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Frontalieri e assegni famigliari, i sindacati: “Le casse svizzere pagano, Inps ferma da un anno”

Sulla linea di confine sono mesi complessi. Tanti i temi costantemente sotto i riflettori. Dal nuovo accordo fiscale (qui un ulteriore elemento di discussione), alla necessità di siglare un’intesa amichevole per regolamentare il telelavoro a un altro problema che ha tenuto banco a lungo, ovvero quello degli assegni famigliari  (gli approfondimenti) oltreconfine. In queste ore il Consiglio sindacale interregionale Ticino, Lombardia e Piemonte (Cgil, Cisl e Uil, Unia/Uss, Ocst) si è riunito per fare il punto della situazione.

“A distanza di un anno restano irrisolti i problemi legati all’assegno unico, tanto per i frontalieri italiani in uscita a cui la maggior parte delle casse di compensazione svizzere erogano assegni familiari solo a fronte di autocertificazione, in assenza della comunicazione Inps ferma dal primo marzo 2022, tanto per i frontalieri con residenza estera che lavorano nel nostro paese e per il quale la Commissione Europea ha comminato nei giorni scorsi la procedura d’infrazione sulla base di un iniquo trattamento, in linea con le valutazioni che fin dal luglio scorso, abbiamo comunicato all’Inps ed al Ministero del Lavoro”, denunciano i sindacati. Da qui la necessità di “essere ascoltati dalla commissione tecnica costituita allo scopo”, con la richiesta di un incontro urgente al Governo.

Altro tema quello del nuovo accordo fiscale: “In merito all’iter parlamentare di prossima calendarizzazione alla Camera dopo l’approvazione al Senato, sperando che si traduca in un legge che definisca in tempi certi il progetto di riforma, è necessario un chiarimento urgente sui tempi di entrata in vigore dell’accordo rispetto alla pubblicazione sulla gazzetta ufficia. E’ poi opportuno affrontare la disposizione sul limite massimo del 3% (rapporto tra frontalieri ed abitanti per singolo Comune), utilizzato per la distribuzione delle risorse derivanti dai ristorni, tra Comuni, Province, Regioni e Comunità Montane, ovvero dal metodo sostitutivo a valere dall’entrata in vigore della nuova norma, al fine di stabilire una modalità analoga a garanzia dei Comuni e delle risorse disponibili sulle spese per investimento”.

Infine, il team dell’accorso saltato sul telelavoro per i lavoratori frontalieri: “La cessazione dell’accordo amichevole sul telelavoro il 31 gennaio scorso ha determinato un grave disagio per lavoratori ed imprese. Dal primo febbraio coloro che desiderino continuare ad utilizzare tale modalità incorrerebbero in conseguenze di natura tributaria molto gravose. Per tali ragioni, chiediamo al Governo chiarimenti urgenti circa tempi e modi di un che ripristinino le condizioni di lavoro a cui, anche a seguito della pandemia, una parte importante dei frontalieri attivi oggi nei cantoni di confine e moltissime imprese ha ridefinito la propria organizzazione”.

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