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“I non amati, spesso giudicati anche nella comunità ecclesiale”. Le parole intense del vescovo di Como Cantoni

“Come Gesù, il Figlio di Dio, anche voi siete chiamati ad essere testimoni della sua tenerezza verso tutti, soprattutto nei confronti di quanti non sono amati, si sentono esclusi dalla società, e spesso giudicati anche nella Comunità ecclesiale“. E’ un passaggio molto forte, carico di umanità e verità. Lo ha pronunciato oggi 2 febbraio in occasione XXVII Giornata Mondiale della Vita Consacrata, il vescovo di Como, Cardinale Oscar Cantoni durante l’omelia. Alle 17 in Cattedrale a Como, il presule ha officiato la Celebrazione eucaristica nella Festa della Presentazione del Signore

Riportiamo l’omelia integrale:

Oggi Cristo è rivelato alle genti attraverso due semplici e poveri membri del popolo di Dio, il santo vecchio Simeone e una donna, Anna, Entrambi sono stati attratti misteriosamente al tempio di Gerusalemme proprio nel momento preciso in cui Gesù veniva accompagnato dai suoi genitori per adempiere le prescrizioni della legge mosaica. Dio combina sempre gli appuntamenti in modo che al momento giusto si possano realizzare e l’uomo si senta coinvolto attivamente all’interno del suo piano. Il sacerdote Simeone e la profetessa Anna diventano così testimoni di quel momento preciso, umile e solenne insieme, in cui Gesù va incontro al suo popolo, che vede finalmente realizzarsi la tanto attesa e sospirata promessa messianica.

Sono entrambi ispirati dallo Spirito santo nel proferire ciò che essi annunciano, dal momento che Dio si affida ai poveri e agli umili per annunciare le grandi opere sue. Viene così presentata la figura e la missione di Gesù, messia e salvatore, non solo del popolo di Dio, ma di tutti gli uomini della terra. Nello stesso tempo, attraverso le parole di Simeone, Maria è avvertita della missione del Figlio, nella quale anch’essa sarà pienamente coinvolta e sarà duro il prezzo che dovrà pagare, divenendo madre di tutta l’umanità redenta. La vocazione di Maria si esplicita e si approfondisce nel tempo, così come la nostra chiamata, che si estende e si completa attraverso gli avvenimenti che si succedono al momento opportuno. Oggi, con tutto il popolo di Dio, in cui ciascuno è responsabile nei confronti degli altri, in virtù del proprio Battesimo che precede la diversità dei carismi e dei ministeri, vogliamo aiutare nella preghiera voi, fratelli e sorelle che vivete varie forme di vita consacrata, perché possiate ravvivare la vostra scelta mediante un sì che diventi ogni giorno più intenso, maturo, pienamente libero e lieto.

La vocazione di ciascuno di noi si approfondisce e si sviluppa lungo il tempo, a volte la nostra risposta si affievolisce: è proprio allora che sentiamo di aver bisogno dell’apporto degli altri per aderire a Dio che è sempre giovane e ci accompagna attraverso nuove chiamate, che confermano quella iniziale, ma anche che la estendono. Vorrei offrirvi alcuni auspici che possano diventare espressione viva della vostra personale risposta, del resto mai conclusa! Poiché nel contesto odierno l’uomo sembra aver dimenticato Dio e il suo amore per gli uomini, credo che un vostro compito primario, come consacrati, sia quello di “riportare Dio nel mondo”, non perché Egli se ne è uscito, ma perché gli uomini non lo sanno più riconoscere o non lo reputano necessario. Egli, tuttavia, è sempre presente e attivo, non solo nella creazione, ma ancora di più dentro gli eventi della storia. Avete dato a Dio, con la vostra speciale consacrazione, derivata dal Battesimo, il primato della vostra vita. Domandatevi innanzitutto a che punto è il vostro rapporto filiale con lui, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, se è come ai tempi del “primo amore”, o se, per la perdita di entusiasmo o per qualche sofferta sconfitta, si è attenuato.

Gesù Cristo richiede da voi una corrispondenza leale, una conoscenza amorosa e fiduciosa, frutto dell’azione dello Spirito Santo, sorgente da cui attingere nuove e fresche energie, necessarie per una vita interamente donata. Dio è sempre nuovo e nessuno può affermare di conoscerlo a sufficienza. Sta da tutte le parti e occorre cercarlo e trovarlo con stupore in tutte le cose. La vostra relazione con Dio, come quella di ogni battezzato, è destinata a crescere, non può che svilupparsi ed approfondirsi. La fede è un continuo viaggio, esige una appassionata ricerca, non ammette la sterile abitudinarietà. Nemmeno voi potete illudervi di “possedere Dio” perché Egli è un abisso infinito di luce, di amore e di verità.

Sono frequenti anche ai nostri giorni i “cercatori di Dio” che hanno piacere di stabilire con voi un confronto sereno, perché ogni uomo e ogni donna possiede una propria dimensione spirituale ed è alla ricerca di un significato pieno nella vita. Ai “cercatori di Dio” potrete confidare non le vostre certezze assolute, come se foste dei “possessori della verità”, ma il vostro non sempre facile itinerario nella ricerca costante di Dio, spesso inquieta e sofferta, mentre occorre sempre di nuovo lasciarvi cercare e incontrare da Lui, che vi precede. In questo modo potrete instaurare un dialogo sincero e sentirvi insieme in cammino, interessati a cercare Colui che ci cerca.

Vorrei esprimervi poi un secondo auspicio, che può diventare un obiettivo a cui tendere, con la grazia di Dio, insieme alla vostra necessaria e piena collaborazione. In un mondo interconnesso, che tuttavia non facilita né realizza una vera vicinanza tra le persone, che continuano piuttosto a sperimentare una profonda solitudine, i membri della vita consacrata possono divenire uno strumento attraverso cui costruire, a nome della Comunità ecclesiale, con quanti incontrano un rapporto interpersonale molto ravvicinato, pieno di benevolenza e di affabilità. Chi veramente ha incontrato Dio e sperimentato la sua vicinanza, può essere capace di vivere relazioni personalizzate, più umane e fraterne, con le persone che gli si avvicinano. Cristo Gesù, incontrando le persone, soprattutto i poveri e gli esclusi, ha stabilito con essi un rapporto profondo e nello stesso tempo intenso e tenero.

La pienezza della sua umanità gli ha permesso di incontrare la gente raggiungendola fino al cuore, senza che nessuno si sentisse giudicato o distante dal suo amore. Come Gesù, il Figlio di Dio, anche voi siete chiamati ad essere testimoni della sua tenerezza verso tutti, soprattutto nei confronti di quanti non sono amati, si sentono esclusi dalla società, e spesso giudicati anche nella Comunità ecclesiale. La Chiesa dovrebbe essere “esperta in umanità”, come si auspicava già s. Paolo VI. Trovate perciò le modalità concrete per insegnare a tutti i battezzati a stabilire, proprio perché figli dello stesso Padre, una bella e gioiosa relazione veramente fraterna, ed è già una buona forma di evangelizzazione nella quale realizzare il vostro proprium. Gli uomini e le donne, infatti, necessitano non solo di pane, di cure, di insegnamenti, ma anche di rose, apparentemente inutili, ma che portano un respiro nuovo, “danno un tono” profondamente umano.

Le persone ci chiedono di essere accompagnate amorevolmente, con tenerezza fraterna, chiamate con il loro nome proprio, guardate negli occhi con benevolenza, fino a sentirsi accolte con amicizia, in una piena gratuità. Ricuperare l’umanità perduta, in una società così anonima e spersonalizzata, dove i figli di Dio sono considerati spesso dei soli numeri, significa promuovere il grande sogno di Dio, che vuole formare un popolo di figli e quindi di fratelli e sorelle. Conosco i grandi temi per il rinnovamento della vita consacrata nella Chiesa di oggi, ma queste due indicazioni che vi ho suggerito richiedono il coinvolgimento esplicito e diretto di ciascuno/a di voi in particolare: sia che siate religiosi/e, o membri degli Istituiti secolari o dell’Ordo Virginum. Sarebbe un grande apporto alla evangelizzazione che voi potete offrire proprio attraverso un vostro coinvolgimento diretto, a partire proprio dal vostro carisma, nel vostro ambiente di vita.

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