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Gravedona, scuola intitolata a don Malgesini a due anni dalla morte. Il Cardinale Cantoni: “Era un educatore ricco di umanità”

A Gravedona don Roberto Malgesini ebbe il primo incarico pastorale come vicario parrocchiale, da sacerdote novello consacrato presbitero il 13 giugno 1998. E proprio a  Gravedona questa mattina, 16 settembre, il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha partecipato all’intitolazione del locale plesso scolastico alla memoria di don Roberto Malgesini, all’indomani del secondo anniversario della sua tragica scomparsa (è stato ucciso davanti alla sua chiesa, San Rocco, il 15 settembre 2020).

«Don Roberto – riflette il cardinale Cantoni – ha vissuto qui a Gravedona come vicario parrocchiale fin da subito con uno stile di semplicità e di amabilità, infondendo serenità e pace, tanto da entrare immediatamente nel cuore di ciascuno di voi, che lo ricordate ancora con tanto affetto, a due anni dalla sua tragica scomparsa, il 15 settembre».

Questo l’intervento integrale del cardinale:

Il versetto 36 del Salmo 17 recita “la tua bontà mi ha fatto crescere”. Don Roberto – dichiara il Vescovo di Como – ha tradotto questa espressione della Sacra Scrittura nella sua vita da educatore. Un educatore è credibile non tanto per quello che dice, che sottolinea, che raccomanda, piuttosto per il suo stile di vita, per il modo con cui si rapporta con le persone, accompagnandole dentro la loro situazione e per le scelte personali che lo qualificano. Don Roberto si è distinto per l’amorevolezza con cui si presentava, per l’immediatezza nell’incontro con i ragazzi e gli adulti, tanto da generare una comune accoglienza, una adesione positiva e piena di fiducia alla sua persona. Ha insegnato facendo, per il modo tipico con cui egli si presentava, così da risultare credibile con quello che diceva, proprio come frutto dello stile della sua presenza e per la ricchezza della sua umanità».

E il versetto citato è anche un espressione “che dice come un educatore – riprende il cardinale – si prende cura degli altri non mediante un rapporto generico, esteso indistintamente a tutti, ma con una attenzione particolare al singolo, alla sua storia particolare, alla sua situazione personale. Ne risulta una formazione non solo intellettuale, ma globale, che cura cioè tutte le dimensioni della persona, a partire dalla affettività di ciascuno. Si comprende non solo con l’intelligenza, ma prima ancora e più intensamente con il cuore, il lato più profondo della nostra personalità. Noi siamo, noi facciamo ciò che amiamo. Noi accogliamo e assumiamo ciò che riceviamo da coloro che ci amano, noi acconsentiamo a ciò che ci viene proposto da coloro dai quali siamo amati e di cui ci fidiamo. L’educatore, dunque, «non è un funzionario – ribadisce il Vescovo –, ma un testimone che propone ciò che vive, che insegna ciò che fermamente crede. Attraverso don Roberto è certamente emersa, con nitidezza, la figura di Gesù Cristo come il vero formatore, che con la sua vicinanza e amorevolezza ha saputo plasmare la personalità dei suoi discepoli e continua a farlo anche ai discepoli di oggi, infondendo con il suo Spirito Santo bontà unita a sapienza, per una vita bella e solidale con tutti. Ecco l’eredità di don Roberto – è la conclusione del cardinale Cantoni –, ecco perché lo amiamo fino a dedicargli a futura memoria questa casa di formazione, con la presenza di insegnati educatori, a cui auguro di imitare la testimonianza viva di don Roberto».

 

 

 

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