(Articolo apparso su ComoZero Settimanale del 3 dicembre)
Mentre i ministri riuniti nel G7 Salute “hanno elogiato il lavoro esemplare del Sudafrica sia nell’individuare la variante sia nell’avvertire gli altri”, come si legge nella dichiarazione finale, la nazione che per prima ha identificato la nuova variante Omicron del Covid si trova nella paradossale situazione di essere tagliata fuori dal mondo dopo che Stati Uniti, Europa, Giappone, Regno Unito e altri Stati hanno chiuso i confini ai viaggiatori provenienti dall’Africa Meridionale.
Un vero e proprio “travel ban” contro cui si è già espressa l’Organizzazione Mondiale per la Sanità – anche alla luce del fatto che casi di variante Omicron sono già stati rilevati in diverse regioni del mondo, compresa l’Italia – che sta impedendo il rientro a casa di molti nostri connazionali, tra cui il comasco Filippo Malinverno (nella foto), a cui abbiamo chiesto di raccontarci la situazione.
“Mi trovo in Sudafrica per lavoro dal 22 novembre (Malinverno è project manager e si occupa di rapporti internazionali per un’importante società di consulenza italiana, Ndr) e siamo stati travolti dalla reazione di molti Paesi all’annuncio della scoperta di una nuova variante del virus – racconta – nel giro di due giorni molte compagnie hanno cancellato i voli e ci siamo trovati isolati prima ancora che la comunità scientifica si esprimesse sulla sua effettiva pericolosità”. E proprio mentre parla con noi, Malinverno è in attesa di eseguire un tampone molecolare nella speranza di riuscire a tornare in Italia: “Qui la situazione è tranquilla, io e altri italiani abbiamo raggiunto Capetown solo perché in un primo momento sembrava che l’Ambasciata riuscisse a organizzare un volo militare per farci tornare, ma le richieste sono state troppe e non è stato fatto nulla – spiega – ora qualche compagnia sta riaprendo i voli, ma con costi altissimi e con una grande confusione sulle modalità di tampone richieste. Sembra che si stiano organizzando dei voli charter, ma è tutto incerto”.
L’opinione di Malinverno sulla scelta di molti Paesi di chiudere le frontiere con il Sudafrica è nettissima: “È partita una campagna diffamatoria dei confronti del Sudafrica, con un allarmismo che finisce per punire una nazione che è un’eccellenza nel campo della ricerca scientifica, che ha sequenziato per primo una nuova variante mettendone al corrente il resto del mondo e nella quale, nonostante le vaccinazioni vadano a rilento, si rispettano con rigore le norme anti Covid. E questo mentre non c’è alcuna restrizione nei confronti di paesi come l’Inghilterra, l’Olanda e la Germania dove si registrano 70 mila contagi al giorno, oppure come l’Europa dell’Est, dove nessuno si vaccina”.
Le conseguenze economiche per il Sudafrica, Paese che lui conosce molto bene e con cui lavora da anni, rischiano di essere potenzialmente catastrofiche: “La decisione di isolare questo e altri Stati africani va contro tutti i principi di solidarietà espressi finora con iniziative come Covax (il programma internazionale che mira a garantire l’accesso ai vaccini in ogni parte del mondo, Ndr). In questo modo si rischia concretamente di creare un danno economico enorme che non può che acuire le diseguaglianze con il rischio che, in futuro, il prossimo che individuerà una variante possa guardarsi bene dal divulgare la scoperta proprio per evitare di uscirne danneggiato”.
“Bisogna sfatare il mito di una pandemia galoppante della variante Omicron e dare il tempo alla comunità scientifica di esprimersi – conclude – con questo virus e le sue varianti dovremo conviverci a lungo ma se, dopo due anni, ogni volta che ne viene scoperta una dobbiamo reagire ancora in questo modo diventa impossibile pensare di fare qualsiasi cosa”.