RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità, Politica

Comune di Como, ecco la lettera della fonte riservata: “Dipendenti in fuga e malcontento. Vi racconto cosa succede”

Solo pochi giorni fa, su ComoZero.it, avevamo dato conto del clamoroso addio di due funzionari storici, nonché figure chiave, del settore Opere pubbliche del Comune di Como: Maurizio Ostini ed Elena Lo Jacono. Entrambi, via da Palazzo Cernezzi per scelta volontaria (qui il dettaglio). Oggi, grazie a una fonte informatissima e riservata, possiamo dare un quadro più generale di quello che si può definire una vera fuga dall’amministrazione comasca. Il tutto condito da un quadro generale della macchina comunale che si può tranquillamente definire devastate. Inutile dilungarsi: di seguito, la lettera dettagliatissima.

Gentile redazione di Comozero,

ad ogni cambio di amministrazione si assiste all’esorcizzazione del timore che la nuova maggioranza possa essere peggiore della precedente. L’aspettativa ingenua data dalla banale riflessione che una situazione peggiore del mandato appena chiuso non potrebbe riproporsi, dopo poche settimane dall’insediamento si schianta con la brutale realtà. A farne le spese, anche se non se ne rendono conto nell’immediatezza, sono i cittadini in quanto utilizzatori di quei servizi forniti dai tanto bistrattati dipendenti comunali.
Se la nuova maggioranza che accede al governo della Città non conosce quella che è comunemente definita “macchina comunale”, se non ha l’umiltà di apprendere, se non si posseggono rudimenti di disciplina organizzativa, se non vengono definite strategie di valorizzazione delle risorse umane allora non si possono illudere i cittadini di voler realizzare servizi migliori e più efficienti di quanto abbiano fatto i predecessori. Sono almeno dieci anni, probabilmente anche quindici, che politici di breve, brevissimo corso mettono mano all’organizzazione del Comune di Como. Ma organizzare e motivare il personale non è un gioco da ragazzi, occorrono competenze, conoscenze ed equilibrio da parte degli assessori al personale della Giunta Landriscina e della Giunta attuale. Ad ogni cambio di amministrazione inesorabilmente si ripetono le stesse scene: separazione dei buoni e dei cattivi, la perenne questione della nomina dei Segretari comunali, corsa dei dirigenti ad accreditarsi in vista della riorganizzazione degli incarichi dirigenziali, revisione dell’organizzazione di secondo livello (posizioni organizzative e alte professionalità) secondo criteri non sempre lineari.

In questo contesto non trovano spazio né un’idea di sviluppo organizzativo, né un approccio imprenditoriale di investimento in risorse umane di qualità. Così vengono premiati i dirigenti assertivi e silenti mentre vengono isolati quelli non graditi. Non appena si rende vacante un posto da dirigente emergono figure che fanno riferimento alla maggioranza di turno. A pochi mesi dall’insediamento della Giunta Rapinese è stato a lungo annunciato l’arrivo tramite mobilità di Luca Noseda, nuovo dirigente che avrà l’ingrato compito di tentare di risollevare le sorti dei settori tecnici.

L’era Rapinese, caratterizzata dall’occupazione di tutti gli spazi fisici e di comunicazione, si è avviata in un clima da “caccia alle streghe” per cui da gennaio è iniziato un esodo senza precedenti verso altri Enti di professionalità importanti per il Comune di Como.
L’assenza di programmazione, le incursioni del Sindaco e dei suoi Assessori per sollecitare la risoluzione di questioni non sempre prioritarie, la confusa e quotidiana ridefinizione delle urgenze e la carenza strutturale di personale inducono le figure maggiormente professionalizzate a cercare nuove opportunità di lavoro al di fuori del Comune di Como.

Se negli anni precedenti, in media, si perdevano due posizioni organizzative, dall’inizio del mandato Rapinese hanno già lasciato o se ne andranno a breve figure professionali che metteranno a rischio il funzionamento ordinario degli uffici. Il Settore Ambiente ha perso la Posizione organizzativa Guglielmina Riva e nelle prossime settimane il direttore dell’esecuzione dell’appalto dei rifiuti, Vania Zorzella; dal Settore Reti, Strade, Mobilità se ne è già andata la Posizione organizzativa amministrativa Doretta Spataro e a breve lascerà la Posizione organizzativa tecnica Leonardo Errico; il Settore Opere pubbliche perderà due Posizioni organizzative tecniche Elena Lo Jacono e Maurizio Ostini; ha lasciato il Settore Risorse economiche e società partecipate, Paola Bazzi, già alta professionalità. (Nel testo vengono fatti questi esempi ma allegato alla lettera abbiamo ricevuto anche un elenco che, oltre a quelli già citati, riporta altri cinque nominativi già trasferiti o in procinto di farlo. Inoltre viene spiegato che quattro ulteriori Posizioni Organizzative avrebbero fatto domanda di mobilità verso altri enti e sono in attesa di pubblicazione delle graduatorie. In fondo all’articolo lo schema integrale fornito dalla nostra fonte, Ndr).

A questi, andrebbero aggiunti altri nominativi di dipendenti che, pur non occupando posizioni di responsabilità lasciano un vuoto essendo punti di riferimento storici nel contesto organizzativo. È invece impossibile conoscere il numero esatto di dipendenti che hanno partecipato ai diversi bandi di mobilità per i quali sono in corso i colloqui. Perché questa fuga? L’assessore al Personale si è affrettato a dichiarare i numeri dei nuovi assunti, ma si sono verificati casi di vincitori di concorso che non prendono nemmeno servizio oppure si licenziano dopo poco tempo.
Le altre ragioni sono da ricercare nella qualità del lavoro e nella tempistica di produzione. Per esempio, si potrebbe raccontare della mole di lavoro che si è scaricata sul settore Commercio in conseguenza del capriccio di voler fare da sé la gestione degli eventi natalizi: numerosi bandi con scarsa partecipazione di offerenti, tutto abbondantemente previsto. Oppure la costosa invenzione del superurp, costoso strumento informatico che serve solo per monitorare i tempi di risposta del dipendente incaricato e molto meno ad aiutare il cittadino nelle segnalazioni.
Si potrebbe ricordare il tour de force per approvare il bilancio di previsione prima di Natale, corsa assolutamente inutile visto che l’aggiornamento necessario per il cambio dell’anno solare e l’installazione del nuovo software per la gestione degli atti amministrativi ha bloccato fino ai primi giorni di febbraio qualsiasi attività deliberativa. Oppure dell’imposizione dell’apertura dello sportello rifiuti, quasi mai utilizzato perché pone questioni sulla privacy del cittadino, e gli annunci intorno a un non ben precisato recupero di evasione della tassa rifiuti che però ha impattato sulle verifiche sull’evasione dell’Imu certamente più importante in termini di volume di entrate.

Vogliamo anche ricordare che con l’era Rapinese è ripresa una tradizione, scomparsa da quasi vent’anni, di traslocare gli uffici ad ogni cambio di Giunta, con la conseguenza che ci sono uffici che da mesi si sono trasformati in depositi di scatoloni e il personale non ha il tempo e lo spazio per ricollocare tutte le pratiche. Con la prossima e imminente riorganizzazione ci sarà da aspettarsi un ulteriore giro di traslochi, con ulteriori costi a carico dei cittadini comaschi. Concludendo, l’assenza di idee e di obiettivi politici porta ad una gestione caotica della quotidianità, condizione che ha già prodotto nel mandato precedente la rottura del modello organizzativo senza la sostituzione con un nuovo modello e, tra le altre ragioni, diventa una delle cause della fuga di professionalità dal Comune di Como.

LO SCHEMA ALLEGATO ALLA LETTERA (barra di navigazione in fondo)

Esodo Comune

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

16 Commenti

  1. La linea fra “me ne vado perché il clima è diventato insostenibile” e “me ne vado perché non ho certamente scelto il posto fisso per poi dover lavorare” è molto sottile.

    1. Ci sono dipendenti che danno l’anima e dipendenti che campano alle spalle di quelli che si danno l’anima; ma questo sia nel Pubblico che nel Privato, per cui basta con questi noiosi luoghi comuni. A Como vige il caos e poca consapevolezza di come stanno realmente le cose.

  2. In realtà, bisogna riconoscere a Rapinese Sindaco che LVI è arrivato buon ultimo. Lo distingue forse un po’ più di ignoranza amministrativa che ovviamente si trasforma in arroganza e presunzione politica. I partiti della Seconda Repubblica e ancor meno le liste civiche che sono proliferate con la Seconda Repubblica, non hanno scuola politica e tra gli effetti vi è un’assoluta incomunicabilità tra i dipendenti della Pubblica Amministrazione e i politici eletti. L’incapacità della politica si traduce in una serie di goffe situazioni create da chi ritiene banale qualsiasi iniziativa senza sapere che è vincolata da disposizioni di Legge, da Regolamenti e da evidenti conflitti di interessi ecc. Spesso il buon senso non basta e i funzionari pubblici si trovano a navigare tra i capricci e le promesse elettorali del Sindaco e degli Assessori e il rischio di dure sanzioni. Molti politici, come del resto molti cittadini, pensano che la Burocrazia e la “burocratizzazione” siano la stessa cosa. Non è così. La Burocrazia è la struttura portante di qualsiasi attività amministrativa, la “burocratizzazione”, da combattere, è la sua caricatura. Senza Burocrazia la gestione pubblica diventa anarchia.
    È un tema che, anche con dinamiche differenti, colpisce perfino il Privato. Al brillante Stefano Tentori chiedo che se il Privato fosse abitato da “fenomeni” sarebbero esistite realtà come EuroVita, Parmalat, Cirio, MontePaschi e le tante aziende che chiudono a seguito di crisi finanziarie ecc? E se si pensa che siano crisi settoriali come mai queste non hanno colpito altri? Il problema non è la produttività di chi lavora, tra l’altro ho conosciuto dipendenti pubblici stakanovisti, il problema è la capacità e la selezione di chi è chiamato a decidere. Ci sono manager inadeguati e politici inadeguati; lavoratori sia pubblici sia privati molto performanti. Il problema è sempre nel “manico” sia nel Privato sia nel Pubblico!

    1. Il privato non è abitato da “fenomeni” ma la differenza fondamentale tra privato e pubblico è che nel privato alla lunga le inneficenze, le persone inadeguate in posti chiave, portano al fallimeto, alla fine dell’azienda. Nel pubblico invece paga pantalone e quindi le innefficenze non si riflettono sui responsabili ma sui cittadini che non hanno servizi adeguati o non hanno proprio servizi. A livello dirigenziale nel pubblico contano ormai solo i meriti politici, la tessera del partito dominate in quella regione, in lombardia lega e centro destra, competenza adeguatezza sono aspetti complementari ma non necessari per divenire un dirigente pubblico.
      Ovviamente a cascata la situazione si ripercuote sui livelli inferiori in cui dilaga il menefreghismo, l’assenteismo, l’incapacità di prendere la benchè minima decisione o iniziativa; ovviamente c’è poi chi si vergogna di una situazione del genere e cerca di metterci un pezza, di compensare con il proprio lavoro la totale mancanza dei più, spesso non gratificati, anzi ostacolati e mal visti.
      Per quanto riguarda la burocrazia è vero che nel tempo si sono sovrapposte leggi anche contrastanti tra loro che rendono a volte complicato se non impossibile il rispetto (se ne rispetto una disattendo quell’altra e cosi via) ma ormai assistiamo allo scarico sui cittadini di tutte le pratiche con la richiesta continua e ripetuta degli stessi dati; dati che dovrebbero essere straconosciuti da chi te li chiede; i computer e le banche dati esistono da decenni e la rete da almenno 20 anni. Per quale motivo i vari enti pubblici non hanno banche dati comuni? Per quale motivo i sistemi informatici dei vari enti pubblici non comunicano tra di loro?
      Scatteria, inadeguatezza inefficenza

      1. Quello che scrive il lei in gran parte è vero. Tenga presente, però, che anche per chi ci lavora dentro c’è l’assurdità che gli stessi dati si devono trasmettere a più Enti, utilizzando piattaforme differenti, proprio per la mancanza di interazione fra le varie banche dati. Ma questa mica è colpa di chi lavora nel pubblico, nei livelli bassi, ma di chi, ai piani molto alti, non fa nulla per eliminare questa mancanza di interazione. Quanto a chi “cerca di metterci un pezza, di compensare con il proprio lavoro la totale mancanza dei più” è proprio quel tipo di dipendente che scappa via per la disperazione, che lavoraper 10 persone, senza ricevere gratificazione alcuna.

  3. L’annunciata rivoluzione copernicana del sindaco, “sole” dell’universo amministrativo, parrebbe, viceversa, un improvviso big bang!
    Non vorrei che gli elettori di questa giunta e i non votanti possano anch’essi sperimentare il prezzo di una scelta sempre più discutibile ogni giorno che passa.

  4. Stavo aspettando anche stasera l’articolo Pro Rapinese.. mi mancava..certo che se facciamo parlare tutti quelli del PD e compagni andiamo avanti 10 anni visto che saranno almeno 3 o 4mila..
    Mi sembra normale che il capo metta le persone di fiducia..ma penso che nessuno si debba preoccupare,il posto pubblico è garantito. Certo che vedendo la situazione Tari, forse aveva ragione lui..

  5. Questi sono i risvolti del populismo e della demagogia sul funzionamento degli uffici.
    Direi tutto come da copione.

  6. Ogni padrone sceglie i suoi collaboratori, è il principio dello spoil system che dovrebbe essere molto più applicato, evitando in tal modo la creazione di feudi, intoccabili che occupano per decine di anni posizioni chiave creandosi le proprie convenienze.
    Detto ciò un giro di vite sui dipendenti pubblici è in questo paese necessario e doveroso, dovrebbero lavorare per un mese nel settore privato per capire cosa significa la parola “lavorare”.
    Personalmente ho avuto un’esperiena surreale all’anagrafe del comune di Como avendo richiesto un pass per consentire a mia madre disabile l’utilizzo dei parcheggi dedicati e l’accesso alle strutture sanitarie in auto.
    Per avere il pass ci sono voluti due mesi!
    L’addetta al servizio era sempre introvabile: in ferie, in permesso, alla macchina del caffè, non si sa dov’era, mai risposto al telefono, solo a seguito di una mia telefonata “pesante” al responsabile di turno il pass è arrivato!
    Certo le motivazioni sono importanti, ma le motivazioni devono essere a seguito di risultati tangibili, misurabili, verificabili e non viceversa: prima mi dimostri e poi ti gratifico non prima ti gratifico e poi vediamo cosa succede!

    1. Il solito cliché del dipende pubblico assenteista e fancazzista. Lei che dice che dovremmo provare a lavorare nel privato, ha mai lavorato nel pubblico? Sa quanto impegno e quante ore lavorate che il più delle volte uno non si fa pagare? Sa la disponibilità data e mal riposta? Perché non prova lei a venire a lavorare in Comune a Como? Provi lei a non avere un solo scatto di anzianità che da noi sono progressioni per 15 anni, o magari quella volta che ha chiesto in pagamento lo straordinario vederselo pagare 4 mesi dopo. Oppure resistere alla costante pressione se non mortificazione da parte dell’amministrazione di turno. Noi siamo dei professionisti che al di là dell’amministrazione che ci governa diamo dei servizi e cerchiamo di farlo nei migliori dei modi se poi questo non avviene le cause possono essere molteplici, ma non faccia di tutta un’erba un fascio. Chi se ne va lo fa o perché ha trovato un lavoro meglio remunerato…o perché sceglie la qualità della vita magari a discapito della vicinanza al posto di lavoro. Una cosa è certa, l’attuale amministrativa non sta incentivando nessuno a rimanere, questo potrà forse essere l’alibi un domani per potersi giustificare per gli obbiettivi non raggiunti.

      1. Le do ragione, mia cugina lavora in comune da 20 anni e sta valutando se andarsene..poi se chiedete in quanti al comune di como hanno chiesto mobilità verso l’agenzia delle dogane..mi ha detto che sono una dozzina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo