Dentro c’è di tutto, praticamente un’intera mappa della Lombardia. Si va dai 497 milioni per gli Spedali Civili di Brescia ai 280 milioni per il nuovo ospedale di Cremona; dai 200 milioni l’ospedale Santi Carlo e Paolo di Milano ai 151 milioni per l’Irccs San Matteo di Pavia; dai 129 milioni per il nuovo ospedale di Desenzano in provincia di Brescia, agli investimenti per 5 Case di Comunità (nella Città Metropolitana di Milano e nell’Asst Val Camonica); dai 50 milioni per l’ospedale di Alzano (Bergamo) ai 32 milioni per l’ospedale Niguarda finio ai 32 milioni per l’ospedale di Sondalo (Sondrio).
Insomma, una pioggia di euro per la sanità lombarda e in fondo non poteva essere altrimenti: quando si hanno 1,7 miliardi a disposizione (1 miliardo e 398 milioni di euro di finanziamenti ministeriali, 73 milioni di euro stanziati da Regione Lombardia e altri 223 milioni ripartiti nei prossimi anni) è difficile non riuscire a toccare ognuna delle 12 province regionali o quasi. E invece…
QUI L’ELENCO UFFICIALE DEGLI INTERVENTI FINANZIATI
E invece, il piano investimenti per il potenziamento delle strutture ospedaliere e territoriali deliberato il 28 dicembre scorso dalla Giunta di Regione Lombardia su proposta della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, riesce a “schivare” Como con un colpo quasi da biliardo.
E pensare, come si accennava, che sul piatto ci sono per la precisione un miliardo e 694 milioni di euro la cui distribuzione viene citato come il “frutto di una accurata analisi epidemiologica finalizzata alla rilevazione dei bisogni di salute della popolazione lombarda”.
Anzi, Palazzo Lombardia ha spiegato che si tratterà di “investimenti realizzati sia attraverso interventi ex novo, sia attraverso lavori di messa in sicurezza. Con particolare attenzione all’anti-sismica e alla normativa antincendio, ma soprattutto di “interventi che seguono un’approfondita ricognizione operata dalla Direzione Generale Welfare sul territorio, in risposta alle richieste dei responsabili delle strutture e con l’obiettivo di offrire risposte sempre più puntuali ai cittadini”.
Tra gli obiettivi della Regione: una maggiore competenza e specializzazione della rete ospedaliera. Una sempre migliore risposta ai bisogni di salute sia in termini di accessibilità e umanizzazione che in termini di appropriatezza delle cure; inoltre, il miglioramento degli standard di sicurezza. Lo sviluppo e promozione dell’innovazione in sinergia con la ricerca e la didattica; il potenziamento delle strutture della rete territoriale; infine il rafforzamento e l’implementazione delle tecnologie biomediche per diagnosi e cure più efficaci, sicure e rapide, nell’ottica del contenimento delle liste di attesa”.
Poi, però, vai a vedere l’elenco e tra i denari che arriveranno alle varie Ats e Asst lombarda, l’unico accenno all’Ats Insubria riguarda un finanziamento di 24 milioni di euro per Cuasso al Monte, provincia di Varese.
QUI L’ELENCO UFFICIALE DEGLI INTERVENTI FINANZIATI
La provincia di Como, in quel documento, non esiste. Piange soprattutto l’ospedale di Menaggio, in questo senso, visto che si tratta della struttura che certamente avrebbe più bisogno di investimenti per il rilancio e che è invece ormai costretto a vivere “in apnea” da anni e anni. Ma, come detto, forse a parte il nuovo ospedale Sant’Anna di San Fermo, probabilmente qualche aiuto sarebbe servito anche per il vecchio Sant’Anna, o magari per l’ex ospedale psichiatrico del San Martino, o magari per Cantù. Niente, toccherà magari al prossimo giro.
D’altronde è stata la stessa vicepresidente di Regione Lombardia, Letizia Moratti, a spiegare la filosofia delle scelte: “Anche considerando il mutare dei tempi e delle esigenze delle strutture e dei territori di riferimento, non ultimo anche per l’impatto che ha avuto la pandemia – continua – è fondamentale portare avanti l’evoluzione del sistema socio-sanitario regionale. Rinnovare le strutture sanitarie e il patrimonio tecnologico è pertanto un obiettivo primario. Per renderle maggiormente efficienti. Dando risposta rapida e concreta al contenimento dei tempi di attesa a tutto beneficio della salute dei cittadini”.
3 Commenti
Non c’è da sorprendersi, anche i soldi dello Stato nell’ambito della Sanità sono gestiti di fatto dalla Regione. Como paga un doppio gap. Il primo è la perdita di peso economico. Il secondo è lo scarso peso politico in Regione. In provincia di Como il centrodestra ottiene maggioranze bulgare. Alle ultime regionali la coalizione che appoggiava Fontana ha preso al primo turno il 56,23% con la sola Lega al 32,58% e ha eletto i consiglieri leghisti Spelzini e Turba e il forzista passato poi alla Lega, Fermi. La prima in questi tre anni ha fatto due proposte di Legge regionale, una a dire il vero di modifica, nel suo ambito che è quello educativo. Il terzo ha fatto diverse proposte sul funzionamento della macchina regionale e un’istruttiva legge regionale sull’”Istituzione della Giornata regionale per le Montagne”. Il terzo, e non c’è da sorprendersi, “blank”. A lui credo che evitino di far fare qualsiasi proposta ma è un suo problema. Fino a quando con maggioranze bulgare si eleggono Turblank & C., ci sorprendiamo della scarsa attenzione che il Governatore leghista e i suoi Assessori concedono alla Sanità comasca?
Torno a ribadire: certe forze politiche tutelano i cittadini con un’attenzione “direttamente proporzionale” al PIL prodotto dalla provincia. Meno se ne produce, e meno attenzione istituzionale si riceve. E quella di Como figura ahimé tra le ultime; se non erro, terzultima tra le province lombarde, solo davanti a Lodi e Pavia.
Del resto come non capirle queste forze politiche, con le elezioni vicine è indispensabile assicurarsi gli inevitabili “liberi contributi” delle aziende ai partiti. Insomna, un benevolo occhio di riguardo per chi ha già la fortuna di avere di più!
Lasciare che l’ospedale di Menaggio continui ad essere considerato un ospedale per l’urgenza, non fornendo il personale e le strutture adeguate, è una scelta irresponsabile . Questo mette a rischio le persone che vi accedono e lo stesso personale che ci lavora. Tutto questo per meri calcoli elettorali.