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A Como il sindaco vuole chiudere le scuole: “Guardate l’ex istituto degradato che diventa simbolo. Le città più avanzate fanno il contrario”

Nell’ampio dibattito nato dopo la decisione dell’amministrazione Rapinese di chiudere 8 scuole in città (con tanto di manifestazione organizzata dalle famiglie per il prossimo 20 settembre: qui i dettagli) ecco che arriva la presa di posizione di Civitas la lista-movimento fondata dall’ex assessore della giunta di Mario Lucini, Bruno Magatti.

Come sempre nel caso del paradigma Magatti/Civitas si tratta di un intervento ragionato, non urlato, che osserva il contesto politico e storico di questa piccola città di confine osservando i bisogni educativi, sociali e di cittadinanza.

Eccolo:

È recente la notizia dell’intenzione dell’Amministrazione comunale di Como, come si apprende da un atto della dirigente del “Settore 6: servizi educativi e sociali – quartieri e partecipazione”, di chiudere diversi edifici scolastici da qui ai prossimi anni. È certo che la città non avrebbe alcun vantaggio dalla chiusura delle scuole di via Perti e via Volta e in altri quartieri, a Prestino per esempio, le chiusure immaginate porterebbero una ulteriore riduzione dei servizi. È l’esatto contrario di ciò che in questi anni avviene nei centri urbani più avanzati e attenti ai propri cittadini, nelle città nelle quali si rendono disponibili i servizi essenziali con minimi spostamenti per i residenti (“La città 15 minuti”) con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento.

La razionalizzazione e la concentrazione degli studenti sarebbero motivate da problemi strutturali di alcuni edifici che non avrebbero avuto adeguata manutenzione negli ultimi anni. C’è però da chiedersi quale sarebbe il destino di queste strutture in una Como sempre più preda di lucchetti delle case-vacanza e con un centro città sempre meno abitato da comaschi.

La chiusura delle scuole non è certamente la risposta alla preoccupazione per il calo demografico e non possiamo dimenticare che le istituzioni non hanno solo il compito di garantirne il funzionamento ma anche di promuoverne la diffusione. Si è creduto che il terziario avrebbe rimpiazzato l’industria, ma le fabbriche chiuse sono state sostituite da condomini e supermercati e alla chiusura di scuole e di edifici pubblici raramente ha fatto seguito qualche realizzazione alternativa. Basti ricordare un esempio noto a tutti: l’ex scuola Baden Powell, già sede dell’orfanotrofio maschile, è chiusa da molti anni. Al quartiere e alla città tale chiusura non ha portato alcun vantaggio ma piuttosto l’onta di una struttura sempre più degradata. Malgrado i tentativi esperiti, l’alienazione è rimasta una speranza e una qualunque rigenerazione urbana un miraggio totalmente teorico.

È questa la prospettiva delle strutture che resterebbero inutilizzate? È davvero buona amministrazione mantenere solo parte dell’esistente? È davvero buona politica tutto questo? Il bilancio sociale delle scelte è altro dalla contabilità di fine anno.

D’altro canto, se una struttura ha la copertura ammalorata, corre l’obbligo di intervenire comunque, pena il rischio di danni ben più gravi e non ne mancano certo gli esempi. Se, come si dice, il tetto di una scuola è danneggiati lo si abbandona a se stesso lasciando che l’acqua piovana intacchi i plafoni e completi il disastro? È chiaro a tutti che trascurare la manutenzione delle strutture genera inutili costi aggiuntivi. La politica non può stanziare milioni di euro per un edificio in uno stato precario come il Santarella e, intanto, avviare altri edifici a quello stesso destino.

La scelta che assume come unico argomento la razionalizzazione guarda all’immediato ma nasconde problemi contingenti, generandone altri che resterebbero come pesante debito sulle spalle della città.

Una città che ha nel tessuto urbano edifici spenti e luoghi senza vita è una città piena di ferite. Queste ferite a chi giovano?  Se poi  la perdita di servizi alle persone non fa che spingere altrove i cittadini ci chiediamo se questo è ciò che tutti noi vogliamo dagli amministratori pro-tempore della nostra città.

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41 Commenti

  1. “La razionalizzazione e la concentrazione degli studenti sarebbero motivate da problemi strutturali di alcuni edifici che non avrebbero avuto adeguata manutenzione negli ultimi anni”. La risposta se la da da solo. Basta con il politicamente corretto, i compitini, gli atteggiamenti pontificanti. Da decenni questo Comune è stato amministrato male aldilà del colore politico. Ora si buttano quintalate di m… su una amministrazione che prova a fare qualcosa per risolvere l’indecenza trovata. Non mi interessa difendere Rapinese ma mi da fastidio la campagna di ingiustificata ed eccessiva criticità che da tempo si riversa sull’amministrazione comunale .

  2. Poveri lavoratori dipendenti… in effetti hanno poche tutele in Italia. Ferie pagate, lavoro sicuro perché nessuno li può licenziare e stipendio garantito a prescindere dai risultati. Forse chi attacca le “agevolazioni” dei titolari di partita Iva dimentica che non hanno alcuna tutela in caso di malattia, infortunio, maternità, si assumono il rischio imprenditoriale e se non si danno da fare nessuno gli paga niente a fine mese. Forse il confronto è impari… ed è giusto avere condizioni diverse proprio per rispettare il principio di uguaglianza. P.s. nel regime forfettario non si possono dedurre i costi… informatevi prima di parlare.

    1. Chi ti scrive è una partita Iva… e ti dico che non capisci un beneamato. Primo: ci sono n reggimi aggevolati, bonus e detrazioni che permettono un regime fiscale decisamente a favore delle P. IVA. Secondo la P. IVA può adeguare le sue tariffe all’inflazione cosa che il dipendente non può fare. Terzo: la P.IVA può lavorare quando vuole a seconda delle sue necessità, può andare in ferie quando vuole, può fare quel cazzo che vuole. Quarto: basta una buona copertura assicurativa per ovviare alle mancanza di tutele pubbliche. Quinto: ogni ora lavorata è un’ora fatturata. I dipendenti sono sottopagati, vengono licenziati con una facilità imbarazzante, lavorano più di quanto dovrebbero senza nessun pagamento per le ore aggiuntive. Dipendenti poveri significa che il mercato ne soffre, e parecchio, perché non circola capitale. Sei il solito qualunquista che parla senza sapere nulla.

  3. La soluzione dei ruderi è venderli e stop.
    Poi x quanto concerne la scuola sarà sempre peggio, e gli accorpamenti saranno necessari. Oppure si pagheranno spese esorbitanti x mandare avanti edifici con quattto studenti e sei insegnanti. Fatevene una ragione. Avanti cosi Rapinese questa è la strada giusta!!

    1. Se di fronte a limiti e problemi l’umanità avesse sempre risposto “facendosene una ragione”, oggi non avremmo quello che comunemente chiamiamo progresso, sig. Sergio.

      Di fronte a denatalità e svuotamento dei centri cittadini ci sono politici che scelgono la strada di generare misure di contrasto a livello locale, nazionale ed europeo, e ci sono invece immobiliaristi per i quali la strada giusta è rendere i centri città grandi mercati per seconde case e affitti brevi.

      1. L’unica soluzione è lasciare morire gli anziani per poter pagare di più chi fa figli e i servizi per i bambini. Si deve riequilibrare la proporzione giovani anziani.

    1. Verissimo riguardo alle responsabilità ormai decennali (Como non ha mai avuto un buon sindaco dopo Spallino*); riguardo il diritto di scagliare la prima pietra, invece, non è il modo di considerare la politica. Anche chi ha “colpe” passate ha il diritto di fare osservazioni intelligenti. E questa lo è. Ho votato Rapinese e non avevo votato Lucini ma riguardo alle chiusure indiscriminate del primo (nonostante punti inclusi nel programma) la ragione, che non può essere solo fatta con i conti della serva, è abbastanza evidente che penda per il secondo e predecessore.
      * Cito Spallino perché da lì parte la mia memoria ma su cui non ho un’opinione perché ero giovanissimo e disattento

      1. Chi ha colpe passate avrà il diritto di fare osservazioni ma anche il dovere (o la decenza) di non farle. Tutti questi ex di amministrazioni passate che criticano l’attuale amministrazione su situazioni incacrenite da anni di malapolitica dei cosidetti partiti tradizionali, di cui loro facevano e/o fanno parte, sono insopportabili.

  4. danielebarbagallo78@gmail.com un paio di precisazioni al tuo commento che a mio avviso semplifica troppo e banalizza molto la spesa pubblica, primo, se qualcuno in Italia ha provato a controllare gli interessi del debito pubblico e’ la “sinistra” secondo pensare di poter migliorare la scuola pubblica con la chiusura dei plessi e’ come immaginare di svuotare il mare con un cucchiaino, ci vuole una riforma nazionale con un piano economico importante e strutturato terzo il territorio delle citta’ italiane e’ molto piu’ complesso di quelle di altre città, dove chiudere ed edificare un nuovo si po’ fare perche’ non vi sono vincoli storici o possibili speculazioni, quarto siamo in un momento storico di decrescita demografica, togliere servizi e strutture per le famiglie non e’ di certo un incentivo alla nativita’, sicuramente rimane un argomento serio e importante, la gestione del bene pubblico, proprio per questo andrebbe discusso in consiglio comunale portando il dibattito all’attenzione delle opposizioni, le quali sarebbero costrette ad esprimersi chiaramente sul tema e nel caso trovare accordi e compromessi che allarghino la decisione sul tema, perché non parliamo di un eventuale parcheggio in TICOSA, il quale se pur limito come recupero sarebbe un recupero, ma di un vero abbandono socisle e strutturale di porzioni fi città

  5. Mi provoca sempre un certo fastidio leggere le dichiarazioni di uomini politici che si definiscono “di sinistra” i quali sentono il bisogno di mettere in antitesi la razionalizzazione della spesa pubblica con l’esigenza di garantire adeguati servizi pubblici. E’ vero che economia non si studia nelle scuole dell’obbligo, però ognuno di noi ha il suo bilancio familiare e quindi un po’ di dimestichezza con entrate ed uscite dovremmo averla tutti. Quando l’Italia spende 100 miliardi di euro all’anno di soli interessi sul debito pubblico, perché la spesa pubblica incontrollata è sempre stata considerata molto “di sinistra”, a chi credete che vengano sottratte queste risorse? I primi a pagare la gestione dissennata delle finanze pubbliche sono gli strati sociali più deboli della società. Razionalizzare scuole, ospedali, uffici pubblici, è un modo per liberare risorse per mantenere un livello dignitoso di stato sociale. E’ un dato di fatto, nei Paesi dove la spesa pubblica viene tenuta sotto controllo le persone meno abbienti hanno comunque un tenore di vita superiore a quello che l’Italia riesce a garantire ai propri poveri. Ben vengano perciò le razionalizzazioni, che non vuole dire soltanto “chiudere”, ma riconvertire le strutture in modo da renderle utili e produttive.

    1. Diventerà una città fantasma, x gli edifici chiusi, resteranno tali , anzi saranno una opportunità di chi cerca un tetto sulla testa, quindi …avanti a chiudere… invece di organizzare nuove cose.. nuovi indirizzi di studio.

    2. L’acquisto della quota non comunale del rudere del Politeama rientra nelle razionalizzazioni? È uso oculato del denaro pubblico? A me pare che il Comune stia lavorando in modo schizofrenico

      1. Avere il 100% della quota Politeama consente al Comune di prendere decisioni senza dipendere da altri. Mi auguro facciano scelte sensate, che si tratti di ristrutturare o di vendere ai privati, magari ponendo dei vincoli per l’utilità sociale. Staremo a vedere. Giudicheremo poi.

        1. Mettiamola così: nella mia piccola economia familiare non metterei lì, diciamo, 40000 euro per acquistare un box senza sapere se e quando potrò acquistare un’auto o rivenderlo guadagnandoci. Siamo d’accordo? Ecco, il Sindaco ha usato soldi dei cittadini senza dire ai cittadini a che cosa sarebbe servita quella spesa. Perché non lo sa neppure lui. E questo, a mio avviso, è grave.

    3. il ragionamento va riportato alla raltà cittadina, dove il Comune è proprietario di numerosi immobili non fruibili, che non producono reddito e che necessitano di lavori importanti di adeguamento e non mi riferisco solo alle scuole ma anche a abitazioni / negozi / parcheggi ecc… pertanto o si metteno sul piatto i soldi e si riesce a mettere a frutto l’esistente con affitti sensati (senza favorire magari gli amici degli amici) oppure necessita mettere in vendita qualcosa. tuttavia partire da servizi funzionanti (come le scuole) non mi pare corrispondere ad un processo sensato di razionalizzazione.

    4. tutto vero caro Giovanni
      ma manca la parte più importante dell’economia ed è quella del contrasto all’evasione; perché un paese serio prima di mettere mano alle razionalizzazioni per far rientrare la spesa pubblica cerca gli evasori che corrispondono annualmente ad una finanziaria.
      questo stato “molto di Dx” mette la flat tax agli autonomi per recuperare l’evasione fiscale e continua a fare loro regali impoverendo dipendenti e pensionati che alla “flat tax” non possono aderire.
      visto che hai studiato economia oltre le scuole dell’obbligo, spiegaci perché un autonomo fino a € 85.000 paga il 15% di IRPEF mentre un dipendente il 35% per i redditi superiori a 28.000 e fino a 50.000mila; 43% per i redditi sopra 50.000 mila con 33%.
      professore spiega questi numeri prima di parlare di razionalizzazione e stato sociale

      1. spiegaci anche chi paga, agli autonomi, i giorni di malattia, di infortunio, ferie, permessi, maternità, tredicesime e quattordicesime, ammortizzatori sociali per riduzioni lavoro (cassa integrazione), etc.etc.

      2. Forse perché l’ autonomo se sta male e non lavora, non guadagna. Se, come successo per il Covid, deve restare chiuso per mesi, non guadagna. Perché ha un rischio di impresa che un dipendente non ha.
        Perché se chiude l’attività non matura la liquidazione e potrei continuare all’infinito.
        Detto,ciò’ chiaro che auspico che tutti paghino giuste tasse e che non ci sia evasione. Tanto per cominciare se mi permettessero di detrarre le spese di idraulico, elettricista, parrucchiere, odontotecnico, carrozziere ecc ecc, probabilmente qualcosa emergerebbe…..

      3. e spiegaci anche perché lo Stato pretende dall’autonomo il pagamento di Iva, Irpef, Inps e tasse varie sulle fatture emesse anche se non incassate. perché se ne sbatte se il cliente non paga, sono cavoli tuoi, la fattura l’hai fatta e i miei soldi li voglio.

    5. Sig. Giovanni, anche nel bilancio familiare si tiene conto del lungo periodo e non solo della spesa corrente.
      Così la spesa pubblica deve servire non solo per fare quadrare il bilancio di oggi ma anche quelli di domani e dopodomani.
      Le soluzioni qui possono divergere, c’è chi vorrebbe spendere oggi soldi pubblici per favorire il ricambio generazionale e la diffusione dei servizi nei quartieri della città (per bambini, anziani, disabili), e chi invece vuole risparmiare soldi per……
      Ecco, almeno sapere cosa intende fare Rapinese di quegli immobili mi sembra il minimo per poter giudicare quale sia la strada migliore. In assenza di ciò, preferisco di gran lunga la prima opzione soprattutto perchè in questi due anni di Rapinese non è migliorato nulla, dalla pulizia delle strade al servizio rifiuti urbani, dalle mense scolastiche (chieda se conosce bambini che da pochi giorni vanno a scuola) all’ordine e sicurezza. Quindi lui risparmia soldi pubblici e poi?

  6. Scusa Bruno, ma anche voi qualche tegola in più potevate metterla a posto.
    Il Laureato qualcosa DI VISIBILE fa.
    Voi manco quella, insomma.
    Va bene “la fede” ma anche la vernice sulle strisce pedonali……eddai….evitate i progettini fiki con la matitina spiegatizia che fanno sorridere, siamo adulti vaccinati e scafati.
    Farsi asfaltare da un improvvisato pronto a prendere il mare aperto è una sconfitta bruciante, fatevene una ragione, se potete.

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