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Attualità, Turismo

“E’ vero, Como è sovraffollata ma c’è del bello nelle persone che arrivano da lontano. E poi siamo turisti anche noi e ci muoviamo nel mondo”

In un’estate di polemiche roventi – non senza fondamento, va detto – contro un turismo spesso quasi fuori controllo, tra tuffi proibiti, auto straniere a spasso tra i vicoli del centro storico, picnic improvvisati e code per prendere bus, battelli e funicolare, arriva una riflessione fuori dal coro.

A farla è Livia Sarda, avvocato e vicesegretaria del Pd di Como, che sul suo profilo Facebook personale ha pubblicato un post che, in poche righe, sposta lo sguardo quanto basta per ricordarci che sì, i turisti sono invadenti e rumorosi e i tavolini hanno occupato ogni angolo della città, ma ci sono anche allegria e bellezza nel vedere persone che arrivano da ogni parte del mondo per visitare il luogo in cui viviamo. E c’è, soprattutto, il fatto che anche noi, almeno per qualche settimana all’anno, siamo a nostra volta “invasori”, distruttori di quiete e abitudini, occupatori di spazi altrui. Turisti, insomma.

Allora riportiamo qui per intero la sua riflessione senza ulteriori commenti, perché sia esattamente quello che vuole essere: la presa d’atto di un problema reale e che necessita di interventi (quello di un turismo spesso malgestito che spesso crea, di conseguenza, problemi ai residenti), ma con l’invito a non perdere lucidità, scagliandosi in crociate cieche contro chi ha la sola colpa di essere quello che anche noi siamo appena varchiamo i confini di casa per i nostri quindici, sudatissimi, giorni di vacanza.

Sono seduta in piazza Volta a Como, sulle panchine. Era da tanto che non mi fermavo qui un momento. Ovviamente sono circondata dalla ormai nota folla di turisti e tanti, sinceramente troppi, tavolini dei bar. Mentre osservo non posso però fare a meno di divertirmi. C’è un tedesco con sandali e calze che sembra essersi perso nel tempo e nello spazio.

C’è una coppia di americani con cappelli da baseball che sembrano pronti per una partita. C’è una famiglia indiana che banchetta sulle panchine, vicinissima a me, e un profumo di spezie che riempie l’aria. C’è il gruppo di coreani con ai piedi sneakers enormi che sembrano essere pronti per lo sbarco lunare.

E poi ci sono i giapponesi, sempre sorridenti e cortesi, che scattano foto e si inchinano per ringraziare. La loro felicità sembra essere contagiosa. E poi ci sono i suoni delle lingue diverse, che creano una sinfonia unica e affascinante. Il ritmo veloce del giapponese, la melodia dolce del francese, il tono deciso del tedesco… E altri idiomi sconosciuti ma bellissimi.

Sinceramente mi sto divertendo ad osservare queste persone, ciascuna con la sua storia e la sua cultura. E, nonostante sia stanca di questo sovraffollamento turistico della città in cui vivo, devo ammettere che c’è qualcosa di bello nell’osservare queste persone provenienti da lontano.

D’altra parte anch’ io sono turista altrove. Anch’ io invado le città straniere con il mio zainetto, il mio cappello e i miei occhiali da sole. Anzi, sono proprio in partenza per la mia personale invasione di sonnolenti borghi francesi.

Ecco perché, nonostante la stanchezza per l’eccesso, devo ricordare a me stessa che il turismo è una cosa a due sensi, e che anche noi siamo parte di questo grande flusso di persone che si muovono nel mondo.

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