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Clima, api e veglie nei mattatoi. Dentro la sezione comasca del Save Movement

“Fino al 2017 non avevo nemmeno idea di cosa significasse essere vegana. Quando ho realizzato la sofferenza che infliggiamo agli animali per mangiarne la carne, mi è caduto il mondo addosso. Mi sono rifiutata di continuare con quello stile di vita, senza nemmeno passare dall’essere vegetariana”.

Comincia con una fiera confessione il racconto di Marta Vidal, quando le si chiede di descrivere gli inizi della sua personale battaglia contro lo sfruttamento degli animali nell’allevamento intensivo e dell’attività della rete comasca di attivisti di The Save Movement, fautrice di un presidio fuori dal McDonald’s dei Portici Plinio, la settimana scorsa.


Spagnola, comasca d’adozione, 33 anni, Marta è una dei componenti del distaccamento cittadino di The Save Movement, movimento ambientalista, animalista e salutista internazionale che ha visto la luce nel 2010, con la Toronto Pig Save: una veglia tenuta di protesta davanti a un mattatoio di maiali della città canadese.

Il movimento conta, oggi, 660 gruppi locali in tutto il mondo.

La sezione è articolata in tre gruppi: Como Animal Save, Como Climate Save e il neonato Como Bee Save, iniziativa per la protezione delle api.

Gli attivisti del gruppo sono una visione frequente, almeno una volta al mese, in via Plinio, armati di megafoni e cartelli.
L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico sul costo che le attività umane – tra cui l’allevamento intensivo – hanno per l’ambiente e per gli animali.


“Abbiamo fondato il gruppo comasco di The Save Movement, lo scorso settembre -racconta l’attivista – spesso scegliamo l’area dei portici non unicamente perché davanti a McDonald’s. Lì possiamo provare a sensibilizzare quante più persone possibili. Voglio sottolineare, però, come non tentiamo di convincere i passanti a diventare vegani. Piuttosto parliamo con chi si ferma, con chi è interessato a sapere di più su questo stile di vita”.

Marta e compagni sono impegnati in diverse azioni, di volta in volta. Lo scorso maggio, ad esempio, la Vegan Chalk Night ha visto gli attivisti scrivere messaggi animalisti con dei gessetti colorati sull’asfalto dei giardini a lago. Un’iniziativa che, come racconta Marta, ha avuto ottimi riscontri tra la popolazione.

Ma non di solo outreach – in gergo, l’attività di sensibilizzazione per strada – vive il movimento.


Como Animal Save, nel solco tracciato da altri gruppi di attivisti in molte parti del mondo, ha tenuto una veglia davanti a un mattatoio di Lurate Caccivio, lo scorso autunno.

“Durante le veglie rallentiamo i carri bestiame e documentiamo le condizioni in cui gli animali vengono portati al macello. Così abbiamo scoperto la macellazione di emergenza, ossia quando un animale in fin di vita viene portato di corsa al mattatoio pur di usarne la carne – racconta Marta, spiegando l’obiettivo di questo tipo di attivismo –  durante le veglie salutiamo anche le anime degli animali e proviamo a mostrare a chi lavora nell’industria della carne che ci sono alternative”.

Gli attivisti comaschi sono anche impegnati in azioni fuori dalla provincia, nelle zone di Lodi e Cremona, ad esempio, dove allevamento e macellazione avvengono in strutture più grandi, come si può vedere nelle foto qui sotto.

Il gruppo ha poi tenuto altri presidi in provincia di Como, durante l’EsotikaExpo, fiera di animali annuale che si tiene a Erba, e in piazza Cavour, contro l’uccisione degli agnelli durante le celebrazioni pasquali.

A Fiumicino, invece, Marta, insieme a Simone Scampoli, referente italiano del movimento, ha tenuto un sit-in di protesta contro la pesca intensiva. “Vorremmo poterlo replicare anche a Como, sul lago” spiega l’attivista.

“Il movimento è cresciuto molto all’estero e si sta affermando anche in Italia – dice Marta, constatando però una certa resistenza da parte del pubblico – Como può essere un po’ chiusa, da questo punto di vista. Ma non siamo mai stati presi a male parole, sia chiaro. Molte persone ci ringraziano per quello che facciamo. Nei mesi abbiamo avuto diversi scambi molto soddisfacenti con i passanti più anziani che si ricordano quando non c’era tanto cibo come oggi, quando la verdura era l’alternativa più economica alla carne e, in definitiva, c’era un rapporto diverso, più umano, con gli animali da allevamento”.

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4 Commenti

  1. Non si può pensare sempre a noi stessi, o meglio pensare al nostro futuro e a quello dei nostri e vostri figli, lo stile vegan è l’unica soluzione al disastro ambientale e aggiungerei al disastro etico. Siamo ormai persone che non amano davvero ma che usano l’amore, la soluzione per un pianeta ammalato è sotto i nostri occhi.

  2. Non è facile cambiare le proprie abitudini. Poi,vuoi mettere una bella costata? Eppure…. grazie ai social, ho appreso ciò che non conoscevo. Filmati, resoconti da brivido. E noi ci nutriamo di animali cresciuti in tali condizioni? Ma che razza di carne può derivare da un vitello che è nato e subito ingabbiato e nutrito a forza con miscele di chissà cosa? Per cui ,per ora , pochissina carne ma solo di qualità verificabile. Per ora….Comunque bravi, ragazzi!

  3. Ma vuoi mettere una bistecca alta tre dita e una montagna di patatine fritte come dice sempre il mio pard Kit Carson?

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