La protesta annunciata da Cominciamo da Como e Como Senza Frontiere per questa sera davanti al Comune di Como ha raccolto, oltre alla ben nota mozione leghista per un cancello anti-senzatetto, una nuova e pesantissima questione, diventata caso mediatico nazionale, il gesto dell’assessore ai Servizi Sociali, Angela Corengia, che ieri ha tolto la coperta a un senzatetto che dormiva sotto i portici dell’ex Chiesa di San Francesco.
Così, alle 19.30, un centinaio di manifestanti si è radunato davanti al Palazzo.
Prima, clamorosa, azione di protesta l’allestimento di una una passerella obbligata, “il corridoio della vergogna” (così l’hanno chiamato) per i consiglieri comunali.
“Quello che si imputa alla Corengia non è tanto il gesto di aver tolto la coperta perché potrebbe anche averlo fatto con una carezza. Il problema è che non stia lavorando per risolvere i problemi di chi dorme sotto San Francesco”, ha detto Roberto Adduci, tra i fondatori di Cominciamo da Como.
“Le dimissioni di Landriscina devono arrivare subito dopo la Corengia perché ha nominato persone indagate e pregiudicate nelle partecipate. Corengia è stata scelta a una cena di gala, le sono state cambiate le deleghe in corsa. Loro pensano di fare quello che vogliono e ora è arrivata l’ora di farci sentire. Siamo arrivati talmente in basso che ci costringono a combattere per permettere alle persone di dormire per strada”, hanno poi aggiunto gli organizzatori.
Per evitare il “corridoio” l’amministrazione ha aperto una porta laterale. Diversi consiglieri, di opposizione e maggioranza, hanno comunque optato per il classico cancellone.
Polemicissimo l’assessore al Commercio, Marco Butti, che varcando la soglia principale ha detto: “Nessun problema a percorrere la passerella. Ne avessi mai visto uno fare volontariato (dei manifestanti, Ndr) in dormitorio come faccio io”.
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Un commento
L’assessore Corengia ha anche promosso il pagamento di un servizio diurno per disabili maggiorenni con buona autonomia residenti nel comune, che prima era gratuito con una retta pari a quella dei servizi erogati da privati, con il pretesto che il Comune non può più fornire servizi gratuiti. Il risultato è che molti ragazzi non potranno più frequentare