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Il bidone “aspiratutto” per un lago senza plastica: sul Lario arriva il primo Seabin

Filtrare 25mila litri di acqua all’ora per raccogliere dal lago di Como 5 tonnellate di plastiche e microplastiche entro la fine dell’anno.

Ecco gli obiettivi iniziali del primo sistema di filtraggio Seabin installato sul Lario, oggi, nella darsena di Viale Geno, grazie alla collaborazione tra Volvo, Seagate e Progetto Proteus .

Il congegno, sostanzialmente un aspirapolvere a pelo d’acqua, è dotato di una pompa che filtra componenti plastiche, impedendo loro di entrare nella catena alimentare e di danneggiare l’ecosistema. 

“Il tema è molto attuale. Tirarsi indietro è negare l’evidenza. Ridurre l’impatto della plastica nelle acque è una sfida importantissima del futuro – ha detto Mario Landriscina, Sindaco di Como – il nostro lago non ha emissari e ogni volta che c’è del maltempo i rifiuti che vengono dilavati a valle finiscono in acqua dove rimangono intrappolati. Il problema è di grande spessore. Ben vengano iniziative come questa”.

Inventato da una coppia di surfisti australiani diversi anni fa e brevettata da un’azienda francese, quello del lago di Como è l’11mo Seabin in Europa e il primo in un lago Italiano che si propone di alleviare situazioni come quella documentata sulla spiaggia di Lenno appena qualche settimana fa. 

“La quantità di plastica nelle acque salmastre e dolci è da monitorare con grande attenzione, a partire proprio dai laghi attraverso i quali le microplastiche arrivano in mare – ha spiegato Paola Iotti, presidente di Proteus Lab – La sfida vera e propria è incoraggiare il buon comportamento delle persone. Con il Seabin saremo in grado di mostrare ai bambini e ragazzi il tipo di rifiuti che finiscono nelle acque del lago e cosa possono fare per evitarlo”.

Michele Crisci, amministratore delegato di Volvo Italia, ha tenuto a ribadire l’attenzione del brand automobilistico svedese per il problema:”L’ecosostenibilità è una responsabilità sociale, che va insegnata anche ai ragazzi”.

I dati raccolti grazie al Seabin di viale Geno saranno oggetto di studio di tesi universitarie di studenti dell’Università dell’Insubria che aiuteranno a mantenere monitorate le tipologie e le quantità di plastica ingerite dall’apparecchio.

Simona Roveda, direttore editoriale di Lifegate, ha ricordato la grandezza del problema causato dalla plastica negli ecosistemi acquatici.

“Ogni anno 150 milioni di tonnellate finiscono nei mari. 731 tonnellate solo nel Mediterraneo e 90 sulle coste italiane. Per due anni noi di Seagate abbiamo cercato qualcosa di innovativo che potesse presentare una soluzione al sistema e abbiamo trovato Seabin, Non dimentichiamo che plastiche e microplastiche finiscono nell’intestino umano attraverso la catena alimentare”.

Anche Marco Galli, assessore all’Ambiente, ha preso parola, scherzando su come non potrà più concedersi del Missoltino o del Lavarello se la quantità di plastica nel lago non accennerà a diminuire: “La plastica nelle acque del Lario è una piaga che va combattuta. Sogno di vedere molti Seabin in diverse dimensioni in tante altre zone del lago di Como”.

La presentazione del sistema di filtraggio è poi passata all’aspetto pratico, con un sommozzatore del Progetto Proteus che ha mostrato le caratteristiche tecniche dell’apparecchiatura in collegamento video direttamente dall’acqua. 

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Infine, i relatori, sindaco e assessore incluso, hanno potuto osservare da vicino il Seabin di Viale Geno.

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Un commento

  1. Il progetto è lodevole nella sua valenza educativa e sperimentale, ma chi si immagina un Lario presto pulito rimarrà deluso o quanto meno insoddisfatto. Per filtrare solo il primo metro d’acqua del lago (che ha complessivamente una superficie di 146 kmq) ad un solo Seabin occorrerebbero 667 anni. Di questi, per il solo ramo di Como ne occorrerebbe almeno un terzo.
    Cominciamo oggi e speriamo nelle generazioni future. Ai posteri.

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