da poter gridare “il re è nudo”.

    1. Pienamente d’accordo. Una chiara presa di posizione di dissociazione potrebbe fugare ogni dubbio di tacito assenso di fronte a quanto accaduto. Perché tanta mancanza di coraggio?

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